Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, con David Carretta e Idafe Martín Pérez, vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all’Ue.
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Bjoern Seibert, “presidente bis” della Commissione von der Leyen
“Stacanovista”, “molto intelligente” ma “privo di scrupoli”. Il tedesco Bjoern Seibert ha accettato di continuare a dirigere il gabinetto di Ursula von der Leyen durante il suo secondo mandato alla testa della Commissione europea perché, senza di lui, la presidente sarebbe persa: considerato il “presidente bis”, è il suo cervello, il suo tutore, il vero potere all’interno della Commissione, apprezzato dai rappresentanti degli Stati membri, ma detestato all’interno dell’istituzione.
Tracciare il ritratto di Bjoern Seibert significa tracciare in filigrana il ritratto di Ursula von der Leyen, tanto le due personalità sono legate. “Una sola cosa interessa Ursula von der Leyen: la sua immagine. Non ha idee, prende quelle degli altri e tutta la comunicazione è organizzata attorno a lei”. Sono parole dure. E sono le parole di uno dei suoi connazionali, membro della CDU, la sua famiglia politica, che la conosce bene e conosce altrettanto bene l’istituzione. Il suo avvertimento ha trovato conferma nel primo mandato e ora è lasciato in eredità ai nuovi arrivati nel collegio. Il compito affidato a Seibert è di “proteggere” la presidente e di garantire che le sue iniziative vengano portate a termine. “È il suo ruolo e lo svolge alla perfezione”, ci ha detto l’europarlamentare Laura Ballarin, ex capo gabinetto di Iratxe Garcia Perez, la presidente del gruppo socialista al Parlamento europeo.
“Ursula von der Leyen non lavora sui dossier. Non le interessa. Ha delegato tutto al suo capo di gabinetto. Bjoern ha preso il potere. Fa il lavoro. È il presidente bis”, ci ha spiegato un membro della Commissione. La sorprendente ignoranza dei dossier da parte della presidente ci è stata confermata da diversi funzionari europei. “Ursula von der Leyen segue i dossier che le interessano. Non avrebbe continuato senza Seibert al suo fianco”, ci ha confidato un responsabile europeo. Per questo motivo, Seiber è “indispensabile”. Ursula von der Leyen ama i grandi incontri internazionali, ma “senza di lui è persa”. “È il suo cervello”, ci ha raccontato un membro della Commissione uscente.
Quando Ursula von der Leyen è stata designata Spitzenkandidat del PPE per candidarsi a un secondo mandato, tutti sono rimasti sorpresi dalla scelta di potersi con sé Seibert nella campagna elettorale. È stato costretto a mettersi in aspettativa per due mesi e trasferirsi negli uffici del partito del PPE. Il giorno dopo le elezioni europee, Seibert ha subito ripreso le redini della Commissione, aiutando la presidente a convincere i capi di Stato e di governo a nominarla per un secondo mandato e i deputati al Parlamento euorpeo a votare a favore della sua investitura. “Seibert vuole controllare tutto. Non delega nulla, il che crea problemi quando è assente per seguire la presidente”, ci hanno confidato diversi membri della Commissione uscente.
Bjoern Seibert è giovane, 42 anni. È affabile, non ha nulla dell’eurocrate in abito scuro, porta sempre scarpe sportive colorate e si mostra “cool” nei suoi rapporti con i giornalisti. A differenza di Ursula von der Leyen, che teme la stampa, Seibert intrattiene buoni rapporti con i media ai quali centellina informazioni. Un modo per rendersi indispensabile. Ma attenzione a non deluderlo. Laureato in scienze politiche in Germania e formatosi negli Stati Uniti, dove è stato ricercatore associato in diverse università, Seibert è autore di una pubblicazione sulla riforma della Bundeswehr e un’altra sull’Operazione EUFOR in Ciad e Repubblica Centrafricana: la politica di difesa e sicurezza europea era una sua passione.
Seibert è apprezzato dai diplomatici a Bruxelles. Tutti hanno capito che è “il canale” per accedere alla presidente e farle pervenire messaggi. Incontra alcuni di loro a tu per tu, sa ascoltarli, fornisce informazioni e promette di trasmettere i messaggi a Ursula von der Leyen. “Bjoern è una persona molto intelligente, un grande manager e un negoziatore estremamente abile. Non si lascia trascinare dall’ideologia, dai pregiudizi nazionali o dalle questioni personali”, ci ha detto Diego Rubio, il capo gabinetto di Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo. “È un vero europeista e il perfetto agente pragmatico. Razionale e ragionevole. Inoltre, con me è sempre stato onesto e ha mantenuto la sua parola”. Secondo Rubio, “l’UE gli deve più di quanto la gente saprà mai. Ha la fama di essere freddo e distante. Di solito lo è. Ma il Björn che conosco è anche amichevole, divertente e affettuoso”.
Uno dei nostri interlocutori, invece, ha descritto Seibert come “un uomo senza anima”. “Comprende il potere ed esegue il potere. E’ tutto. Del resto gli importa poco o nulla”. Seibert “è molto intelligente, ha molto sangue freddo, ma si mostra molto transazionale. Non mostra empatia”, ci ha spiegato. “La vera energia di Bjoern, il suo vero piacere, è il potere nella sua forma più pura”, dice un diplomatico. Ha una “grande capacità di lavoro”, conferma un responsabile europeo.
L’esercizio del potere ha la sua parte oscura, nascosta. Seibert non proviene dall’istituzione, a differenza del suo predecessore, il suo connazionale Martin Selmayr, capo di gabinetto del lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione prima di Ursula von der Leyen. “Questo lo rende diffidente. È serio e può difendere le sue posizioni in modo viscerale. Si arrabbia, può passare da 0 a 100 in pochi secondi”, ci ha raccontato un ex capo di gabinetto. “È in una posizione molto difficile e nel suo lavoro subisce una pressione enorme. Può essere molto duro. E agisce come un bulldozer nei confronti di tutti coloro che si oppongono a lui”, aggiunge questo ex capo di gabinetto. “Per lavorare con lui, deve ascoltarti, deve calmarsi, perché può avere scatti d’ira; può urlare e anche maledire. È per questo che le persone lo temono”.
Con l’anonimato, le lingue si sciolgono. “È un ragazzino ed è maleducato, non sempre cortese”, ci ha rivelato un responsabile dell’istituzione. “Quando è contrariato, può parlare molto male al suo interlocutore, offenderlo, comportarsi al limite delle molestie. È una grande debolezza sul piano psicologico”. Seibert è un “duro”, sempre nel rapporto di forza, come Martin Selmayr. I due uomini hanno conquistato il potere all’interno dell’istituzione. Seibert ha messo in pratica anche il metodo di Selmayr: dividere per governare meglio, affinché la presidente si trovi in posizione di arbitro. “Seibert vuole persone deboli, ai suoi ordini, attorno a lui”, sottolinea un dirigente dell’istituzione. Ha il pieno controllo sulle nomine, non esita a “fare spazio” per promuovere i fedeli e ostracizza senza scrupoli i funzionari che non gli piacciono.
Ursula von der Leyen e Bjoern Seibert non cambieranno metodo per il loro secondo mandato, ci ha confidato un diplomatico di alto rango. In effetti, il duo non conosce altro modo di operare. Ma Seibert ha acquisito esperienza dal primo mandato. Vuole avere il controllo sui capi gabinetto dei commissari. È intervenuto prima ancora dell’insediamento della nuova Commissione per cercare di escludere certe scelte e influenzare i commissari nella composizione della loro squadra ristretta. Vuole la nomina di un germanofono all’interno di ciascun gabinetto. Il duo ha imposto de facto il tedesco come seconda lingua di lavoro, a scapito del francese. I commissari dovranno parlare tedesco o inglese, pena di essere marginalizzati.
Invadente, duro nei modi, Seibert non è molto amato in un’istituzione rimasta traumatizzata da Martin Selmayr. “È stato molto criticato durante il primo mandato perché esterno alla Commissione, ma mi sembra molto efficace. Non ha i vincoli che un funzionario potrebbe avere”, ci ha sottolineato Ballarin. Dal 2019 al 2024, Ballarin è stata capo di gabinetto della presidente dei socialisti, Iratxe Garcia Perez. È a questo titolo che ha avuto a che fare con Seibert. “E poi, quando la presidente partirà, anche lui partirà”, dice Ballarin.
La frase
“Non escludiamo l’uso di Orechnik (il nuovo missile ipersonico russo) contro bersagli militari, installazioni industriali o centri decisionali, compreso a Kyiv”.
Vladimir Putin.
Geopolitica
Tusk invita gli europei a non farsi intimidire da Putin – Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ieri ha invitato gli europei a non farsi intimidire dalla minaccia di Vladimir Putin di annichilire Kyiv con il nuovo missile ipersonico Orechnik. Secondo Tusk, le parole sempre più dure del presidente russo “dimostrano la sua debolezza”. Il premier polacco ha chiesto di fare come l’Ucraina che non si è fatta “spaventare dalle minacce” altrimenti “avremmo avuto truppe russe alle frontiere polacche, finlandesi o norvegesi da molto tempo”. In un vertice mercoledì, la Polonia, i paesi baltici e i nordici hanno promesso di rafforzare il loro sostegno militare all’Ucraina e chiesto un’estensione delle sanzioni contro la Russia. Ieri la Russia ha lanciato un altro massiccio attacco con missili e droni contro le infrastrutture energetiche ucraine. Il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato l’uso di bombe a frammentazione, che rendono impossibile riparare rapidamente le infrastrutture danneggiate.
Il Parlamento chiede i Taurus per l’Ucraina – Il Parlamento europeo ieri ha condannato il ricorso da parte della Russia di soldati nordcoreano per la sua guerra e l’utilizzo di nuovi missili balistici contro l’Ucraina. Entrambi gli sviluppi costituiscono una nuova fase del conflitto e un nuovo rischio per la sicurezza dell’Europa, hanno detto i deputati. La risoluzione è stata approvata con 390 voti favorevoli, 135 contrari e 52 astensioni. I deputati chiedono all’Ue e ai suoi Stati membri di rafforzare il loro sostegno militare all’Ucraina, anche attraverso la fornitura di aerei, missili a lungo raggio (compresi i missili Taurus), moderni sistemi di difesa aerea (fra cui i Patriot e i Samp/T), sistemi di difesa antiaerea portatile (MANPADS), munizioni e programmi di formazione per le forze ucraine.
Sogno Georgiano rigetta i negoziati di adesione all’Ue – Il governo di Sogno georgiano ha fatto un altro passo per allontanarsi dall’Unione europea e avvicinarsi alla Russia ieri, rispondendo a una risoluzione del Parlamento europeo che non riconosce i risultati delle elezioni legislative vinte dal partito al potere. “Abbiamo deciso di non mettere la questione dell’apertura dei negoziati con l’UE in agenda fino alla fine del 2028” e “rifiutiamo qualsiasi aiuto finanziario dall’Ue fino alla fine del 2028”, ha detto il governo in un comunicato. In realtà lo status di paese candidato della Georgia è già stato congelato dall’Ue per la deriva anti democratica del governo di Sogno Georgiano, già prima delle elezioni. Ma le dichiarazioni sono indicative della direzione che intende prendere il partito fondato dall’oligarca filo russo, Bidzina Ivanishvili. Il primo ministro, Irakli Kobakhidze, ha detto che l’appartenenza all’Ue potrebbe danneggiare l’economia georgiana, perché l’adesione imporrebbe a Tbilisi di cancellare accordi commerciali e di liberalizzazione dei visti con altri paesi. Sogno Georgiano ha anche annunciato il suo candidato per le elezioni presidenziali: Mikheil Kavelashvili, conosciuto per le sue posizioni anti occidentali.
Presidenza Costa
Tabula rasa del passato – Fine degli scontri tra le istituzioni, migliore preparazione dei vertici europei, ritiri informali per i leader, senza media né annunci: i leader dell’Ue hanno chiesto di rivedere il funzionamento della loro istituzione, il Consiglio europeo, e hanno chiesto al nuovo presidente, il socialista portoghese Antonio Costa, di migliorare le riunioni per renderle più incisive. Si tratta di fare tabula rasa del passato, segnato dal rapporto conflittuale tra Ursula von der Leyen e Charles Michel e da una serie di riunioni caotiche. Oggi Charles Michel consegnerà ad Antonio Costa il simbolo della sua autorità, la campana che apre le riunioni del Consiglio europeo. Il nuovo presidente e la sua squadra entreranno in carica il 1° dicembre e i nuovi metodi di lavoro saranno presto messi alla prova con il vertice con i leader dei 6 Paesi dei Balcani occidentali del 18 dicembre, seguito dal vertice europeo previsto per il 19 e 20 dicembre. Il piano prevede che il vertice europeo si svolga in un solo giorno e, se possibile, che i vertici di un giorno diventino permanenti. “Un azzardo”, ammette un funzionario europeo.
“Ritiri” per lo scambio di idee tra leader – Antonio Costa vorrebbe organizzare dei “ritiri” per i leader europei, un momento senza pressione mediatica, conclusioni o annunci, per consentire loro di scambiare idee. Il primo “ritiro” è previsto per il 1° febbraio in Belgio. Sarà dedicato alle questioni di difesa. I leader avranno due ospiti: il segretario generale della NATO Mark Rutte e il primo ministro britannico Keir Starmer, perché il Regno Unito è un attore chiave su questi temi. Ma non si discuterà altro con Starmer.
Ricostruire il ponte tra le istituzioni – I rapporti si sono rapidamente inaspriti e poi sono diventati molto negativi tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ma anche tra Ursula von der Leyen e l’Alto rappresentante, lo spagnolo Josep Borrell. Battaglie di ego, potere e personalità. Rue de la Loi, la strada che separa il Berlaymont, sede della Commissione, e l’Europa Building, sede del Consiglio, è diventata un fossato. La sede del SEAE, il Servizio per l’azione esterna, era diventata una terra d’esilio. I leader e le loro équipe avevano ridotto le consultazioni al minimo indispensabile e gli incontri settimanali previsti tra “Ursula e Charles” all’inizio del loro mandato si erano interrotti bruscamente. Una situazione intollerabile che ha screditato le istituzioni europee, secondo diversi leader. I membri del Consiglio europeo hanno chiesto che tutto questo cessi. Uomo consenziente e affabile, Costa vanta buoni rapporti con von der Leyen, con la nuova Alto Rappresentante, l’estone Kaja Kallas, e con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Gli è stato chiesto di garantire la ripresa della cooperazione tra le istituzioni. È previsto un incontro con Ursula von der Leyen ogni quindici giorni. Roberta Metsola si è offerta di ricevere Antonio Costa e Ursula von der Leyen in campo neutro, presso il Parlamento europeo, in Place du Luxembourg, lunedì prossimo, per ristabilire i ponti.
Nubi cupe all’inizio del mandato – Crisi politica e minaccia di caos in Francia, crollo della coalizione ed elezioni anticipate a febbraio in Germania: i due principali paesi dell’Ue sono concentrati sulla loro situazione interna e l’Unione è impantanata. Non c’è più forza di attrazione. Gli auspici sono pessimi per l’inizio del mandato delle nuove istituzioni europee. Senza una leadership, l’Unione andrà alla deriva da un momento all’altro, mentre Donald Trump torna alla Casa Bianca riempiendosi la bocca di minacce, Vladimir Putin è pronto a tutto per schiacciare l’Ucraina e la Cina alimenta le fiamme della guerra. Né Ursula von der Leyen né Antonio Costa si azzardano a commentare i problemi di due Stati membri “indispensabili”, ma tutti incrociano le dita perché non ostacolino le riforme e le azioni previste per aumentare la competitività dell’Ue e garantire la sua sicurezza.
Romania
Riconteggio e minaccia di annullamento per le elezioni presidenziali – La Corte costituzionale rumena ieri ha ordinato il conteggio dei quasi 10 milioni di voti espressi nel primo turno delle elezioni presidenziali, dopo che il candidato di estrema destra Calien Georgescu è arrivato a sorpresa in testa. Il suo successo è stato attribuito alla sua campagna virale su TikTok che, secondo diversi analisti, sarebbe stata alimentata dalla Russia. Antisemita, nostalgico del fascismo rumeno, filo russo, anti Ue e anti Nato, Georgescu ha ottenuto oltre il 23 per cento ed è ben piazzato in vista del ballottaggio dell’8 dicembre di fronte alla candidata liberale, Elena Lasconi. Un candidato conservatore, Cristian Terhes, che ha ottenuto l’1 per cento, ha contestato il risultato davanti alla Corte costituzionale, chiedendo di annullare le elezioni. Ci vorranno giorni per il riconteggio. Nel frattempo, la Corte si riunirà di nuovo oggi per prendere una decisione sull’annullamento delle presidenziali. I rumeni sono chiamati alle urne domenica per votare per le elezioni legislative.
La Commissione convoca TikTok – Un portavoce della Commissione ieri ha confermato di aver convocato per oggi una riunione con le autorità rumene e TikTok per discutere il ruolo della piattaforma nella campagna presidenziale in Romania e più in particolare nel successo ottenuto da Georgescu. “La Commissione ha organizzato una tavola rotonda con le autorità rumene con TikTok vista l’attuale situazione in Romania”, ha detto il portavoce, sottolineando che “elezioni libere e corrette sono il cuore della nostra democrazia”. Mercoledì un funzionario dell’ente regolatore delle telecomunicazioni rumeno ha chiesto la sospensione di TikTok in attesa di un’indagine sul potenziale ruolo della piattaforma nelle elezioni. TikTok ha risposto che che la maggior parte dei candidati ha fatto campagna sulla sua piattaforma e su altri siti di social network.
Irlanda
Gli irlandesi al voto, Simon Harris in bilico – Il primo ministro irlandese, Simone Harris, aveva deciso di andare a elezioni anticipate per sfruttare il vantaggio del suo partito, i conservatori del Fine Gael, nei sondaggi e la caduta dell’estrema sinistra del Sinn Fein. Oggi gli irlandesi vanno alle urne, ma secondo i sondaggi il quadro è molto diverso da quello sperato da Harris. Il suo Fine Gael è precipitato nei sondaggi attorno al 20 per cento, superato non solo dal Fianna Fail, ma in alcuni casi anche dal Sinn Fein. Un episodio ha marcato la campagna elettorale facendo precipitare il primo ministro. Lo scorso venerdì Harris è stato filmato mentre si allontanava senza rispondere a un assistente sociale che si lamentava per i servizi per i disabili. I liberali del Fianna Fail sono al 21 per cento. Il Sinn Fein è al 20 per cento. Se i sondaggi saranno confermati nelle urne, è probabile la riconduzione della coalizione tra Fine Gael e Fianna Fail. Entrambi questi partiti hanno escluso di governare con il Sinn Fein. Questa sera è atteso un exit poll. I risultati definitivi saranno conosciuti solo nel fine settimana.
Antitrust
Vestager alza bandiera bianca sui Tax ruling – E’ l’ultimo atto del suo mandato decennale come commissaria responsabile della Concorrenza. E riguarda il primo dossier scottante che si era ritrovata a gestire sull’onda dei LuxLeaks, lo scandalo sui Tax ruling in Lussemburgo scoppiato all’inizio della Commissione di Jean-Claude Juncker. Margrethe Vestager ieri ha annunciato l’archiviazione dell’indagine sugli sconti fiscali concessi dal Lussemburgo ad Amazon e Fiat e dai Paesi Bassi a Starbucks, dopo che la Corte di giustizia dell’Ue ha annullato le decisioni della Commissione che imponevano a questi tre gruppi di rimborsare centinaia di milioni di euro. “A seguito delle sentenze emesse dai tribunali dell’Ue, la Commissione ha concluso che tali decisioni fiscali non hanno conferito alcun vantaggio alle società in questione”, ha spiegato la Commissione in una nota.
Soldi
Falle che valgono 100 miliardi di euro nella lotta contro i regimi fiscali dannosi – Il rafforzamento delle misure di tutela dell’Ue contro i regimi fiscali dannosi e l’elusione dell’imposta sulle società non ha colmato tutte le lacune esistenti, ha detto ieri la Corte dei conti dell’Ue, sottolineando che il mancato gettito fiscale riconducibile al trasferimento degli utili come strategia di pianificazione fiscale aggressiva potrebbe raggiungere i 100 miliardi di euro l’anno. Secondo la Corte dei conti, la difesa dell’Ue presenta falle perché gli Stati membri interpretano in modi diversi le misure volte a combattere i regimi fiscali dannosi e manca un quadro comune di monitoraggio della performance. Gli auditor hanno spiegato che “una pianificazione fiscale aggressiva può dar luogo nell’UE a una concorrenza sleale tra le imprese e a condizioni di disparità tra gli Stati membri. Poiché questi ultimi potrebbero subire di conseguenza ingenti perdite di gettito fiscale, sono gli altri contribuenti che finiscono per compensare le entrate mancanti pagando imposte più elevate”.
Accade oggi
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