Intervista a Chiorazzo, leader di “Basilicata casa comune”. Il vice presidente della Regione parla anche di Pd, Bardi e crisi idrica
POTENZA – Può ancora nascere in Basilicata un movimento di centro, ben piantato nel centrosinistra, capace di raccogliere la voglia di politica dei tanti che nelle ultime consultazioni si sono astenuti o hanno votato a destra.
Né è convinto l’ex re della coop bianche lucane Angelo Chiorazzo. Questa mattina, domenica 1 dicembre 2024, a Matera parteciperà, da vicepresidente del Consiglio regionale in carica, alla trasformazione da associazione a movimento politico di Basilicata casa comune, la lista con cui ad aprile è approdato nel parlamentino lucano.
Chiorazzo, oggi si tiene la prima assemblea regionale di Basilicata casa comune che dovrebbe dare il “la” anche al primo congresso del movimento politico. Non le pare fuori tempo massimo un’operazione politica centrista dopo le dichiarazioni di fallimento dei terzopolisti Renzi e Calenda?
«Proprio perché non abbiamo nulla in comune con quelle operazioni politiciste, siamo nel tempo giusto. Noi non siamo terzo polisti, ma convintamente il centro del centrosinistra. Non c’è bisogno della politica dei due forni, in un sistema bipolare servono: chiarezza sulle appartenenze, credibilità, recupero della partecipazione dei cittadini, attenzione ai più indifesi, innovazioni e idee di buon governo. La politica in cui crediamo e su cui abbiamo chiesto il consenso ai cittadini , si è basata su questi capisaldi e sulla ferma volontà di tradurli in fatti, andando proprio contro le convenienze di singoli o gruppi ristretti, che negli anni hanno allontanato e reso siderale la distanza fra politica e cittadini.
Basilicata casa comune vuole rappresentare nella nostra regione quel fermento, quella spinta ad una rinnovata partecipazione in politica di laici e cattolici divenuta in tutto il Paese urgente ed indifferibile, per favorire l’alternativa alla destra; un partito capace di restituire una casa politica ai cattolici democratici, ai riformisti e, perché no, ai liberali in cerca di un riferimento credibile che ne motivi il reimpegno e la militanza.
Oggi a Matera vorremmo aprire il cantiere per la costruzione di un’area politica moderata, saldamente ancorata nel centrosinistra, che partendo da Bcc possa aggregare movimenti civici, associazioni, storie individuali e partiti che insieme, vogliono dare un futuro e una nuova speranza alla Basilicata. La trasformazione da associazione in movimento politico di Bcc non può considerarsi un punto di arrivo, ma la tappa intermedia per unire le forze moderate e riformiste, presenti nella società lucana che hanno il dovere di porre rimedio al malgoverno e all’arroganza di questa destra e creare le condizioni per l’alternativa di governo in Basilicata e nel Paese».
Chiorazzo, perché non avviare un percorso di tipo federativo col Pd che ci risulta che abbiate a lungo meditato di fare in Basilicata?
«La nascita di Bcc, e il mio personale impegno in politica, hanno origine proprio dalla constatazione che il Partito democratico non riesce a mobilitare ed essere attrattivo per settori importanti della società e fasce di elettorato che hanno sensibilità, aspettative, visioni e graduazione delle priorità diverse ed, in qualche caso, anche differenti rispetto al nuovo corso del partito voluto da Elly Schlein. Il Partito democratico nell’ultimo anno ha ottenuto importanti risultati elettorali, presidiando in maniera chiara e decisa la sinistra della coalizione. Mai come in questi 12 mesi, non ci sono state ambiguità sulla linea e il Pd ha vinto nettamente la competizione con le altre forze della coalizione posizionate sullo stesso estremo dello schieramento. La domanda, allora, potrebbe essere: quale senso e quale vantaggio elettorale per la coalizione di centrosinistra avrebbe un patto federativo fra Bcc e Partito democratico? Nelle condizioni date, credo nessuno.
La ragione sociale di Bcc è un’altra, cioè riportare all’impegno politico i cattolici democratici, dare una casa a moderati e riformisti, ai tanti liberali che non trovano domicilio in questo centrosinistra e non vogliono votare o, mai più votare, la destra. Se il Pd è il fulcro della coalizione progressista, Bcc coltiva l’ambizione di essere, in Basilicata, il centro aggregatore dell’area moderata e riformista della coalizione di centrosinistra, riferimento nuovo per i tanti elettori rifugiatisi nell’astensione o che hanno votato a destra nelle ultime competizioni elettorali; ma anche il punto di incontro per quei partiti e movimenti che in maniera forzata e innaturale hanno contribuito alla vittoria del centrodestra alle ultime elezioni regionali. Negli ultimi mesi, a partire proprio dal mondo cattolico, in tutta Italia sta montando un fermento per niente velleitario, che va proprio nella direzione descritta e assume dimensioni sempre più ampie e percepite nell’opinione pubblica».
Chiorazzo che ruolo avrà nel nuovo movimento politico in Basilicata?
«Mi faccia fare una battuta: un amico mi schernisce dicendo che sono un fondatore di professione. Sono felice di essere riuscito, con tanti amici, a far partire questa esperienza, sono pronto a dare il mio contributo fino a quando ce ne sarà bisogno e nel ruolo che mi sarà assegnato, ma la strategia non è fatta di ruoli. Chiaro che in questo momento storico sarò in prima linea».
Tempo fa era stata annunciata la costituzione di Umbria casa comune, che non risulta pervenuta alle elezioni regionali della scorsa settimana. Ha abbandonato l’idea che la sua “casa comune” possa diventare un partito nazionale?
«Gli uomini e le donne di Umbria casa comune hanno sostenuto e sono confluiti nelle liste a sostegno della presidente Stefania Proietti. In Umbria è riuscito quell’esperimento nuovo che, per primi, avevamo lanciato e che lì ha avuto nella candidatura condivisa della sindaca di Assisi, con cui il nostro dialogo è costante ed antico, il riferimento vincente. Basilicata casa comune e le iniziative coeve di impegno politico promosse o partecipate dal mondo cattolico, stanno sempre più assumendo un radicamento diffuso e una dimensione che presto assumerà, sicuramente, la natura di movimento nazionale».
Chiorazzo, come valuta l’operato della Regione Basilicata guidata per la seconda volta dal governatore Vito Bardi in questi primi mesi della nuova legislatura?
«Non me ne vogliano i cittadini alle prese coi rubinetti a secco se dico che fa acqua. Mi sembra che ci sia tanta confusione e, del resto, da una coalizione Arlecchino, messa in piedi in nome del potere, non poteva essere diversamente. Oggi abbiamo due presidenti, Bardi e Pittella, che si muovono come se non avessero ben messo in chiaro i loro ruoli e una serie di aspiranti presidenti in pectore in attesa che, in un incastro di elezioni nazionali, si possa andare al voto prima. Ma la cosa che giudico più preoccupante è la continua dissimulazione della verità che pare essere divenuta pratica diffusa.
La vicenda dell’acqua, per come gestita, ne è un esempio: non si dice con chiarezza quali siano le cause, non si dice con lealtà lo stato dell’acqua distribuita, non si illustrano apertamente le deroghe alla normale legislazione utilizzate, anche grazie ai poteri commissariali, e via dicendo. La politica doveva guidare questa operazione con trasparenza per dare serenità ai cittadini. Il fatto che sia arrivata ora la magistratura è perché questo centrodestra ha rinunciato a fare chiarezza, impedendo l’istituzione della commissione d’inchiesta alimentando confusione e paure.
Le porto un episodio alla memoria: tra giugno e luglio ci hanno detto che c’erano problemi di carenza idriche e per questo si sospendeva l’erogazione. Poi si è scoperto che c’era un problema di pompe di sollevamento rotte con le nuove acquistate e non sostituite da Acquedotto Lucano. Fatti i lavori, ci hanno detto che ogni emergenza era magicamente risolta e poi ci siamo ritrovati nelle condizioni che sappiamo. I problemi vengono prima presi a giustificazione, poi vengono nascosti piegando in tutti i casi la verità alle esigenze di narrazione».
Sulla sanità pensa che siano stati fatti passi avanti o indietro?
«Devo dire che l’unico passo avanti che c’è stato è quello della presa di coscienza del problema. Ma devo, però, constatare che lo si sta affrontando solo in termini di narrazione comunicativa ed interventi spot. La sanità ha bisogno di pianificazione: acquistare milioni di euro di prestazioni dalla sanità privata per provare a superare le liste d’attesa è un provvedimento tampone, oltre che per certi versi discutibile e con un’efficacia tutta da dimostrare, ma poi c’è bisogno di fare in modo di non essere punto e a capo dopo qualche mese. Un piano sanitario non esiste in Basilicata da 12 anni, lo abbiamo chiesto con forza insieme a un Consiglio straordinario dedicato alla sanità, ma su entrambi i fronti solito silenzio assordante».
Qualcuno ha commentato la vittoria del centrosinistra in Emilia Romagna e in un Umbria esaltando il protagonismo dei sindaci. Ce lo vede tra 4 anni un sindaco come candidato governatore del centrosinistra?
«Perché no? Del resto Marrese lo era. Ma le dico di più: come Bcc lavoriamo per vedere anche tanti cittadini tornare a impegnarsi per diventare sindaci, assessori e consiglieri comunali nei nostri centri, dopo una stagione in cui l’impegno pubblico è stato vissuto con distacco o addirittura da evitare. Dobbiamo mobilitare la società civile, i sindaci sono il primo avamposto dei bisogni e della sofferenza, delle istanze di sviluppo delle comunità, perché i più vicini alla base di rappresentanza. Ma lasciare tutto sulle loro spalle sarebbe sbagliato».
E un candidato di Basilicata casa comune alle prossime elezioni parlamentari alla guida del centrosinistra in uno dei collegi uninominali lucani?
«Qualche tempo fa, ho appuntato un pensiero espresso da un grande uomo di cultura di questa terra, da poco scomparso, il professor Lello Mecca, a proposito dell’impegno pubblico e della responsabilità che ciascun amministratore deve avere nel ruolo che è chiamato a svolgere: “il sacerdozio della democrazia è fare ciò che si deve nel luogo in cui si è, e nel ruolo che si sta svolgendo… senza pensare ad altro”. Io insieme al collega Vizziello svolgiamo la funzione di consiglieri regionali di opposizione. Oggi l’associazione Basilicata casa comune si trasforma in movimento politico. Mi pare siano queste le priorità! Se pensassimo già al Parlamento non saremmo differenti da tanti altri».
È ancora arrabbiato per la sua candidatura a governatore sfumata per le resistenze dei 5 stelle e degli altri partiti del fu “campo largo”?
«Arrabbiato non lo sono stato mai, nemmeno per un giorno, rammaricato sì ma non per cosa personale. In Basilicata poteva realizzarsi per prima il risultato conseguito in Umbria, invece, veti e sbarramenti hanno sfiancato la credibilità di candidati e partiti, rendendo impossibile anche la corsa dell’ultimo prescelto per poi consegnare la Regione, nuovamente ad un presidente ed a un centrodestra che avevano già dato prova di incapacità e indifferenza al destino della regione. I quali, per una sorta di eterogenesi dei fini, pur di vincere e rimanere in sella, si sono dovuti alleare con quello stesso passato che avevano detto di voler cambiare. Inutile a questo punto assegnare responsabilità per come sono andate le cose e alimentare ulteriori contrapposizioni. Ora possiamo solo, tutti insieme, trarne lezione. E a vedere come stiamo lavorando alla Regione sono ottimista».
Si è pentito di aver detto no a Pittella che le aveva offerto pubblicamente la presidenza del Consiglio se avesse appoggiato la sua candidatura per un secondo mandato da governatore?
«Assolutamente no. Marcello Pittella è politico di lungo corso, esperto e capace ma a tutta la squadra di Bcc ed a me non erano le poltrone o il posto in consiglio regionale a sollecitare l’intesa. Bcc è nata per cambiare la politica lucana, almeno quella del centrosinistra, per poterlo fare non serviva una ripicca terzo polista, utile, semmai, a rendere più agevole la vittoria del centrodestra ed a segnare ulteriori e definitive divisioni nella coalizione progressista. Il nostro unico obiettivo rimane quello di lavorare alla costruzione di un centrosinistra nuovo, forte, coeso e vincente per restituire futuro ai nostri giovani e speranze a chi vive o vuole ritornare a vivere in questa bellissima terra».
Come valuta l’operato del sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca, dal suo insediamento a oggi?
«Ha creato tanto entusiasmo, una squadra giovane, e c’è tanto da lavorare perché le aspettative, in una città sfiancata e delusa sono altissime. Per soddisfarle bisogna tenere gli occhi dritti sempre sui bisogni delle persone e la testa ai problemi della città e mai rivolgerli o piegarli al compromesso dei “palazzi più in alto”».
La sua discesa in campo, l’anno scorso, ha raccolto il sostegno entusiastico di tanti semplici cittadini ma anche di politici di lungo corso e imprenditori vicini alla politica come l’editore e patron del Potenza calcio Donato Macchia, che l’aveva voluta come vicepresidente dei rossoblù. E’ vero che le ha chiesto di dimettersi dal Consiglio regionale per far posto alla prima dei candidati non eletti della lista di Basilicata casa comune, che è l’attuale vicesindaca Federica D’Andrea?
«Posso dire categoricamente che non è vero e che non l’avrebbe mai fatto. Anche perché sa che mai avrei gestito come cosa privata la fiducia e le speranze di migliaia di elettori che mi hanno votato. Feci la stessa cosa quando mi sono dimesso dal Potenza. In questo mi conosce benissimo».
Il gelo che è calato nelle relazioni tra lei e Macchia in questi ultimi mesi è sotto gli occhi di tutti. C’entra qualcosa la lista di Basilicata casa comune per le elezioni amministrative di Potenza, che è stata presentata mentre lei si stava riprendendo dai suoi problemi di salute?
«La riflessione che lei fa investe più la sfera personale che politica. E mi viene da sorridere a pensare che alle regionali il problema di molti era il mio rapporto con Donato Macchia e oggi sembra essere il rapporto che non c’è. Siamo, evidentemente, due persone diverse. E nella vita, in modo non sempre comprensibile, a volte le strade portano a incontrarsi, a volte divergono.
Quanto alla campagna elettorale e alla lista al Comune di Potenza, abbiamo condiviso il sostegno al candidato Telesca con la formazione della lista Bcc. Dai primi giorni di giugno, a causa di un problema di salute, non ho potuto seguire le vicende politiche della città di Potenza. E fino ad allora non ricordo dissapori o contrapposizioni».
Come giudica il fatto che l’uscita da Bcc di 4 consiglieri comunali su 5 e della vicesindaca, a Potenza, vi abbia privato di una rappresentanza nella giunta? Rappresentanza che è assicurata, invece, ad altri gruppi con un singolo consigliere comunale che non hanno sostenuto Telesca al primo turno.
«Non giudico, ma non ci sono, ad esempio, motivazioni politiche reali, tali da giustificare la costituzione di un gruppo separato, dopo poco più di un mese dalla formazione di una giunta, alle cui trattative non ho potuto partecipare. Prendo atto dell’esito della vicenda e andiamo avanti ciascuno a sostegno della stessa causa per il bene della città.
Basilicata Casa Comune, fra le liste civiche a sostegno di Telesca è stato l’unico raggruppamento che ha mantenuto il simbolo con il quale si era presentato alle regionali e da due mesi non ha un proprio rappresentante in giunta. Sono certo che il sindaco Telesca non vorrà privarsi del nostro apporto e quando saremo chiamati ci faremo trovare pronti per offrire il nostro contributo».
Per la vostra assemblea regionale avete scelto Matera dove alle elezioni regionali di aprile Basilicata casa comune si è affermata come secondo partito con il 16,4% di consensi, dietro solo al o al 17,6%. Come valuta l’operato dell’amministrazione a trazione M5s guidata dall’ormai ex sindaco Domenico Bennardi?
«Con franchezza devo dire che se per un verso era oramai chiaro che l’amministrazione Bennardi non avesse più nulla da offrire alla città, per un altro, devo evidenziare, che l’ex sindaco è persona riflessiva e generosa che ha pagato lo scotto dell’inesperienza di buona parte del consiglio e di una stagione politica caratterizzata da instabilità e fibrillazioni interne alla stessa maggioranza, che ha portato a ripetuti cambi nella giunta che la città non sempre ha compreso».
Posto che con ogni probabilità il centrosinistra si presenterà diviso al primo turno, meglio con Bennardi e il Movimento 5 stelle, o con il Pd e un suo candidato sindaco?
«La nostra priorità è Matera e fare il bene della città e dei materani. Non siamo interessati a scontri o a rese dei conti, eredità di un passato che non ha fatto bene alla comunità. Chiediamo un immediato confronto programmatico e unità alle forze progressiste».
Tra i due litiganti c’è la possibilità di un candidato sindaco di Basilicata casa comune?
«Basilicata casa comune, da tempo, sta lavorando al programma per la città e alla composizione di una lista forte e competitiva. Una lista che lavora per l’unità e il rinnovamento della rappresentanza consiliare. Il risultato conseguito alla regionali ci distacca da pochi decimali dal Pd e pone Bcc in un rapporto di pari dignità. A guidare le scelte dei prossimi mesi non potranno che essere qualità della proposta, forza delle candidature e capacità di aprirsi alla comunità e alle forze economiche e sociali del territorio».
Come consiglieri di Bcc avevate avanzato la proposta di una commissione d’inchiesta sulla gestione della crisi idrica. Non più tardi di tre settimane fa, però, i sindaci presenti nell’assemblea di Acquedotto lucano spa hanno votato all’unanimità la conferma dell’amministratore unico scelto da Bardi nel 2019, Alfonso Andretta, e la proposta di trasformare già nei prossimi mesi l’organizzazione della società. Con l’istituzione di un consiglio di amministrazione in cui dovrebbe essere rappresentata anche la minoranza regionale. Non teme che la commissione potesse prestarsi a strumentalizzazioni da chi punta alla gestione di una delle principali stazioni appaltanti della regione?
«La istituzione della commissione d’inchiesta era un atto necessario, un atto di doverosa trasparenza nei confronti di cittadini e imprese che da mesi vivono una inedita condizione di difficoltà, era un’azione indispensabile per far chiarezza sulla gestione, passata e presente, delle dighe, sulla gestione della risorsa idrica in generale e sulla emergenza degli ultimi mesi. La politica non doveva mai rinunciare alla sua funzione ed il Consiglio ai compiti e alle prerogative di controllo e verifica delle azioni compiute e delle eventuali responsabilità.
La commissione non ha, e non poteva avere, alcuna attinenza con una richiesta di coinvolgimento nella gestione di Acquedotto Lucano e della sua stazione unica appaltante, che per la verità neanche esiste, appoggiandosi Acquedotto ad altre stazioni uniche appaltanti esterne, pur essendo una delle più grandi centrali di appalti della regione. Aver rinunciato alla commissione, con argomentazioni speciose e negando l’importanza di un istituto previsto dallo Statuto, ha ridotto l’autonomia del Consiglio regionale e la sua sovranità e legittimato, o forse ulteriormente incentivato, l’intervento della magistratura.
Riguardo all’ultima assemblea dei soci di Acquedotto Lucano, sono stati proprio i sindaci a larga maggioranza ad invocare un cambio del sistema di governo della società, chiedendo il superamento dell’ amministratore unico e di Andretta e l’istituzione di un consiglio di amministrazione, come previsto dalla legge e dallo statuto. Il disastro è sotto gli occhi di tutti e per primi i sindaci hanno chiesto un coinvolgimento dei territori e un allargamento della responsabilità a chi meglio conosce la Basilicata in un cda a 5 componenti senza aggiungere costi o prebende ulteriori. Basta con “i marziani” in Basilicata.
La conferma per sei mesi di Andretta è stato un atto obbligato, a cui l’assembla non si è sottratta, per consentire la gestione dell’emergenza idrica e la realizzazione della nuova condotta, con i poteri ordinari dell’organo di governo.
La mancata conferma di Andretta per i sei mesi previsti e fino alla chiusura annuale del bilancio, avrebbe fatto scattare la prorogatio dell’amministratore e la limitazione dei poteri di gestione, che avrebbe di fatto impedito di eseguire gli interventi di emergenza, per la verità, individuati solo qualche giorno prima. In Acquedotto lucano, nei prossimi anni, non ci sarà da distribuire caramelle, ma ricostruire una gestione e una organizzazione che è il caso di dire “ fa acqua da tutte le parti”. In ogni caso Bcc ha chiesto e continua a chiedere discontinuità nel modello di gestione di Acquedotto lucano e che il governo regionale restituisca alla Basilicata il protagonismo dei soggetti pubblici nella gestione della risorsa idrica all’interno della nuova società Acque del Sud spa».
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