Fascicolo sanitario elettronico, questo sconosciuto

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La strada della Sanità digitalizzata in Italia è ancora in salita. Solo quattro cittadini su dieci hanno dato il loro consenso alla consultazione, da parte di medici e operatori sanitari, del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), strumento fondamentale per la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Ma trattandosi di una media aritmetica la differenza tra regioni è abissale: si passa dall’89% dell’Emilia-Romagna all’1% di Abruzzo, Campania, Calabria e Molise. Al Sud, solo la Puglia con il 69% supera la media nazionale. Questo, in sintesi, è il dato saliente che emerge dall’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe sul Fascicolo digitale, presentato in occasione del 19mo Forum Risk Management di Arezzo. Il rapporto parla di un vero e proprio divario digitale, in termini di servizi offerti e di utilizzo, da cittadini e professionisti sanitari. «Il Fascicolo Sanitario Elettronico – spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – non è solo uno strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare la propria storia sanitaria, ma rappresenta una leva strategica per migliorare accessibilità, continuità delle cure e integrazione dei servizi sanitari e sociosanitari. Tuttavia, a oggi persistono significative diseguaglianze regionali che privano molti cittadini delle stesse opportunità di accesso e utilizzo. Inoltre, la mancata armonizzazione del Fse rischia di lasciare i cittadini senza accesso a dati essenziali per la propria salute in caso di spostamento tra regioni».

I dati, aggiornati al 31 agosto 2024, estratti ed elaborati dal portale Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 del ministero della Salute e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, evidenziano infatti che la completezza di documenti e servizi disponibili nel Fse e il suo utilizzo variano significativamente tra regioni. «Solo sette tipologie di documenti – precisa Cartabellotta – sono accessibili sull’intero territorio nazionale: lettere di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, referti di laboratorio, di radiologia e di specialistica ambulatoriale, verbali di pronto soccorso».

Il Lazio è l’unica regione che include nel Fse tutte le tipologie di documenti previsti dal decreto, mentre le altre regioni presentano livelli di completezza variabili: dal 94% del Piemonte al 63% di Marche e Puglia. Sono evidenti sensibili differenze anche sul fronte dei servizi: attualmente, nei Fse regionali ne sono disponibili 37 (dal pagamento di ticket e prestazioni alla prenotazione di visite ed esami, fino alla scelta del medico di medicina generale o alla consultazione delle liste d’attesa), ma solo Lazio (67%) e Toscana (64%) superano la soglia del 60%. All’estremo opposto, in Abruzzo e Calabria, i servizi accessibili tramite il Fse si fermano all’8%.

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Tra giugno e agosto 2024, poi, solo il 18% dei cittadini ha consultato il proprio Fse almeno una volta. «Il limitato utilizzo del Fse da parte dei cittadini, particolarmente evidente nelle Regioni del Sud sottolinea l’urgenza di investire in alfabetizzazione digitale». Permane anche la disparità tra le regioni anche per l’utilizzo del Fse da parte di medici specialisti, con il 76% di tali professionisti delle Aziende sanitarie abilitato alla consultazione. Le percentuali oscillano tra lo 0% della Liguria e il 100% in Lombardia, Molise, Province autonome di Bolzano e Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. «Per ridurre le diseguaglianze – aggiunge Cartabellotta – è indispensabile un nuovo patto nazionale per la sanità digitale, che coinvolga il Governo e le amministrazioni regionali. Senza un piano di integrazione nazionale, rischiamo di generare nuove diseguaglianze, finendo per escludere proprio le persone che più dovrebbero beneficiare della trasformazione digitale: anziani, persone sole, residenti in aree isolate o disagiate, di basso livello socio-culturale».

La speranza è che la dematerializzazione della ricetta bianca, a partire dal 2025, contribuisca a realizzare una Sanità sempre più digitale e integrata. Sebbene rimanga per il paziente la possibilità di ricevere la ricetta via email, WhatsApp o di ritirare il farmaco direttamente in farmacia tramite il proprio codice fiscale, il Fse dovrebbe diventare il fulcro di una gestione completa, sicura e trasparente delle prescrizioni mediche.



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