Eccellente risultato per Catania, la più conveniente città universitaria d’Italia. Bene anche Palermo e Messina, ma dagli studi rimangono sfide importanti da risolvere. L’approfondimento del QdS.
Equilibrio tra vita al di fuori dell’università e percorso di studi. Un rapporto qualità prezzo ancora decente rispetto alle città del Nord per l’affitto di una stanza. Un carovita sostenibile sempre se paragonato alle realtà meridionali. Per queste ragioni Catania è stata ritenuta come la più conveniente tra le città universitarie d’Italia.
A stilare la classifica il sito BonusFinder, che ha preso in esame le principali 47 città italiane nelle quali sono presenti delle sedi universitarie e messe in rapporto rispetto a una serie di fattori. Tra questi, il prestigio universitario basato sul ranking mondiale delle università 2024 (cwur.org), che misura l’eccellenza accademica delle migliori 2000 università a livello globale. Ma anche il costo degli affitti per stanze singole, un elemento chiave per gli studenti fuori sede, la possibilità di divertimento e svago attraverso i dati forniti da TripAdvisor e l’economia e l’accessibilità di pasti veloci per studenti.
Città universitarie, Catania la più conveniente: i dati della Sicilia
Assieme a Catania, al quarto posto in classifica c’è anche Palermo, dove però altri studi dimostrano una percentuale elevatissima di affitti in nero.
Secondo uno studio dell’Unione degli universitari, realizzato in collaborazione con i sindacati Sunia e Cgil Sicilia – dei 34mila studenti fuori sede nei tre atenei siciliani, il 40% non è disposto a denunciare gli affitti in nero pur di restare nella città scelta per i propri studi.
Il tutto si inserisce in un contesto nel quale proprio la città etnea ha potuto beneficiare del più consistente impegno economico da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha destinato agli atenei della Sicilia 2.185.958 euro per sostenere le spese di affitto degli studenti per l’anno 2024.
Nella top ten delle città universitarie più convenienti, alle spalle di Catania, troviamo Torino e Genova. Appena fuori dal podio Palermo. Alle spalle gli Atenei di Padova, Napoli, Perugia, Verona, Pavia e Parma.
Ma cosa dicono, nel dettaglio, i numeri che riguardando la Sicilia? Ecco i dati riassunti nell’approfondimento del QdS.
Successo per Unict
Catania si distingue come la città universitaria più conveniente d’Italia, con un punteggio di 8,27 su 10. Questo risultato non deriva dal prestigio accademico del suo Ateneo – che si colloca al 502º posto mondiale nel ranking CWUR – ma da una combinazione di costi contenuti e opportunità di svago.
Il costo medio di una stanza o di un posto letto è tra i più bassi del Paese, appena 211 euro al mese, un fattore determinante per molti studenti fuori sede. A ciò si aggiunge una vivace vita sociale, con 81 bar e locali notturni che offrono ampie possibilità di svago. Anche la ristorazione economica gioca un ruolo chiave: con 16 fast food disponibili, Catania si conferma una città che sa rispondere alle esigenze degli studenti con un budget limitato.
La città etnea, come detto, ha potuto beneficiare del più consistente impegno economico da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha destinato agli atenei della Sicilia 2.185.958 euro per sostenere le spese di affitto degli studenti per l’anno 2024.
Gli studenti di UniCt con un ISEE non superiore ai 20mila euro, potranno richiedere il bonus affitto. Nella suddivisione ministeriale, a Catania sono andati 1.042.378,23 euro, a Messina 213.969,46 e all’ateneo di Palermo 929.610,54.
Palermo al quarto posto, ottima l’offerta variegata
Palermo ottiene il quarto posto tra le città universitarie più convenienti, con un punteggio complessivo di 7,56 su 10. L’Ateneo di Palermo si classifica al 587º posto nel ranking mondiale, con un punteggio di 73,5 su 100.
Gli affitti a Palermo sono relativamente contenuti, con una media di 226 euro al mese per una stanza o un posto letto. Ma la città si distingue soprattutto per l’ampiezza dell’offerta culturale e ricreativa: ben 108 tra bar e locali notturni animano la vita studentesca. Per quanto riguarda la ristorazione, gli studenti possono contare su 13 fast food, una scelta più ridotta rispetto a Catania ma comunque adeguata alle esigenze di pasti veloci ed economici.
Un tema che merita attenzione è quello degli affitti in nero. A Palermo, circa il 18% degli studenti accetta soluzioni irregolari, una percentuale ben al di sopra della media nazionale. Questo fenomeno, unito alla carenza di alloggi regolari, rappresenta una sfida significativa per le istituzioni e per i diritti degli studenti.
Messina: difficoltà a trovare posti letto
Messina si posiziona al 18º posto tra le città universitarie italiane, con un punteggio complessivo di 5,96 su 10. Nonostante l’Università di Messina ottenga un rispettabile punteggio di 71,8 su 100 nel ranking mondiale, la città fatica a competere con le altre realtà siciliane anche per via dei pochissimi posti letto offerti agli studenti in relazione al numero degli iscritti. Una situazione che sarà in parte sanata con l’apertura del nuovo studentato di viale della Libertà.
Il costo medio degli affitti a Messina è tra i più bassi della regione, con una media di 203 euro al mese, ma le matricole incontrano grandi difficoltà nel trovare alloggi adeguati, a causa di una domanda che supera l’offerta e di un aumento dei canoni del 14% rispetto all’anno precedente.
La situazione è aggravata dalla scarsa presenza di locali per lo svago – solo 47 tra bar e club – e da un’offerta limitata di ristorazione veloce, con appena sei fast food a disposizione. Anche a Messina il fenomeno degli affitti in nero è presente, sebbene in misura minore rispetto a Palermo e Catania.
Città universitarie, gli interventi per i fuori sede
Per far fronte alle difficoltà economiche, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha destinato oltre 2,18 milioni di euro agli atenei siciliani per coprire parte delle spese di affitto degli studenti con ISEE inferiore a 20.000 euro. L’Università di Catania ha ricevuto la quota maggiore, con oltre un milione di euro, seguita da Palermo (929.610 euro) e Messina (213.969 euro).
Questi interventi si aggiungono a un piano nazionale che prevede 16 milioni di euro per il diritto allo studio e 880 milioni per borse di studio, con una quota parte mai così alta stanziata per gli studenti siciliani e di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane proprio sul QdS. La pressione economica resta però alta: secondo uno studio di Kruk Italia, il costo medio per mantenere uno studente fuori sede si aggira sui 19.000 euro annui tra tasse, affitti, vita al di fuori dell’università e spostamenti logistici. Per molte famiglie, sostenere queste spese implica ricorrere a prestiti se non a rinunce.
Le università siciliane offrono un contesto stimolante ma non privo di ostacoli per gli studenti. Catania si distingue per la convenienza economica e una vivace vita sociale, mentre Palermo e Messina presentano sfide specifiche, dal caro affitti agli alloggi in nero. Gli investimenti pubblici sono un segnale positivo, ma resta un punto centrale il miglioramento delle condizioni abitative e l’ampliamento delle opportunità formative per garantire a tutti il diritto allo studio.
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