C’è stato un primo e dopo Cucina Botanica in Italia, è inutile negarlo. Quella ragazza timida che nel 2018 ha caricato con timore il primo video della torta carote e nocciole su YouTube oggi è una delle donne più influenti sul web. Nel 2021 insignita tra gli Under 30 destinati a diventare leader del futuro da Forbes, Carlotta Perego ha ora tre dipendenti, al suo fianco il marito Simone che cura con lei il progetto, e quattro libri pubblicati. L’ultimo, Scuola Vegetale (ed. Gribaudo) è un vero manuale, bello, di design, un volume più istituzionale con spiegazioni di base, tecniche e liste di ingredienti, raccontate però con il linguaggio semplice e fruibile che negli anni le ha garantito il successo.
Cucina Botanica, l’influencer che ha cambiato il modo di concepire la cucina vegetale
Quando ha cominciato non pensava di poter arrivare fino a qui, ad avere un programma tutto suo su Food Network (L’Orto di Carlotta), a essere ospite per ben due volte di È sempre Mezzogiorno con Antonella Clerici, co-fondatrice di una app per piani alimentari personalizzati e volto di riferimento per la cucina vegetale in Italia, con un seguito di oltre 1,2 milioni di follower su Instagram. Non lo immaginava, ma ci sperava, perché la volontà di dare una svolta alla sua vita era tanta. A sei anni da quella prima ricetta, «ancora oggi la mia preferita», Carlotta si emoziona ripensando al suo percorso.
Sei la paladina buona dei vegani, diplomatica e pacata. Non ti viene mai voglia di rispondere agli hater?
Non amo il conflitto, lo evito nella vita privata così come in quella online. Poi, certo, non posso negare di essere stata tentata alle volte di rispondere per le rime, ma preferisco allontanare qualsiasi fonte di stress.
L’approccio gentile ripaga?
Secondo me sì, ma credo siano necessari anche atteggiamenti diversi. Per esempio, mi piace tanto il profilo di Coatta Vegana, diverso dal mio ma altrettanto efficace.
La critica più assurda che hai ricevuto?
Una volta mi è stato detto che non dovrei fare l’albero di Natale, se ci tengo all’ambiente.
Ma tu sei vegana per l’ambiente?
In realtà no. Mi sono avvicinata all’alimentazione vegetale per motivi di salute. Anni fa purtroppo ho perso mia nonna per un brutto tumore, ho vissuto il suo ultimo anno di vita in casa con lei e ho iniziato a ricercare su internet quali fossero i modi più sani per alimentarsi. Avevo 19 anni, le informazioni erano ancora poche, però tutti convenivano sull’importanza di ridurre la carne, che ho eliminato in fretta. Una volta scoperta la verità sugli allevamenti intensivi, il resto è venuto da sé.
Quant’è cambiato da quel primo video su YouTube?
Tantissimo. Ricordo di aver filmato l’introduzione decine di volte, avevo la tachicardia… ho fatto un grande lavoro su me stessa e oggi sono più disinvolta di fronte la telecamera.
Sei stata anche ospite di Antonella Clerici.
Sì, per la seconda volta. È un qualcosa di difficile da realizzare, seguo sempre progetti nuovi e spesso non riesco ad avere consapevolezza della strada fatta.
Un traguardo che per te è stato importante?
Sono stata ospite di Alessandro Cattelan a Radio Deejay di recente: ritrovarmi a chiacchierare con lui del mio ultimo libro quando per anni l’ho seguito in televisione guardando X Factor mi fa un certo effetto.
A proposito del libro, questo è più che altro un vero manuale.
Sì, un qualcosa che forse ancora mancava nel mondo della cucina vegetale. Per ora sono soddisfatta della risposta dei lettori, spero di continuare il più possibile con i firmacopie: amo incontrare le persone che mi seguono sui social.
I tuoi follower sono tantissimi. C’è stato un momento in cui hai pensato “ce l’ho fatta”?
La mia crescita è sempre stata regolare, non mi è mai capitato di girare un video virale che mi portava 50mila iscritti in un giorno, e forse questa è stata una fortuna perché mi ha permesso di procedere per gradi. Non so se ci sia stato un momento di svolta, ma ricordo di essermi emozionata tantissimo quando per la prima volta ho monetizzato con YouTube, che dopo una certa soglia di ore visualizzate e numero di iscritti inizia a inserire la pubblicità.
E quanto hai guadagnato?
Quattordici centesimi! A pensarci ora mi viene da ridere, ma quel giorno facevo i salti di gioia. È stato allora che ho pensato “Okay, forse tutto questo potrebbe diventare un lavoro”.
Intanto, un lavoro vero ce l’avevi.
Sì, inizialmente nel campo della moda, poi ho fatto un corso di cucina e ho iniziato a mia volta a dare lezioni e fare da private chef per alcuni eventi. I social erano per me una porta parallela, un mezzo per farmi pubblicità. Alle volte lanciavo dei corsi nella mia cucina di casa ma gli iscritti erano talmente pochi che dovevo cancellarli
Quella stessa cucina di casa che poi è diventata il set di Cucina Botanica.
Sì, oggi con mio marito ci siamo trasferiti ma ho mantenuto lo stesso stile di quella piccola cucina a cui sarò sempre molto grata
La tua immagine sui social è molto coerente: piante, colori naturali che si ritrovano anche nel tuo abbigliamento. È tutto studiato?
Questo è un retaggio universitario. Ho studiato design, un percorso che mi ha lasciato un buon senso estetico e tanta precisione, fondamentali in cucina. A lezione ho imparato a dare un filo conduttore a ogni progetto, con uno stile definito e un’immagine lineare, che è ciò che ho voluto riportare in Cucina Botanica.
Sei solo tu la direttrice creativa?
Sì e ci tengo molto alla parte di progettazione. Oggi, però, non sono più sola: c’è mio marito Simone e poi abbiamo altri tre collaboratori.
E intanto ti occupi anche di Planter, l’app di alimentazione.
È un progetto fondato insieme alla nutrizionista Silvia Goggi. Io mi occupo della parte estetica e delle ricette, Silvia pensa alla sfera medica e coordina il team di nutrizionisti a disposizione sull’app. Le ricette le scriviamo di comune accordo, io le testo tutte e le trascrivo
Ma è solo per vegani?
No, anzi, è pensato soprattutto per chi vorrebbe mangiare un po’ più vegetale ma non so da dove iniziare, con consigli personalizzati e una squadra di professionisti sempre reperibili. Seguire una dieta vegana bilanciata è molto più semplice di quanto sembra.
Questa tua scelta di ha mai ostacolata?
Sì, inizialmente mi ha pesato, ho dedicato il mio terzo libro (Vegetale Insieme) a questo argomento. Con il giusto approccio si può far comprendere questa decisione a tutti. La mia famiglia, per esempio, in principio non capiva, oggi invece è molto orgogliosa del mio percorso.
Se non ce l’avessi fatta con Cucina Botanica, che avresti fatto?
Forse sarei tornata nel campo della moda, che è sempre stato il mio piano B. Anche se il sogno parallelo è quello di fare la decoratrice d’interni. Magari in un’altra vita.
In questa, intanto, hai cambiato le cose: sei stata una pioniera della cucina vegetale in Italia.
Faccio fatica a riconoscere i miei meriti, ma ultimamente me lo stanno dicendo in molti. Quello che posso dire è che parlare a tutti e non rivolgermi solo a chi era già vegano è stata una scelta vincente: vegetariani, flexitariani, onnivori che iniziano a vacillare… sul mio profilo sono tutti i benvenuti: è proprio a loro che servono più contenuti sul tema.
La tua ricetta del cuore?
La torta di carote e nocciole del primo video, poi qualsiasi tipo di ragù vegetale. Prima di diventare vegana, il ragù era il mio comfort food, non avrei mai pensato di rinunciarvi. Ogni volta che ne preparo uno mi sento orgogliosa, per me è il simbolo dell’evoluzione di questi anni: tutto si può trasformare, non in meglio né in peggio, solo in qualcosa di diverso e più in linea con le persone che siamo diventate.
La ricetta del ragù di lenticchie di Carlotta Perego
Per 6/8 porzioni
Ingredienti
400 g di lenticchie già cotte
500 ml di passata di pomodoro
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
Rosmarino
Olio extravergine di oliva
Sale
Pepe
Tritate le verdure e fatele soffriggere con poco olio in una padella. Unite le lenticchie, mescolate per amalgamare i sapori, quindi aggiungete il rosmarino tritato. Cuocete per circa 2 minuti, poi versate la passata di pomodoro. Salate, pepate e continuate la cottura su fiamma bassa, mescolando di tanto in tanto, per 10-15 minuti.
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