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L’AQUILA – Una stangata da 717.000 euro sulla Asm, la società comunale aquilana che gestisce il ciclo dei rifiuti, e che già naviga in brutte acque: questo l’esito della decisione del Tribunale dell’Aquila, Sezione imprese, che ha accolto la richiesta da parte del Cogesa, la società consortile che gestisce anche la discarica Noce Mattei di Sulmona, di emettere un’ingiunzione di pagamento, entro il 12 dicembre.
Una notizia che ha già provocato la durissima reazione del segretario Regionale Uiltrasporti Abruzzo, Primo Cipriani, che parla di “una situazione drammatica”, a maggior ragione dopo l’incendio della sede Asm di Bazzano, temendo che “alla fine a pagare il conto saranno i lavoratori” chiedendo dunque alla società presieduta da Lanfranco Massimi: “quale futuro state progettando per Asm?” e “che fine ha fatto il milione di euro che la Regione Abruzzo aveva deliberato per l’acquisto dei mezzi distrutti dall’incendio?”.
Va giù duro anche il Partito democratico dell’Aquila, che parla di responsabilità politica, “del sindaco Pierluigi Biondi in particolare che, tra una riunione Anci e una kermesse di Fratelli d’Italia in giro per l’Italia, ha ormai abdicato alla funzione conferitagli dagli elettori. Tanto a pagare saranno gli aquilani, chi se ne importa”, puntando il dito contro la raccolta differenziata inchiodata al 40%, a fronte di una media regionale che si attesta oltre il 65%”, e il pessimo rifiuto indifferenziato conferito a Sulmona, che è uno dei motivi dell’aumento.
Determinante per il salasso gli adeguamenti tariffari non corrisposti dall’Asm, e che erano stati per molti anni sottodimensionati. Su questa vicenda si era già consumato uno scontro tra l’ex amministratore unico Franco Gerardini sostituito poi da Nicola Sposetti, che ha portato la tariffa per conferire il rifiuti alla discarica di Sulmona dalle 110 euro a tonnellata, tariffe in vigore dal 2018 alle più congrue 145 euro a tonnellata, dal 2023.
Questo in particolare anche perché come spiegato da Gerardini, i rifiuti indifferenziati che arrivano dall’Aquila sono di pessima qualità, composti al 40% dall’organico putrescente che è il principale responsabile del miasmi della discarica, e impone un surplus di trattamento al Cogesa per l’inertizzazione.
Del resto l’accordo di ristrutturazione dei debiti e il relativo piano di risanamento, omologato dal Tribunale nel mese di marzo, prevede che la società riscuota 7.379.653 euro entro il 2025 e tanti sono i comuni debitori a cui ora a cui ora il Cogesa dopo anni di gestione allegre ha cominciato a battere cassa.
Sulmona ad esempio deve pagare di arretrati 776.000 euro, Scoppito 268.000 euro, Vittorito 212.000 euro, Castel di Sangro 141.000 euro, Corfino 124.000 euro.
Sullo sfondo anche un incarico legale a due professionisti per un costo di 280.000 euro, assegnato e poi revocato da Sposetti, che però ha spiegato un una nota che motivo dell’incarico risiedeva “solo ed esclusivamente nell’esigenza di assicurare una rapido ed effettiva riscossione dei crediti nell’interesse esclusivo della società: i due professionisti mi avevano garantito che avrebbero intrapreso l’azione legale entro due settimane dal conferimento dell’incarico”.
Interviene dunque la Uil: “non vorremmo che a pagare il tutto siano i lavoratori e le lavoratrici di Asm, ricordiamo a tutti che nel mese di dicembre bisogna pagare stipendi e tredicesime e sappiamo tutti che ASM s.p.a. non dispone di tanta liquidità – incalza Cipriani -. Dopo l’incendio, abbiamo visto tanta solidarietà da parte di tutti, non poteva essere altrimenti, ricordiamo che nell’incendio Asm S.p.A., sono andati distrutti moltissimi mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti nel Comune di L’Aquila. Asm con urgenza li sostituiva con mezzi in affitto per non interrompere la raccolta dei rifiuti nella nostra città”.
I lavoratori e le lavoratrici dell’azienda ASM s.p.a. “senza batter ciglio e in silenzio si sono rabboccati le maniche e hanno svolto con molta dignità il servizio di raccolta e spazzamento della città e hanno dimostrato attaccamento alla propria azienda senza creare maggior difficoltà all’azienda medesima. Ad oggi, purtroppo, vediamo che la situazione aziendale non è migliorata, anzi per essere onesti noi riteniamo che l’azienda Asm ancora lavori in emergenza, l’emergenza in ASM non è ancora finita. Ricordiamo a tutti che l’azienda ASM prima dell’incendio operava nel territorio Comunale di L’Aquila con due sedi una si trova a Pile zona Ovest della città, e l’altra si trovava a Bazzano nella zona est/periferica della nostra città.
In quei giorni drammatici molti lavoratori che prendevano servizio nella sede di Pile, per svolgere il proprio lavoro nel Comune di L’Aquila sono stati trasferiti nel capannone affittato a Pizzoli, tant’è vero che ancora ad oggi, prendono servizio in quella sede e poi vengono a svolgere la propria prestazione lavorativa nel territorio del Comune di L’Aquila. Invece a Pile hanno messo due container per adibirli a spogliatoi. I lavoratori e le lavoratrici ancora sperano che l’azienda cerchi un’altra sede nella zona est per sostituire quella distrutta, per cercare di ricreare una “logistica dignitosa” come prima dell’incendio. I lavoratori e le lavoratrici ancora ci sperano. Purtroppo ad oggi non si sa più nulla”.
Per il Partito democratico, “la vicenda si trascina da tempo. Non intendiamo tornare sulle bizzarre modalità con cui l’amministrazione Biondi, nel 2018, ha dato il via libera ad Asm per entrare con una quota nel Cogesa; sta di fatto che il Comune dell’Aquila ha “invaso” con i suoi conferimenti il sito di Noce Mattei. Dinanzi a questa situazione, il Cogesa ha approvato – per il 2021 – una tariffa di 120 euro a tonnellata per il conferimento dei rifiuti aquilani per poi arrivare, negli anni a venire, a 145 euro, sebbene il contratto ne riportasse 110 euro. Asm, però, non ha voluto riconoscere la maggiorazione e il sindaco Biondi ha iniziato a blaterare di “sterili campanilismi” e di “inspiegabile clima anti aquilano”. Si è arrivati, così, al braccio di ferro, col risultato che, ora, ASM dovrà sborsare oltre 700 mila euro”.
La verità è che, secondo il Pd, che “la richiesta di adeguamento tariffario del Cogesa era giustificata dal fatto che i rifiuti indifferenziati che arrivavano dall’Aquila erano di pessima qualità, composti al 40% da organico putrescente, e imponevano dunque un surplus di trattamento per l’inertizzazione. E ciò deriva dall’incapacità dell’amministrazione Biondi che, dal 2017 ad oggi, non è riuscita ad attivare un virtuoso servizio di raccolta differenziata, tant’è vero che L’Aquila occupa da anni, malinconicamente, le ultime posizioni in Italia, con un tasso di rifiuti urbani differenziati sotto il 40% a fronte di una media regionale che si attesta oltre il 65%”.
Ciò si traduce in un servizio pessimo per le cittadine e i cittadini, sebbene la Tari sia tra le più vessatorie d’Italia Un capolavoro di inefficienza. Purtroppo, il sindaco dell’Aquila è ormai preda di deliri d’onnipotenza: ha ritenuto giusto che un comune virtuoso, che magari ha portato la differenziata al 75-80%, fosse costretto a pagare più del comune dell’Aquila solo perché lui credeva di poter alzare la voce paventando il rischio fallimento per il Cogesa. Di fatto, Biondi – incapace di fare la raccolta differenziata – ha pensato di poter mettere sotto scacco l’azienda consortile per strappare un prezzo inferiore facendo leva sulle difficoltà economiche della partecipata”.
“Che poi: Biondi aveva blaterato di non avere difficoltà a trovare 7-800 mila euro l’anno per far fronte alle maggiori spese necessarie per smaltire i rifiuti altrove; e allora: come si giustifica la volontà di mettersi di traverso alle richieste del Cogesa che avrebbero pesato su Asm per 220mila euro l’anno circa? Si era pronti a dare 7-800mila euro in più ad altri, con ulteriore aggravio di spesa per i cittadini aquilani, e non a venire incontro ad una società totalmente pubblica del territorio, per una cifra inferiore: si è trattato soltanto di prova muscolare, fallita, di Biondi, oppure c’è chi è già pronto a ricevere i rifiuti aquilani a prezzi maggiorati e a scapito dei cittadini? E non vorremmo pensare mai che si sia tentato di usare Asm per far fallire il Cogesa: sarebbe davvero irresponsabile”.
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