Emanuela Chirilli morta nell’incendio a Napoli, ipotesi corto circuito in sauna: «Uccisa da fumi tossici»

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L’hanno trovata riversa a terra, a pochi metri dal letto e a un passo dalla salvezza rappresentata da una porta che, però, non è riuscita ad aprire. È morta così, soffocata dai fumi di un incendio violentissimo e improvviso, Emanuela Chirilli, la ventisettenne salentina che sulla strada del ritorno a Lecce aveva deciso di fare una sosta a Napoli pernottando in una casa vacanze nel cuore del centro storico, a piazza Municipio.

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Emanuela deve essersi svegliata all’improvviso poco prima delle quattro della notte tra giovedì e venerdì, mentre le fiamme avvolgevano la stanza che occupava al settimo piano della struttura. I fumi del monossido di carbonio addensavano l’atmosfera e rendevano difficile anche l’orientamento, ma la giovane ha cercato disperatamente di uscire da quella camera a gas, senza riuscirci. E quando sono arrivati i vigili del fuoco per lei non c’era più niente da fare. Una tragica fatalità.

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Ci sono volute quasi due ore per spegnere quel rogo, ben visibile anche da piazza Municipio. Nella struttura c’erano anche altri ospiti, rimasti illesi: questo significa che la scintilla che ha provocato l’incendio è partita proprio dalla stanza occupata dalla ventisettenne. Emanuela era sola e ha provato a salvarsi con le forze che le rimanevano.

Ci vorranno almeno dodici ore di verifiche e lunghi sopralluoghi nella camera della morte per stabilire che a scatenare quell’inferno è stato un corto circuito: difficile, se non impossibile, dire a che cosa sia attribuibile, vista la devastazione scatenata dalle fiamme. Si è parlato di un apparecchio inserito in una presa elettrica, o di una “ciabatta”, una multipresa collegata alla corrente; si è anche detto che le fiamme potrebbero essersi sviluppate da un locale-sauna presente nell’appartamento, ipotesi non confermata. Poi c’è un altro particolare. Quando nel cuore della notte sono arrivati i soccorsi nel palazzone di piazza Municipio che guarda al Maschio Angioino e al Molo Beverello la porta di accesso all’appartamento non era chiusa con mandate di chiave. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, anche numerose Volanti della polizia.

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Indagini affidate agli agenti del commissariato Decumani e coordinate dalla Procura della Repubblica, sezione Colpe professionali e incidenti sul lavoro (guidata dall’aggiunto Simona Di Monte). Il fascicolo è affidato ai sostituti Federica D’Amodio e Diego Capece Minutolo, l’ipotesi di reato è omicidio colposo.

Al vaglio degli inquirenti, in queste ore, sono alcuni nomi, e tra questi ci sarebbe quello del legale rappresentante della società che gestisce la casa vacanze, che a breve potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati: un atto dovuto, in vista dell’autopsia già disposta sul corpo della sfortunata ragazza.

Come detto, Emanuela era sola in camera ma è mistero sul suo viaggio di un solo giorno a Napoli: la madre non ne sapeva nulla, la credeva a Lecce, e gli investigatori stanno verificando se la giovane doveva magari incontrare qualcuno. Diversi dunque gli interrogativi che continuano ad aleggiare su questa tragedia. Testimonianze del responsabile della casa vacanze, immagini di videosorveglianza e il cellulare della vittima potrebbero fornire tutti gli elementi per sciogliere ogni dubbio.

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C’è anche un altro riflettore investigativo che si è acceso: quello relativo alla presenza di tutte le licenze amministrative e al rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza nella struttura turistica. E su questo versante lavora la polizia municipale. Autorizzazioni, licenze, certificazioni, rispetto delle normative sulla sicurezza e sulla prevenzione degli incendi saranno oggetto dunque di una seconda informativa destinata alla Procura.

Il personaggio

Avrebbe compiuto 28 anni pochi giorni prima di Natale, il 23 dicembre, Emanuela Chirilli. Diplomata, Emanuela era originaria di Maglie e da tempo risiedeva a Lecce. Nella cittadina salentina aveva frequentato il Cefass, un centro di formazione dove aveva conseguito una qualifica per il profilo di tecnico per la cura e l’assistenza all’infanzia, grazie al quale poteva lavorare in asili nido, scuole materne e poteva partecipare a concorsi pubblici. Fino ai 18 anni Emanuela era stata in una casa famiglia, così come parte dei suoi familiari. «Una ragazza bellissima e piena di vita» scrivono di lei sui social tra i commenti di cordoglio e di dolore per la sua scomparsa. «Spero che ti rendano giustizia» scrive un amico. Tra gli ultimi post visibili sul suo profilo social, un video di un viaggio a Budapest in cui scriveva «Vivi la tua vita con una bussola e non con un orologio».





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