Crisi mercato auto: da cosa dipende?

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La ricetta per frenare la crisi del mercato auto? Un’iniezione da 4 miliardi di euro per i fornitori di componenti per l’industria automobilistica che stanno vivendo una fase complicata. A sottolinearlo è un report di Moody’s, secondo il quale la liquidità sarebbe divisa tra costi straordinari di ristrutturazione, pari a circa 2,5 miliardi di euro e 1,8 in tagli dei costi programmati per i prossimi anni; il 2024 ormai in chiusura è stato un anno particolarmente critico per il settore, che ha assistito ad un calo del 3,5% nella produzione ed una previsione di tagli al personale tra 27 e 30 mila entro il 2028. A questo si aggiunge l’annuncio del colosso Bosch – non calcolato nel report – di licenziamenti di oltre 5mila lavoratori. Se non è l’anno nero dell’automotive, sarà solo perché il successivo potrebbe essere peggiore dell’attuale.

Crisi mercato auto, previsioni 2025? Spiragli per cauta ripresa

Come un ritornello che ormai suona vecchio, le colpe della crisi del mercato auto ricadono sempre sull’aggressività commerciale del gigante cinese, il più grande mercato al mondo per vendite di auto, che sta erodendo le quote di mercato delle aziende europee. Anche i fornitori di componentistica, al pari delle case, infatti, forniscono un numero di componenti per veicolo inferiore rispetto ai concorrenti asiatici ed in costante diminuzione; aziende importanti come Valeo, Forvia, Schaeffler e Continental hanno registrato in Cina un calo dei ricavi compreso tra il 6% e il 13,5%, addirittura superiore al calo del 2,6% della produzione locale di automobili. Dicevamo del 2025: per fortuna le previsioni non sono così negative, anzi offrono spiragli di cauta ripresa.

Piano italo-ceco, Germania e Spagna in disaccordo

Nel frattempo cresce il consenso verso il piano italo-ceco, che il ministro Urso ieri ha presentato a Bruxelles, ma che non godrebbe dell’appoggio di Germania e Spagna, paesi fondamentali per portare avanti la linea italiana di convincere la Commissione ad anticipare la revisione del regolamento, e con ogni probabilità spetterà alla Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ad intessere il dialogo strategico con tutte le parti in causa. «Condurrò io le consultazioni in maniera diretta. È un settore fondamentale per l’Europa», ha detto Von der Leyen aggiungendo che «riuniremo tutte le parti interessate intorno a un tavolo per ascoltarci a vicenda».

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Tra le proposte in gioco, la più importante è ripensare il percorso per arrivare al 2035, quando in Europa non si dovranno più vendere auto con motore termico, ma solo elettriche, oltre alla creazione di un fondo europeo per sostenere il settore che per l’Acea, l’associazione dei costruttori europei, vale 13 milioni di addetti, il 7% della forza lavoro della Ue.

«Le parole di Von der Leyen ci rassicurano – il commento del Ministro del Made in Italy Urso – sul fatto che il tema sarà centrale nei primi 100 giorni della nuova Commissione», che non intende boicottare l’Ue sul target al 2035, ma serve ogni possibile forza in campo per scongiurare gli effetti di quella che viene definita una “tempesta perfetta“.

Regioni d’Europa dell’automotive si stringono nell’Alleanza a guida italiana

Intanto è l’Italia, con la Lombardia ad assumere la guida dell’Automotive Regions Alliance (Ara), l’alleanza tra 36 Regioni europee impegnate ad agevolare la transizione dell’industria automobilistica e dell’indotto con l’obiettivo parallelo di tutelare imprese e posti di lavoro. Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, è stato eletto presidente dell’Ara ed entrerà in carica dall’1 gennaio 2025.

Le Regioni italiane che fanno parte dell’Alleanza sono nove, oltre la Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Veneto e Umbria a cui si aggiungono altre 27 regioni di Germania, Spagna e Francia, che insieme sviluppano un prodotto interno lordo pari a 5mila miliardi di euro, il 34% del Pil europeo, oltre a rappresentare complessivamente 134 milioni di cittadini europei, l’equivalente del 31% della popolazione.

Numeri giganteschi, che tra l’altro danno vita ad un Pil che è superiore dell’8,7% rispetto alla media europea, motivo per cui l’ARA oggi più che mai fa scudo contro le decisioni calate da Bruxelles, e secondo la visione della Lombardia, sarebbe un errore imporre ai cittadini la tipologia di automobile da utilizzare, mentre è auspicabile focalizzarsi sugli obiettivi ambientali da raggiungere, lasciando ai territori la libertà di scegliere le soluzioni tecnologiche più adeguate, tra elettrico, idrogeno o combustibili alternativi.



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