La manifestazioni dei “buoni”, le occupazioni dei “cattivi” e il dialogo che manca nelle scuole

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Amedeo Ciaccheri, presidente del municipio VIII di Roma, è andato a parlare nel Virgilio occupato nel giorno in cui la preside dell’istituto organizzava una manifestazione per chiedere punizioni esemplari contro i propri studenti

Che sconfitta per una missione così alta come quella che ci consegna la nostra costituzione dover assistere al grottesco spettacolo della resa che qualche dirigente scolastico ammette in pubblica piazza in queste ore. Non è vero che ogni anno le occupazioni delle scuole si ripetono come esercizio di stile degli studenti dei licei del nostro paese. Non è vero. È vero piuttosto che di anno in anno diventano sempre più stanche, ridondanti, estremizzate fino all’imbarazzo le pagine di commenti di presidi giudicanti, di sociologi disfattisti, di commentatori da talk show che stereotipano sempre nello stesso modo generazioni sempre diverse che scelgono di prendere parte alla vita del nostro dibattito pubblico in forme sempre più creative, per necessità.

La preside del liceo Virgilio in queste ore ha scelto di convocare una manifestazione pubblica in una piazza centrale di Roma per protestare contro i propri studenti che occupano la scuola. Una piazza non casuale, sotto le finestre della prefettura, per dichiarare la sua esasperazione e chiedere misure repressive contro i suoi studenti.

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In queste stesse ore, casualmente, venivo invitato in quella stessa scuola per discutere di quello che non troviamo ogni giorno sui nostri giornali ma che lentamente si fa strada tra le aule parlamentari per cambiare irrimediabilmente lo statuto della nostra democrazia ossia la vocazione autoritaria di un governo che ha disegnato un decreto sicurezza tutto scritto all’ insegna del principio di Punizione.
Ho poche velleità, poco curriculum e troppo giovane età per essere annoverato nella schiera dei cattivi maestri ma forse questa generazione di maestri e maestre con animo sincero ne avrebbe davvero bisogno. Maestri e maestre, professori e professoresse, presidi come ce ne sono in quantità in giro per le nostre scuole ma che non fanno più notizia.

La scuola è aperta a tutti, così recita la costituzione italiana. È aperta a chi vuole studiare e a chi non vuole studiare, a chi parla italiano e a chi non lo parla ancora. È aperta a chi vive con gioia la sua età e a chi scalpita nervoso cercando risposte alle proprie preoccupazioni e aspirazioni. È aperta al confronto, come al conflitto. È aperta allo scontro come al dialogo. Una scuola occupata non ha mai cancellato un diritto, male che va ha sospeso il tempo dello scorrere dell’anno scolastico per porre una domanda, cosa manca nelle lezioni di ogni giorno, cosa eccede l’orario curriculare che non trova spazio.
Si dirà, sgomberare serve a restituire la scuola alla sua funzione e evitare danni che colpiranno tutta la comunità scolastica. Perché allora non promuovere un incontro, un dialogo, senza minacce di ripercussioni, espulsioni, multe.
Si dirà, serve a chiarire chi dentro la scuola è la parte sana e chi no della comunità scolastica.
Quanto cattivismo ci meritiamo in questa epoca.

Ho incontrato questa comunità di cattivissimi occupanti, c’era chi di sabato mattina passava lo straccio per terra, chi preparava un tavolo per pranzare insieme, in qualche decina erano in cerchio a leggere i giornali, altri controllavano la porta per difendere la scuola da intromissioni. Difendere la scuola.

Quando una scuola viene danneggiata è un danno a tutta la comunità, bisogna esserne consapevoli, ma per come sono messe le condizioni strutturali delle nostre scuole, crediamo davvero che più dell’incuria la responsabilità sia di un occupazione?
E se una scuola viene devastata da un incendio cosa mancava per farla essere al sicuro ?
Nelle prossime settimane magari si aggiungeranno altre manifestazioni, altre proteste, altre occupazioni. Eppure anche se da fuori ci potrebbero sembrare sempre uguali a loro stesse, quanta creatività c’è in quello che accade di così raro fuori dalla bolla digitale perché questa generazione possa vivere con il corpo, e la propria voce, l’istinto a partecipare attivamente alla vita politica del nostro paese.
Applaudivamo gli studenti del Fridays for future ma quando hanno iniziato a bloccare le strade per essere ascoltati, ecco là una legge nuova immaginata apposta per fermare questa generazione. Ed è solo uno degli articolati del nuovo decreto Sicurezza che questo governo si prepara a emanare.
Di questo mi hanno chiesto di parlare al Virgilio Occupato, di ciò che li riguarderà. Li riguarda così da vicino che la loro stessa dirigente si è rivolta alla Prefettura per anticipare i tempi e chiedere una punizione. Come minimo hanno azzeccato l’argomento del giorno. Adesso possono passare alla prova a piacere, e ci potrebbe stupire. Dobbiamo sperare che questa generazione ci possa stupire mentre ci annoiamo con la retorica di ogni autunno sul vecchio gioco della lavagna, da una parte i buoni, dall’altra i cattivi.

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