le richieste per gli imputati con il rito abbreviato

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Un’attività di spaccio e narcotraffico, droga tra il Tirreno cosentino e la Campania, 90 anni e 6 mesi le richieste per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, chiesta anche una assoluzione

Scalea, 3 dicembre 2024 – Una presunta organizzazione di narcotraffico, droga tra il Tirreno e la Campania; al tribunale di Catanzaro le richieste del pubblico ministero per i dieci imputati con il rito abbreviato: novanta anni e sei mesi; è il cumulo delle pene richieste nel processo che si svolge davanti al Gup distrettuale. Una attività di spaccio, quella disvelata dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, ritenuta consistente, che confermerebbe la presenza dell’asse fra la Campania ed il Tirreno cosentino, in particolare Scalea. Collegamenti, fra l’altro, recentemente confermati anche da una ulteriore attività investigativa, ancora nelle fasi preliminari, svolta dai carabinieri della compagnia di Scalea.

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Il pubblico ministero Reale del tribunale catanzarese ha prodotto, ieri mattina, le richieste di pena per i dieci imputati coinvolti nell’operazione convenzionalmente denominata “Parco Roma”, perchè alcuni indagati si trovavano agli arresti domiciliari proprio in quelle abitazioni nella località Petrosa di Scalea. Sono in tutto 15 le persone coinvolte, dieci hanno scelto il rito abbreviato. Fra gli indagati, che hanno scelto invece il rito ordinario, risulta anche il killer di Simonetta Lamberti, una bambina di 11 anni, figlia del magistrato Alfonso Lamberti, che rimase uccisa nel corso di un attentato il cui obiettivo era suo padre, all’epoca dei fatti procuratore a Sala Consilina. Il tragico evento si verificò il 29 maggio 1982.

Le richieste del Pm Reale

Queste le richieste presentate ieri al Gup distrettuale dal pubblico ministero Reale:

  • per Domenico Tamarisco 50 anni, di Torre Annunziata, difeso dall’avvocato Antonio Iorio, la richiesta è 16 anni di reclusione e 100mila euro di multa;

  • per Luigi Vicidomini, 39 anni di Nocera Inferiore, assistito dagli avvocati Giuseppe Della Monica e Francesco Vicidomini: 12 anni e 60mila euro di multa;

  • per Patrizio Fiume, 42 anni di Portici, difeso dagli avvocati, Umberto Costanzo e Antonio Cardillo: 12 anni di reclusione e 60mila euro di multa;

  • per Salvatore Maiorino, 35 anni, di Nocera Inferiore, assistito di fiducia da Sofia D’Amora e Giuseppe Bruno: 12 anni e 60mila euro di multa;

  • per Pietro Santagada, di Scalea, difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Armando Sabato, chiesti 10 anni e 60mila euro di multa, inoltre per Santagada è stata chiesta l’assoluzione per il capo 2;

  • per Ivano Busiello di Scafati, 48 anni, assistito dagli avvocati Giuseppe Fedele e Antonio Usiello, 9 anni e 60mila euro di multa;

  • per Fabio Scaglione, di Scalea, 51 anni assistito dall’avvocato Antonio Crusco, 7 anni e 6 mesi e 30mila euro di multa;

  • per Gianluca Lano, 46 anni di Roccapiemonte, difeso dagli avvocati Bonaventura Carrara e Nunzio Raimondi: 6 anni e 18mila euro di multa;

  • per Enrico Uda, 52 anni di Cagliari, assistito dagli avvocati Patrizio Rovelli e Fabrizio Rubio, la richiesta è di 6 anni e 18mila euro di multa.

Una richiesta di assoluzione

Richiesta diversa, infine, per Vittorio Casillo, 39 anni di Terzigno, assistito dall’avvocato Enrico Ranieri per il quale il pm Reale ha chiesto l’assoluzione.

Le contestazioni

Agli imputati vengono contestati vari reati e a vario titolo: dal traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, quali cocaina, hashish e marijuana, allo spaccio, all’appartenenza a sodalizi criminali ben precisi. A giugno del 2023 gli arresti per un carico di 20 chilogrammi di cocaina. In quella occasione è finito in carcere, insieme ad altri Domenico Tamarisco, alias “Nardiello”, sospettato di ricoprire un ruolo apicale nell’ambito della criminalità organizzata dell’agro-nocerino sarnese, all’epoca dei fatti sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di Scalea, presso il complesso residenziale denominato “Parco Roma”, nella zona conosciuta come “Petrosa”.

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In particolare, il sodalizio criminale avrebbe operato, secondo la ricostruzione, con la ripartizione di compiti tra capo promotore e partecipi in qualità di fornitori, acquirenti, corrieri, custodi e distributori sul territorio della sostanza stupefacente. Avrebbe agito con l’acquisizione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacente da narcotrafficanti prevalentemente della provincia di Reggio Calabria oltre che campani, da rivendere ad acquirenti della sona della provincia di Salerno e

Napoli; avrebbe utilizzato molteplici luoghi e nascondigli a Scalea, Nocera Inferiore, Tersigno e Pompei per la custodia e l’occultamento dei pacchi di sostanze stupefacenti, prevalentemente provenienti dalla Calabria.



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