Nel Pd non vedono l’ora che finisca il calvario sul voto alla commissione von der Leyen bis. Si vota oggi a Strasburgo, e la pratica va archiviata il prima possibile, per levarsi dall’imbarazzo.
Dei 21 eletti dem voterà sicuramente no Marco Tarquinio, e così dovrebbe comportarsi anche l’altra indipendente, Cecilia Strada che ieri ha illustrato le sue intenzioni durante la riunione della delegazione Pd. Per lei uno dei motivi del no è la scelta di von der Leyen del commissario all’Immigrazione, l’austriaco Magnus Brunner, che ha posizioni molto dure contro i migranti. «Per me non si può votare».
Il malumore è diffuso, soprattutto nell’ala sinistra del Pd che fa riferimento a Schlein. E il paradosso è che è stata proprio la segretaria a insistere per il sì all’Ursula bis, insieme agli spagnoli del Psoe di Pedro Sanchez, mentre i socialisti francesi e tedeschi esprimeranno con varie sfumature la loro contrarietà. La segretaria dem ha deciso che la commissione deve partire, anche a costo di ingoiare un gigantesco rospo: non solo la promozione del meloniano Fitto a vicepresidente esecutivo, ma anche l’allargamento sostanziale della maggioranza ai conservatori di Ecr, che nei fatti è già realtà per volontà del popolare Weber.
E così i suoi si sono allineati, all’insegna della realpolitik e del «senso di responsabilità», un argomento molto citato. «Votiamo sì con grande fatica», confessa al manifesto Alessandro Zan, vicinissimo alla segretaria. «La commissione non mi convince, von der Leyen poteva avere molto più coraggio nel disegnare una squadra più in linea con la maggioranza che ha votato per lei a luglio. Votiamo a favore perché non possiamo bloccare la vita delle istituzioni europee, dando così un assist ai sovranisti, e consapevoli che se non passasse non ne nascerebbe una commissione migliore, anzi. Ma il nostro non è un assegno in bianco, dal giorno dopo daremo battaglia su tutti dossier, dall’immigrazione ai diritti al green deal per far prevalere la componente europeista e progressista».
Il sì di una parte dei Verdi per i dem è una sponda per «tenere questa commissione ancorata ai valori europeisti e non lasciarla ai sovranisti». Il refrain tra gli schleiniani, come Annalisa Corrado, è impedire «che l’asse politico si sposti ancora più a destra». Sandro Ruotolo si aggrappa al tentativo di «tenere la presidente agganciata al programma che abbiamo votato a luglio». Speranze. Pensieri che servono a vedere il bicchiere non troppo vuoto, ma tutti sono consapevoli che «sarà una legislatura durissima».
Durante la riunione Pd a Strasburgo i sentimenti dominanti sono la mestizia e la rassegnazione. Brando Benifei ricorda le parole della capogruppo socialista Iraxe Garcia Perez che ieri ha ribadito che S&D «ha negoziato con i popolari, i liberali e i Verdi: queste sono le forze politiche con cui lavoreremo per realizzare le politiche di cui l’Ue ha bisogno. In nessun caso Ecr rientra in questa cooperazione». Per l’ex capodelegazione «la vicepresidenza di Fitto resta un problema ed è un bene che i vertici del nostro gruppo lo abbiano ribadito».
Il commissario italiano uscente, Paolo Gentiloni, pronostica «un voto positivo» per l’Ursula bis. Congedandosi dal suo ruolo davanti ai giornalisti, dice: «Siamo stati ambiziosi nei cinque anni scorsi, ma la Commissione deve esserlo, almeno altrettanto, nei prossimi, anche di fronte alla dialettica che si aprirà tra le due parti dell’Atlantico». Anche Goffredo Bettini benedice le mosse di Schlein: «Per il Pd non c’era la possibilità di una diversa scelta. Il voto non chiude, semmai apre, una nuova fase di scontro per l’egemonia e per evitare uno spostamento a destra degli equilibri europei».
Tra i dem circola la speranza che oggi von der Leyen, dopo aver incassato il sì di Fdi, faccia un intervento in aula più aperto ai temi progressisti, per blindare la sua maggioranza contro le incursioni del rivale Manfred Weber che vuole aprire il “secondo forno” con i conservatori.
Di certo, il campo delle forze progressiste italiane uscirà diviso dal voto. «È di gran lunga la commissione peggiore che ci potesse capitare, un mega inciucio», dice Pasquale Tridico, capodelegazione M5S. «Mi chiedo come si possa costruire l’alternativa alle destre se poi si vota con le destre». «Un boccone indigeribile, anche per l’aumento inaccettabile della spesa militare», fanno eco gli eletti di Avs.
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