In Veneto la sanità migliore d’Italia

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La sanità veneta al top nelle pagelle di Agenas con Padova e Belluno

In regione tre delle cinque migliori aziende ospedaliere italiane in base a 27 indicatori. Benvenuti al Nord, terra di eccellenza sanitaria, scrive il Mattino di Padova. Un’eccellenza ora certificata anche da Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, diramazione del Ministero della Salute, che per la prima volta è riuscita a dare una valutazione a diversi parametri: prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile. Nella top five delle aziende sanitarie territoriali con un alto livello di performance manageriali spiccano l’Usl 8 Berica di Vicenza, l’Ats di Bergamo, l’Usl 6 Euganea, l’Usl 1 Dolomiti di Belluno e l’Usl di Bologna. Il direttore generale di Agenas è Domenico Mantoan, per anni direttore generale della sanità in Veneto. Oggi dichiara: «Bisogna smetterla di dire che mancano soldi e puntare invece su modelli organizzativi che a parità di risorse danno risultati migliori. Lavoriamo sull’efficienza. Siamo indebitati, dobbiamo trovare modelli efficienti. Smettiamola di dire che servono soldi». Vista da vicino, con tutte le sue carenze di personale e di strutture, non si può dire tuttavia che la sanità regionale sia in ottime condizioni e il ricorso al privato è ormai la norma per chi se lo può permettere. Nel 2022, ultimo ano di cui si hanno i dati completi, su 29 milioni di prescrizioni (le ricette), ne sono state erogate 16 milioni. Significa che 13 milioni di visite, analisi ed esami sono rimaste in coda. Una quota crescente di popolazione si rivolge alle cliniche private e la spesa pro capite ha raggiunta la cifra record di 730 euro l’anno pro capite. Viene da chiedersi come siano messe le aziende sanitarie del resto d’Italia.

I numeri contano più delle parole

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

In politica le parole sono fondamentali, vengono pesate, misurate, limate. Ad ogni livello, qualsiasi comunicazione verso l’esterno, dal post sui social alla nota stampa, viene ‘lavorata’ come fosse prodotta dalla Casa Bianca, poco importa che a diffonderla sia la presidente del Consiglio dei Ministri o un consigliere comunale di opposizione. Tuttavia, ricorda Francesco Jori – 40 anni passati a raccontare le cronache politiche del Nordest – quando le parole diventano ‘chiacchiericcio’ è più utile affidarsi ai numeri per interpretare i fatti. In un fondo pubblicato dai quotidiani NEM a proposito della disputa nel centrodestra sulle candidature regionali del prossimo anno, Jori scrive di «Parole al vento: perché la decisione, quella vera, sarà presa solo tra diversi mesi, a ridosso del voto; e non a Venezia, bensì a Roma, alla faccia di chi proclama la centralità del territorio. Tutto il resto è noia: rivendicazioni, polemiche, candidature e autocandidature, tutte di plastica. […] Lo suggerisce la logica della matematica, oltre a quella partitica: in Veneto, tra le politiche del 2022 e le europee di pochi mesi fa, Fratelli d’Italia ha raccolto tre volte il consenso della Lega, mezzo milione di voti e tra i 20 e i 24 punti percentuali in più. Uno scarto che testimonia in modo inequivocabile l’orientamento attuale della netta maggioranza degli elettori di centrodestra veneti, più di ogni altra regione italiana».

Le schermaglie tra gli alleati sono proseguite tutta la settimana con diversa intensità. Flavio Tosi, oggi terminale veneto di Forza Italia, ma un passato da sindaco leghista di Verona e assessore alla sanità del Veneto, sempre in quota Lega, ha fatto sapere che di fatto il suo partito odierno è fuori dalla maggioranza che governa la regione. Il presidente Luca Zaia riferisce di non essere preoccupato e che il bilancio si può votare anche senza Forza Italia. Un piccolo aumento della tassazione Irap per le imprese è stata la miccia per lo scontro, ma come hanno capito tutti è solamente strumentale alla diatriba il cui vero scopo è indebolire l’alleato-avversario.

Non manca giorno che il presidente veneto non declami i vantaggi dell’autonomia differenziata da nord a sud, da est a ovest. L’autonomia implica responsabilità e buon governo dice sempre Luca Zaia. Infatti, pur di liberarsi del debito pluridecennale della Strada Pedemontana Veneta, il presidente non vede l’ora di sbolognarla alla centralissima Roma, ovvero allo Stato, con tutto il suo carico di canoni da versare al concessionario, ovvero al Consorzio SIS che l’ha costruita. Un deputato trevigiano della Lega, si è fatto approvare un ordine del giorno al decreto legge Concorrenza, odg accolto dal Governo come “raccomandazione”, chiedendo che «lo Stato attraverso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti subentri alla Regione del Veneto nel ruolo di concedente». Cosa vuol dire? Semplicemente che la Pedemontana uscirebbe dai bilanci di Palazzo Balbi e entrerebbe in quelli di Palazzo Chigi. Da cui si può desumere che la morale veneta sia: facciamo le opere (metà delle risorse ce le dà lo stato subito, nel caso della Pedemontana furono 600 milioni di euro), se vanno bene e producono utili ce le teniamo, altrimenti le facciamo nazionalizzare, così i debiti li pagano anche sardi, calabresi e liguri.

Il tempo delle Donne in Confindustria

Europa, migranti, energia. «Futuro difficile senza una svolta», titola il Corriere del Veneto sull’assemblea generale di Confindustria Veneto Est – Treviso, Padova, Venezia e Rovigo – che sabato 23 novembre a Padova ha eletto Paola Carron con il 99% dei voti. «Il primo consiglio? A Bruxelles», dichiara subito la prima presidente donna, consapevole che bisogna stare lì dove si prendono le decisioni che contano davvero per un territorio che vuole tornare a competere. Mentre a livello locale è necessario fare rete e condividere gli obiettivi: «Energia e case per gli operai, giovani e immigrati da attrarre». La nuova leader promuove la «collaborazione intraprendente» tra industriali e scuola e università, banche, amministrazioni locali e terzo settore. Ma il passaggio centrale, declinato anche nel titolo dell’evento, «Competere, come imprese territorio e comunità», è la richiesta al Veneto di fare il salto per diventare regione che compete tra le più avanzate.

Un’altra assemblea, quella di Confindustria Belluno, è stata dedicata alle donne in una data simbolica, il 25 novembre. ‘L’impresa di essere donna’ il titolo dell’evento fortemente voluto dalla presidente Lorraine Berton, con la presentazione dei risultati di un’indagine della Fondazione Nord Est sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro. La parità di genere produrrebbe nel Veneto un aumento del PIL del 19 per cento, per un controvalore di 34 miliardi di euro. Oggi la realtà racconta invece di retribuzioni più basse delle donne fino a 8 mila euro l’anno rispetto ai colleghi uomini a parità di mansione. Ecco l’importanza allora delle testimonianze di cinque donne che hanno lottato per avere successo nei rispettivi campi: Barbara Cimmino, Cathy La Torre, Barbara Lissi, Manuela Nicolosi e Francesca Nieddu. L’intervento finale è stato del presidente di Confindustria nazionale, Emanuele Orsini che non ha lesinato critiche alla Commissione europea sul Green Deal: «credo che abbiamo talmente alzato l’asticella che si deve per forza tornare indietro. Oggi l’Europa emette il 7% delle emissioni di CO2 nel mondo a fronte di un contributo al Pil mondiale del 15% – ha detto – abbiamo Cina e India che insieme fanno il 50% di emissioni. E gli Stati Uniti con l’elezione di Trump che dice di non essere interessato a portare avanti l’accordo di Parigi. Quindi, alzare o abbassare lo 0,5% è la via per desertificare l’industria. Non può essere questa la via».

Dal punto di vista economico le cose non vanno molto bene negli ultimi mesi, e lo abbiamo riportato spesso anche su questo giornale. Non è solo l’automotive a risentire della crisi. Un dettagliato articolo su VeneziePost racconta delle difficoltà della moda. Gli imprenditori parlano di cali fino all’80 per cento in due anni. Mentre nei distretti tessili si susseguono chiusure e cassa integrazione, gli agenti immobiliari raccontano la moria dei negozi di abbigliamento. Fra pochi anni metà delle aziende del settore potrebbe non esserci più.

L’Open Innovation a Belluno

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Sempre a Belluno proseguono i lavori dell’Ecosistema. Un gruppo di imprese, istituzioni locali, associazioni di categoria, enti e università impegnate da inizio anno nel complesso processo di transizione dal manifatturiero produttivo verso ‘l’economia della conoscenza’. Il 26 e il 27 novembre in un workshop organizzato da IPA Prealpi e Dolomiti Bellunesi, guidati Giulio Buciuni – professore associato del Trinity College di Dublino e Giorgio Soffiato, fondatore e amministratore delegato di Marketing Arena, aziende ed enti pubblici hanno esplorato i concetti chiave dell’Open Innovation e hanno preso confidenza con modelli e strategie per adottarla nelle proprie organizzazioni.

Venezia non finisce mai di stupire. Un pezzo di storia medievale è tornata alla luce sotto i «masegni», i blocchi di pietra della pavimentazione di Piazza San Marco. Durante i lavori di restauro, gli archeologi hanno scoperto i resti di un basamento in mattoni, probabilmente appartenente a una torre duecentesca. La struttura, di forma rettangolare e con una superficie di 25×4 metri, si trova allineata con il centro della facciata del Palazzo Ducale, nella zona nota come Piazzetta San Marco. Secondo gli esperti, questa potrebbe essere una parte del ‘Castrum’, l’antico complesso difensivo citato nei documenti storici.

Con due sentenze il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi degli enti locali e delle associazioni ambientaliste contro il progetto di trivellazioni di fronte al Delta del Po della società australiana Po Valley Operations per lo sfruttamento di un giacimento di gas con perforazioni al largo della costa polesana, ferrarese e ravennate. Il punto è che ci sono voluti sette anni per arrivare al primo grado di giudizio. La richiesta australiana risale infatti al 2017.

Per comunicare sott’acqua a basso costo c’è finalmente una soluzione, l’ha studiata una startup di Padova che la sta già utilizzando per raccogliere i dati ambientali nella laguna di Venezia. Due studiosi del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova – Michele Zorzi, ordinario di telecomunicazioni e responsabile di progetti in questo ambito nel programma Pnrr Restart, e Filippo Campagnaro, ricercatore -, hanno trovato il modo di assemblare strumentazioni esistenti, utilizzate in altri campi, e adattandole opportunamente sono riusciti ad abbattere i costi di dieci volte, realizzando una tecnologia basata sulle onde sonore, che può costare meno di duemila euro. Zorzi e Campagnaro sono due dei fondatori di una startup nata lo scorso aprile che si chiama SubSeaPulse, i cui strumenti hanno già dato buoni risultati nella laguna di Venezia, nei fiumi padovani e nel golfo dei Poeti a La Spezia.



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