«Avevano monopolizzato il mercato della droga. Violenze e uso di armi per farsi pagare»

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«Avevano monopolizzato il mercato della droga nel Crotonese». Lo ha detto il procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati resi noti i dettagli dell’inchiesta che questa mattina ha portato a oltre quaranta arresti nella provincia di Crotone. Capomolla ha parlato a proposito di «un’organizzazione radicata in quel contesto territoriale ma con canali di approvvigionamento che spaziano dalla Locride per quanto riguarda la cocaina, alla Piana di Gioia Tauro sempre per quanto riguarda l’approvvigionamento della cocaina, ma anche alla Puglia attraverso dei soggetti di nazionalità albanese secondo quello che è un canale tradizionale per le forniture di eroina nel territorio del Crotonese – ha continuato il procuratore -. Accanto a questi canali c’è anche l’attività di coltivazione di sostanza stupefacente che è avvenuta sul territorio appunto, tant’è che sono state sequestrate tre piantagioni di marijuana che erano state impiantate nell’area del Crotonese».

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Rinvenuto anche un vero e proprio arsenale di armi che erano a disposizione degli esponenti dell’associazione. Capomolla ha affermato: «È un’organizzazione particolarmente agguerrita che ha evidenziato anche il suo carattere armato perché sono state individuate e sequestrate diverse armi da fuoco nella disponibilità degli esponenti dell’organizzazione criminale. Sostanzialmente era riuscita ad egemonizzare il contesto dell’area crotonese con riferimento al traffico della sostanza stupefacente evidenziando quanto fosse radicata sul territorio esponenti delle organizzazioni criminali storiche del contesto crotonese stesso».

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Fenomeno allarmante: durante le indagini due morti per droga

«L’operazione di oggi dimostra quanto sia allarmante appunto il mercato dello stupefacente, quanto sia denso di enormi profitti per quanto riguarda le organizzazioni criminali ma di grandi rischi per quanto riguarda i consumatori – conclude il procuratore di Catanzaro -. Tant’è, che nel corso delle attività di indagini, sono stati registrati anche due decessi, ragionevolmente legati al consumo della sostanza stupefacente il che rende evidente quanto sia importante contrastare ostinatamente questo mercato illegale così foriero di profitti enormi per le organizzazioni criminali». E che costituisce «un elemento inquietante per il tessuto sociale della nostra realtà oltre che per quanto riguarda gli effetti economici e conseguenti in quanto può essere fonte anche di distorsioni del tessuto economico dell’area nella quale insiste l’attività dell’organizzazione criminale».

Violenze per farsi pagare la droga

Il direttore dello Sco, Vincenzo Nicoli, è intervenuto entrando nel particolare delle indagini: «Gli investigatori della squadra mobile di Crotone sono stati particolarmente efficaci perché hanno abbinato un’intensa attività di intercettazione a una importante attività svolta sul territorio di riscontri. Questo ha consentito anche di documentare non solo le attività di traffico e spaccio di droga ma anche di rinvenire armi, documentare episodi violenti legati al pagamento della droga. Quindi mi piace sottolineare, sebbene mi appartenga un ufficio centrale, quanto queste attività siano in grado di incidere anche sulla serenità, sul vivere sereno in una realtà così complessa come quella di Crotone».

Il sequestro di armi e munizioni

Il capo squadra mobile di Crotone Davide Bitorzoli ha fornito qualche numero, quantificando gli stupefacenti e le armi sequestrati: «Nel corso delle attività investigative, come già detto, sono stati numerosi sequestri sia di armi che di droga. Chiaramente sono state sequestrate anche piantagioni di marijuana, ma a diversi chili di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina e marijuana. Per quanto riguarda le armi, sono state sequestrate almeno 7 armi comuni da sparo e circa 360 munizioni di vario calibro. Questo quindi è dimostrare la forza dell’associazione che si è dimostrata anche attraverso il possesso di armi che all’occorrenza venivano utilizzate anche solo per spaventare o comunque per minacciare possibili contendenti delle piazze di spaccio perché poi si muovevano anche proprio per monopolizzare e per suddividere le piazze della città».





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