Una nave di sposi alla ricerca di un approdo sicuro nella complessità dei legami familiari. Riparte oggi, sabato 30 novembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano, il percorso “Verso il Monte Ararat”, dedicato agli sposi romani. Giunto alla seconda edizione, quest’anno ruota attorno al tema dell’“approdo”. Dalle 9.30 alle 12.30 le coppie si confronteranno sulle gioie e le sfide del matrimonio. Il cammino comunitario è promosso da don Fabio Rosini, da poco dimissionario da direttore della Pastorale universitaria della diocesi di Roma per motivi di salute, con la collaborazione dei coniugi Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità, e Anna Chiara Gambini, sposati da vent’anni e genitori di cinque figli. Il percorso utilizza la metafora del diluvio universale. Come l’arca salvò Noè e i suoi cari dalle acque tumultuose, così il matrimonio può diventare il luogo dove proteggere l’amore e ritrovare speranza.
“Verso il Monte Ararat” registra una crescita significativa: lo scorso anno le coppie iscritte erano 1.300, mentre quest’anno hanno raggiunto quota 1.800. Gli incontri mensili in basilica proseguono fino a giugno, con il prossimo appuntamento fissato per il 21 dicembre. Tra un appuntamento e l’altro ci sono incontri territoriali in 30 parrocchie. “Parlare della vita coniugale significa cercare una bussola per orientarsi in un mondo relazionale spesso complesso – afferma don Fabio Rosini -. L’arca invita a riflettere sulla violenza e sui mali presenti nel mondo e sulla reazione ad essi. Spesso il primo impulso è distruggere tutto e ricominciare, ma la storia di Noè insegna che esiste un’altra via: costruire qualcosa di nuovo e resistente”. Nella prima edizione, il focus è stato sulla “costruzione dell’arca”, ovvero sulla creazione di un ambiente familiare solido e protettivo. Sono stati affrontati temi come la gestione dei conflitti e l’eliminazione delle cattive abitudini. Quest’anno l’attenzione si sposta sull’approdo, il momento in cui l’arca attracca al Monte Ararat e si apre una nuova vita.
“Senza famiglie non c’è speranza per l’uomo”, aggiunge il sacerdote richiamando il pensiero di san Giovanni Paolo II e il tema del prossimo Giubileo.
“La distruzione dell’uomo equivale alla distruzione della famiglia”. Per illustrare meglio il concetto, don Rosini cita un passaggio del racconto “Don Camillo e don Chichì” di Giovannino Guareschi, in cui il prete guareschiano denuncia la progressiva perdita dei valori fondamentali dell’umanità, come fede, speranza, amore e solidarietà. La risposta di Gesù, nel dialogo immaginario, è un invito a custodire il “seme della fede”, simbolo di speranza e resistenza. Riprendendo queste parole, don Fabio sottolinea l’importanza di trasmettere questo seme alle nuove generazioni. “Nonostante le avversità, la fede è capace di portare nuovi frutti – dice -. La cura delle coppie è fondamentale per il futuro dell’umanità. Investendo nelle famiglie investiamo nel futuro dei nostri figli. Alimentare la vita battesimale è essenziale perché da questa radice nascono buoni genitori e buoni coniugi. Solo così si possono affrontare le difficoltà della vita”.
Gli incontri iniziano con un momento di preghiera. Segue poi l’introduzione del tema da parte di Gigi e Anna Chiara che prendono spunto anche dalla loro quotidianità. Poi la catechesi di don Fabio Rosini e un tempo di confronto tra i partecipanti. “Un momento molto bello – afferma Anna Chiara Gambini -. Ci sono coppie che parlano silenziosamente, qualcuno si abbraccia, altri bisticciano”. C’è quindi la possibilità di inviare domande in modo anonimo alle quali risponde il sacerdote. “Non possiamo rispondere a tutto, né a tutti, e soprattutto non possiamo approfondire ogni cosa – specifica Anna Chiara -. I feedback ricevuti sono stati i più disparati e siamo sempre molto chiari: non proponiamo soluzioni facili e sottolineiamo che situazioni di dolore profondo o addirittura di violenza vanno sempre denunciate e discusse nelle sedi giuste. Questo non è un percorso per affrontare situazioni patologiche, e lo mettiamo sempre in chiaro”. Il fatto che i numeri degli iscritti siano in crescita non sa se sia “eccezionale o tremendo” ma Anna Chiara reputa ci sia “un incremento di solitudine.
In questo tempo così pieno di input, alla fine, il tempo buono per la coppia, per una relazione più profonda e approfondita, semplicemente non c’è.
La sensazione è che qualsiasi occasione di novità, qualsiasi proposta venga colta con grande speranza”. A tal proposito sottolinea l’importanza degli appuntamenti intermedi nelle 30 parrocchie evidenziando che “tante parrocchie, spesso in silenzio, fanno pastorale familiare da anni”.
Gigi De Palo rimarca che “Verso il Monte Ararat” non è pensato solo “per chi vive momenti di difficoltà, è per tutti.
Serve a tutti ricordare che facciamo parte di una comunità ecclesiale, che condividiamo le stesse bellezze e le stesse criticità.
Partecipare significa fare manutenzione al proprio matrimonio, in un tempo in cui tutto sembra più complicato”. Facendo riferimento al crescente numero degli iscritti, osserva che c’è “un bisogno di ascolto e confronto” accompagnato dal desiderio di una “creatività missionaria” di cui parla Papa Francesco nelle esortazioni apostoliche Evangelii gaudium e Amoris Laetitia. “Non si tratta di cambiare il magistero – precisa -, ma di proporlo in modo nuovo. Non viviamo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca”, aggiunge citando Papa Francesco. In vent’anni di incontri con le famiglie ha constatato che c’è “un approccio ‘da sconfitti’, una rassegnazione diffusa, la convinzione che il cristianesimo sia ormai al tramonto. I cristiani possono scegliere: rassegnarsi, oppure, come dice il Papa primerear – prendere l’iniziativa, osare, essere creativi. Anche il matrimonio ha vissuto e sta vivendo queste dinamiche, ma proprio per questo rappresenta un’opportunità”.
Roberta Pumpo
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