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Dopo anni di verità negate e di rassicurazioni sul fatto che la superstrada Pedemontana Veneta non sarà un bagno di sangue per le casse pubbliche della Regione, la Lega ha dovuto arrendersi all’evidenza e ammettere che è meglio se la gestione passa allo Stato. Alla faccia dell’autonomia, se si profila un salasso è meglio affidarsi al bilancio nazionale. Lo si è capito nell’aula di Montecitorio quando il deputato trevigiano Gianangelo Bof ha presentato un ordine del giorno al decreto legge Concorrrenza che costituisce la clamorosa conferma di un fallimento.
Già nella discussione in corso a Venezia sul bilancio regionale la questione Pedemontana aveva ha fatto la sua irruzione, costringendo all’aumento dell’Irap a carico delle aziende per far fronte alle maggiori spese che vanno liquidate al concessionario Sis per oltre 100 milioni di euro nei prossimi tre anni.Il documento presentato da Bof è stato fatto proprio dalla maggioranza di governo sotto forma di raccomandazione. In quel momento alla presidenza della Camera c’era il sottosegretario leghista all’economia e finanze, Massimo Bitonci.
La Pedemontana collega la A4 Milano-Venezia alla A27 Venezia-Belluno, con un percorso di 94 chilometri. È stata costruita dal gruppo torinese Sis, con una spesa di 2,3 miliardi di euro (dei quali 900 milioni di finanziamento pubblico). Il concessionario ha però ceduto nel 2017 alla Regione i diritti derivanti dai pedaggi, in cambio di un canone annuo di occupazione che in 39 anni (a partire dal 2024) costringerà l’amministrazione veneta a sborsare circa 13 miliardi di euro, una media di 300 milioni all’anno. Siccome gli incassi non coprono tutta la somma, ecco che si profila un pesantissimo “buco” per le casse pubbliche.
L’uovo di Colombo, per l’amministrazione di centrodestra, è che la concessione passi allo Stato. La premessa dell’ordine del giorno del deputato Bof spiega: “Si tratta di una infrastruttura a carattere strategico, dichiarata dallo Stato ‘di preminente interesse nazionale’, che attraversa la regione nel territorio vicentino e trevigiano e si sviluppa nel contesto del Corridoio Europeo Mediterraneo (ex Corridoio n. 5). La realizzazione si è resa necessaria ai fini del decongestionamento dell’area del Veneto centrale, tra le più industrializzate e produttive a livello nazionale, e la riorganizzazione dell’intero sistema viario, in seguito alla crescente richiesta di mobilità verso l’Est europeo da parte del comparto economico e industriale dell’area”.
Proprio grazie alla “rilevanza strategica, sia nazionale che europea” ecco la proposta di far rientrare l’opera “tra le strade e autostrade di competenza statale, dove il ruolo di concedente è assunto dallo Stato per il tramite del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Il governo è stato così impegnato “a promuovere le iniziative necessarie affinché lo Stato possa subentrare alla regione del Veneto nel ruolo di concedente della Superstrada Pedemontana Veneta”.
La mossa della Lega aveva avuto un annuncio in estate, ma il progetto di far incamerare l’opera dallo Stato non era andato in porto. Adesso la raccomandazione traccia la strada. Tanto è bastato al deputato Enrico Cappelletti del Movimento Cinquestelle per dichiarare: “Non si vede la fine nella tragicommedia, siamo davanti a un’ennesima iniziativa scandalosa. È veramente curioso che l’esponente di un partito come la Lega, che sostiene la battaglia per l’autonomia differenziata a giorni alterni, pensi di rifilare allo Stato il più grande sperpero di risorse pubbliche della storia della Repubblica italiana”. Ricorda che “a fronte di un costo di 2,258 miliardi di euro, la Regione presieduta da Zaia ha assunto impegni di spesa addirittura per 13 miliardi di euro, circa 11 miliardi in più”.
Una presa di posizione viene anche da Matteo Favero, responsabile Ambiente e Infrastrutture del Pd veneto. “La Lega parla, a seconda della convenienza, lingue diverse a Roma e in Veneto. Mentre a Venezia sbandiera il sogno dell’autonomia, a Roma chiede di scaricare sulle casse dello Stato centrale i debiti causati dai suoi errori. Il conto della Pedemontana per i primi tre anni ammonta già a 113 milioni in più. È la conferma del buco milionario di questa infrastruttura fortemente voluta dal governatore Luca Zaia”.
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