Ex Ilva, slitta il bando per l’acquisizione. Offerte possibili fino al 10 gennaio

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Adesso è ufficiale: la presentazione delle offerte vincolanti per acquisire Acciaierie d’Italia dall’amministrazione straordinaria è slittata al 10 gennaio dell’anno prossimo. Quasi un mese e mezzo di proroga sulla scadenza che aveva inizialmente fissato il bando dei commissari dell’ex Ilva di Taranto e che era ieri. La possibilità di un rinvio dei termini si era già fatta strada all’inizio della settimana e già allora era stata indicata la data del 10 gennaio – si veda Quotidiano del 27 novembre. Nelle scorse ore è arrivata ai commissari di AdI, Fiori, Quaranta e Tabarelli, la formale autorizzazione del ministero delle Imprese al rinvio.

I termini

I nuovi termini sono stati subito comunicati a tutti coloro che entro il 20 settembre hanno presentato la manifestazione di interesse per l’ex Ilva. Quindici in tutto. Di cui tre concorrono per l’intero gruppo (Vulcan Steel dall’India, Baku Steel Company dall’Azerbajian e Stelco dal Canada, anche se ora passata all’americana Cleveland Cliff), mentre dodici, tra cui Marcegaglia, puntano invece a singoli asset di Acciaierie. Marcegaglia, per esempio, ha attenzionato gli stabilimenti del Nord, Genova e Novi Ligure, per integrarli con l’acciaieria che nei mesi scorsi ha acquisito in Francia.  Tornando al bando, si è deciso di rinviare la chiusura del secondo step (le offerte vincolanti) all’anno nuovo perché si ritiene possibile avere nuove offerte. Ci sono infatti soggetti industriali non ancora pronti e si intendono sia coloro che non si sono ancora approcciati all’ex Ilva, ovvero non hanno presentato la manifestazione di interesse, sia quelli già in partita. Circa quest’ultimi, se è vero che tre sono i gruppi che hanno espresso interesse per l’intera ex Ilva, di fatto Vulcan Steel e Baku Steel sarebbero quelli maggiormente protagonisti. Poiché lo scenario futuro della fabbrica è la decarbonizzazione dell’acciaio, che, anzi, é tra le condizioni prioritarie poste dal bando, entrambi i gruppi hanno delle carte da giocare. In particolare, Vulcan è impegnato con un impianto in Oman, nella penisola arabica, da 5 milioni di tonnellate, alimentato a preridotto ed energie rinnovabili. Ed il preridotto per i futuri forni elettrici è previsto pure a Taranto, solo che funzionerà a gas. Baku, invece, offre la disponibilità del gas per la transizione dal carbone, tant’è che ha proposto l’arrivo di una nave di rigassificazione. Vulcan e Baku hanno però bisogno di più tempo per strutturare la loro offerta anche perché l’investimento sull’ex Ilva si presenta complesso. Nell’offerta vincolante, gli investitori devono infatti specificare prezzo di acquisto, piano industriale, occupazione, rapporti con la comunità locale, oltre al progetto sulla decarbonizzazione. Per l’acciaio, intanto, il canale con l’India resta aperto. Anche se un altro Jindal (Sajjan Jindal di JSW e non Naveen Jindal di Vulcan) investirà a Piombino insieme a Metinvest e costruirà un forno elettrico, gli investimenti indiani possono ancora avere un “ruolo importante” per restituire alla siderurgia italiana la posizione che le spetta nel panorama industriale europeo, dichiara il ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

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Il ministro

Ieri mattina a Mumbai Urso ha incontrato i vertici di Jindal che ha rilevato parte dello stabilimento siderurgico di Piombino. Ma Urso vedrà anche i rappresentanti di Vulcan Steel. «In questi giorni – specifica il ministro sul punto – incontrerò anche Vulcan Steel, altra grande impresa indiana che sta partecipando alla procedura di assegnazione degli impianti dell’ex Ilva che dovrebbe concludersi nei primi mesi del prossimo anno». Urso è arrivato nella capitale economico-finanziaria dell’India per partecipare agli eventi organizzati nel quadro del “Villaggio Italia”, l’expo itinerante delle eccellenze del Made in Italy che accompagna la 28esima tappa del tour mondiale della nave scuola della Marina Militare Amerigo Vespucci. Circa l’arrivo di gruppi nuovi rispetto a quelli noti, il principale riferimento va a Metinvest, il gruppo ucraino che, dopo il bombardamento da parte dei russi dell’acciaieria di Azovstal, sta ricostruendo la propria struttura produttiva. Il progetto Piombino è un passo in tal senso. Sinora i vertici di Metinvest, pur definendo il dossier ex Ilva interessante, si sono tenuti alla larga. Forse perché impegnati su Piombino. O forse perché su Acciaierie non hanno visto le condizioni giuste o magari le hanno ritenute troppo impegnative. E alla larga si è tenuto pure Arvedi, peraltro impegnato nel rilancio del polo di Terni (Ast). A quanto pare, il fatto che manchi un gruppo italiano nell’acquisizione di tutta l’ex Ilva è oggetto di valutazione del Governo. Si era parlato di Metinvest e Arvedi insieme, ma entrambi, come detto, non si sono fatti avanti. Forse potrebbero farlo adesso che i termini sono stati dilazionati. Si vedrà. In quanto a Marcegaglia, invece, è improbabile che cambi focus. Il gruppo ha più volte dichiarato che è interessato a specifici asset di Acciaierie e non all’insieme, mentre Governo e commissari, se le offerte che giungeranno saranno valide, puntano a cedere il gruppo intero.





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