Sassari – Insieme al presidio degli ulivi, anche la Basilica di Saccargia – in questi mesi in cui in Sardegna, le lotte contro una transizione energetica messa in pratica con logiche speculative si sono fatte sempre più forti – è diventata simbolo di difesa e tutela del territorio sardo. Minacciata da un progetto di ristrutturazione e potenziamento di una vicina centrale eolica, il più noto e iconico monumento romanico della Sardegna è stato sede di una tra le prime, grandi mobilitazioni contro la speculazione energetica: è-vento di Saccargia riunì a giugno migliaia di sarde e sardi contrari a decisioni che possono danneggiare il loro patrimonio storico e ambientale, in un luogo considerato emblema di un approccio predatorio e noncurante dell’identità del territorio.
Eppure, nelle ultime settimane la lotta contro la speculazione ha subito importanti evoluzioni, assumendo contorni dissonanti. Se da un lato a fermare la resistenza non violenta del presidio degli ulivi è stato il decreto di sequestro e sgombero (con tanto di rimozione delle piante) emanato – come ha dichiarato l’avvocata dei presidianti Giulia Lai – su richiesta del pm, che ha aperto un fascicolo in seguito alla querela della società energetica Terna con accusa di danneggiamento e occupazione di area di pubblica utilità, dall’altra anche il cerchio di tutela e protezione che si era creato attorno alla Basilica di Saccargia viene messo in discussione. Contro vari pronostici, l’okay alla centrale eolica nei pressi della monumentale Basilica è arrivato.
SULLA BASILICA DI SACCARGIA COME LUOGO IDENTITARIO
La chiesa abbaziale della Santissima Trinità di Saccargia, la cui costruzione è iniziata nel territorio di Codrongianus nel 1112, è un monumento emblema dell’architettura romanica in Sardegna. Le lotte dei comitati contrari alla speculazione energetica e agli appetiti delle multinazionali delle rinnovabili, hanno fin da subito ribadito la necessità – fra le tante – di tutela dei beni archeologici e paesaggistici dell’Isola da un eventuale assalto al territorio.
E in questa declinazione, il potenziamento del Parco eolico Nulvi Ploaghe proposto da Erg Wind Energy ed Erg Wind Sardegna, progetto da 27 torri eoliche con potenza complessiva MW 121,5 che intaccherebbero l’area archeologica e il panorama della Basilica di Saccargia, è spesso stato al centro del dibattito, considerato simbolo di una speculazione che ignora le peculiarità del luogo. L’autorizzazione unica all’impianto però, se da un lato preoccupa, dall’altra spinge al dissenso e all’azione.
IL SILENZIO ASSENSO
Per l’associazione ecologista Gruppo di Intervento Giuridico (GrIG), la Regione Sardegna ha avuto un ruolo «determinante» nell’autorizzazione del progetto di ristrutturazione e potenziamento della centrale eolica, a breve distanza dalla Basilica di Saccargia. In breve, come spiegato dal GrIG, dopo lunghe vicissitudini il progetto ha ottenuto la definitiva autorizzazione unica grazie al formarsi del silenzio assenso da parte della Regione, secondo cui la mancanza di disponibilità delle aree da parte della Società energetica inibiva il rilascio dell’autorizzazione. Ma – afferma la sentenza TAR – “la loro effettiva disponibilità dipenderà dallo svolgimento delle procedure espropriative a valle dell’avvenuta conclusione del procedimento autorizzativo”.
In altri termini, come spiega dal GrIG Stefano Deliperi, «nel caso specifico della centrale Nulvi Ploaghe si parla di silenzio assenso da parte della regione perché al termine di una lunga questione legata ai vari procedimenti di valutazione di impatto ambientale (VIA), c’è stata la decisione del Consiglio dei ministri di chiudere il procedimento di VIA. A seguire però c’è stato un altro procedimento detto di costruzione e gestione dell’impianto, procedimento quest’ultimo che è in capo alla regione che ha quindi ricevuto richiesta da parte della società energetica interessata alla costruzione, ma non ha – la regione – risposto nei termini, anzi».
Centrale sarebbe il fatto che – aggiunge Deliperi – «la regione ha detto in sostanza “la tua domanda – della società energetica – non posso esaminarla perché non hai i terreni a disposizione per realizzare la centrale”. Ora, la norma di legge, come dice il TAR, prevede però che la società avanzi richiesta di costruzione e possa chiedere contemporaneamente la dichiarazione di pubblica utilità e urgenza e l’avvio delle procedure di esproprio; che è quello che ha fatto. Quindi, dice il TAR: tu regione non potevi limitarti a dire “non hai ancora in mano i terreni”, avresti dovuto fare altro e rispondere perché nel mentre, dopo 60 giorni dalla domanda, si è formato il silenzio assenso, il 14 giugno 2024».
I LIMITI DI UNA MORATORIA REGIONALE E L’ATTESA SULLE AREE IDONEE
Il GrIG ribadisce anche i limiti della legge 5, la cosiddetta “moratoria” di 18 mesi varata dalla Sardegna sulle autorizzazioni per gli impianti rinnovabili. «La legge in sé non ha visto la sospensione di alcun procedimento di VIA – dichiara in merito Deliperi – continuano ad andare avanti, ce ne sono un’ottantina in corso in Sardegna: il momento definitivo arriverà con l’approvazione della legge sulle aree idonee [che escluderebbe entro i 7 chilometri dalla Basilica l’installazione delle pale, ndr]. Noi riteniamo necessaria una moratoria nazionale [che il GrIG propone qui, ndr] in modo da arrivare a una generale pianificazione giusta».
«Quello che molte società energetiche inoltre stanno facendo è – siccome ci sono dei termini che non possono essere rispettati perché il numero di richieste è enorme – chiedere un risarcimento dei danni anche se il progetto non è stato approvato ma anzi, proprio per la mancata procedura nei termini». Anche in quest’ottica, la proposta di fideiussione contenuta nel ddl regionale sulle aree idonee e inidonee all’installazione degli impianti, approvato dalla Giunta regionale, per Deliperi «serve, è una proposta che è partita da noi».
Come riportato nel sito della regione, come ulteriore garanzia contro la speculazione infatti “prevediamo l’obbligo per le imprese di presentare due polizze fideiussorie: una finalizzata a garantire la corretta realizzazione dell’impianto e evitare cantieri incompiuti, e l’altra per garantire la corretta dismissione di questo quando giunto a fine vita. Queste polizze sono uno strumento contro quelle società con bassissimo capitale nate al solo scopo di vendere l’autorizzazione [che verrà concessa a chi stipula la polizza, ndr] al migliore acquirente”. Un passaggio per il GrIG «fondamentale perché sgrava tra chi fa cose serie e chi specula».
LA RABBIA DEL MOVIMENTO PER LA PRATOBELLO ’24
In merito all’okay al parco presso la Basilica di Saccargia, il Movimento per la Pratobello ’24 in un comunicato ha dichiarato che la sentenza “mette in evidenza non solo la gestione superficiale della Regione Sardegna, ma anche la sua diretta responsabilità nella devastazione del nostro territorio. Un grave vuoto istituzionale che non possiamo più tollerare”, aggiungono, chiedendo inoltre le dimissioni “immediate” della presidente Alessandra Todde e dell’assessore all’industria Emanuele Cani.
“È inaccettabile che le istituzioni regionali si mostrino così negligenti di fronte a decisioni che hanno il potere di cambiare irreversibilmente il volto della Sardegna. La loro incapacità di agire tempestivamente e di proteggere il nostro patrimonio testimonia una mancanza di rispetto verso i sardi e i loro diritti”, prosegue sempre la nota. “Questo episodio è la conferma che ci troviamo di fronte alla svendita della nostra terra da parte di chi dovrebbe difenderla e tutelarla. È tempo di rivendicare con fermezza che il futuro della Sardegna non possa essere deciso da chi, per inerzia o indifferenza, contribuisce alla devastazione della nostra terra”.
LE REPLICA DEI 5 STELLE
Il Movimento 5 Stelle ha rilasciato un comunicato in cui sostiene che quelle in merito al silenzio assenso siano accuse “false e fuorvianti. L’8 aprile 2024, quando la giunta Todde non si era neanche insediata – si legge – il Consiglio di Stato aveva emesso una sentenza definitiva a favore della società ERG Wind Energy, chiudendo un contenzioso legale durato tre anni. La Regione Sardegna non poteva non prendere atto del fatto che l’autorizzazione non era più negabile, proprio in virtù della sentenza, e ogni ulteriore ricorso sarebbe stato privo di fondamento giuridico. In questo contesto, la domanda presentata da ERG il 15 aprile 2024 non è stata altro che una conseguenza inevitabile” [l’intera nota qui, ndr].
Al di là delle complessità emerse, nonostante mesi di mobilitazioni, presìdi e battaglie in difesa del territorio e del patrimonio storico e culturale, ciò che era stato denunciato come il rischio più grande dai comitati, associazioni e dalle comunità locali, è diventato realtà. L’autorizzazione al progetto presso la Basilica di Saccargia segna non tanto l’inizio di una nuova trasformazione del paesaggio, quanto la percezione di una distanza sempre più profonda tra le istanze del territorio e le decisioni istituzionali.
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