Evasione fiscale, solo 3 Comuni hanno chiesto di recuperare i soldi

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PADOVA L’opportunità c’è, ma non la sfrutta quasi nessuno. Chi per carenza di personale, chi per difficoltà oggettive nell’individuare le situazioni giuste, chi perché non ha mai approfondito davvero la normativa. In provincia di Padova solo 3 Comuni su 101 sono stati coinvolti direttamente nella lotta all’evasione fiscale, recuperando somme mai pagate dai propri contribuenti e trattenendo nelle proprie casse il 50% di quelle quote. Una possibilità, concessa dal decreto legge 203 del settembre 2005, che porta ad un risultato decisamente misero: solo 7.192 euro recuperati in un anno. I tre Comuni interessati sono Noventa (5.368 euro recuperati), Padova (1.800 euro) e Piove di Sacco (23 euro, un unico caso). Decisamente poco, come sottolinea lo Spi Cgil del Veneto che ha elaborato i dati del Ministero dell’Interno relativi all’anno 2023. «Ma noi non siamo esattori, quel compito spetta allo Stato» rispondono in coro molti sindaci.

COME FUNZIONA
I Comuni hanno la possibilità di segnalare situazioni sospette, riscontrate soprattutto dagli Uffici tributi, su un’apposita piattaforma. La norma stabilisce le modalità di accesso alle banche dati e di trasmissione delle copie delle dichiarazioni relative ai contribuenti residenti, consentendo così alle amministrazioni comunali di partecipare all’accertamento fiscale individuando e segnalando attività in nero, opere abusive, evasione delle tasse locali, dichiarazioni dei redditi fasulle e molto altro ancora. Nelle casse comunali finisce poi il 50% dei proventi emersi (nel 2005 si era partiti con il 33% e fino a due anni fa la somma era del 100%).

IL DETTAGLIO
La provincia che impegna più Comuni è Verona con 12, seguono Vicenza e Verona a 7 e poi Padova a quota 3. Nel 2016 i Comuni padovani che avevano ottenuto dei risultati nella lotta all’evasione erano stati 8: sempre pochi, ma comunque più del doppio rispetto ad oggi. Negli ultimi otto anni oltre a Padova, Noventa e Piove hanno recuperato delle somme anche le amministrazioni di Albignasego (addirittura 132mila euro nel 2016, record provinciale), Borgoricco, Due Carrare, Rovolon, Saonara, Vigodarzere, Vigonza e Villa Estense. 

IL FENOMENO
Succede in una provincia dove il fenomeno dell’evasione è sicuramente diffuso come dimostrano anche i dati ufficiali comunicati lo scorso giugno dalla Guardia di Finanza di Padova. Tra gennaio 2023 e maggio 2024 le Fiamme Gialle hanno individuato 95 evasori totali, ossia lavoratori completamente sconosciuti al fisco (molti dei quali attivi attraverso piattaforme di commercio elettronico). Un dato in netto aumento. 

LA POSIZIONE
«Questa opportunità continua a essere sfruttata con il contagocce, tanto da risultare a tutti gli effetti vana e infruttuosa – evidenzia il sindacato dei pensionati Cgil -. A livello veneto i Comuni che sono riusciti a recuperare proventi attraverso gli accertamenti fiscali e le segnalazioni sono 31, solo il 5,5% della totalità». 
«In alcuni casi i soldi recuperati ammontano a qualche decina di euro, davvero troppo pochi per parlare di una serrata lotta all’evasione» commenta lo Spi rimarcando poi «l’attività nulla dei Comuni bellunesi e polesani». 
«Proprio di recente – commenta Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto – abbiamo manifestato a Padova contro la manovra e a favore di politiche adeguate per i nostri anziani, strozzati dal caro vita e alle prese con pensioni per lo più inadeguate. Per questo, al di là di molti altri provvedimenti, riterremmo utile se non indispensabile un maggior coinvolgimento e una maggiore risolutezza su questo fronte da parte delle amministrazioni locali». 
«Anche ai tavoli sulla contrattazione sociale – conclude – premiamo affinché i sindaci utilizzino gli strumenti connessi al decreto legge 203 del 2005. Il fatto che nel 2023 solo il 5,5% dei 563 Comuni veneti l’abbia fatto lascia l’amaro in bocca. Quei soldi sarebbero utilissimi per aiutare le famiglie in difficoltà e i tanti anziani che non arrivano a fine mese o che sono costretti a rinunciare a curarsi perché non hanno i soldi per farlo».

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