Sono 320, l’assessore Lanzarin: «Incentivi per sostituirli». L’Anaao: «Lavorano anche 18 ore al giorno»
Impossibile, per il Veneto, eliminare subito tutti i 320 medici gettonisti (cioè non dipendenti del servizio pubblico ma forniti dalle cooperative per i turni richiesti), all’opera soprattutto nei Pronto Soccorso, nonostante il giro di vite introdotto dal decreto Schillaci, appena pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il provvedimento impone tariffe massime di 85 euro l’ora per gli specialisti di Pronto Soccorso e gli anestesisti, di 75 per gli altri, di 28 euro per gli infermieri dell’emergenza-urgenza e di 25 per i colleghi al lavoro in reparti diversi. Ai gettonisti inoltre si potrà ricorrere solo in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione (massimo 12 mesi), senza proroga e solo se non si sia in grado di ovviare altrimenti alle carenze del personale interno. Viene infine introdotto un tetto massimo di 48 ore settimanali e un riposo obbligatorio di undici ore tra un turno e l’altro.
Oltre 42mila turni
A febbraio la Regione aveva annunciato di voler eliminare il ricorso ai gettonisti entro fine anno, deliberando l’opportunità per le aziende sanitarie di ingaggiare liberi professionisti con un compenso inizialmente di 80 euro l’ora per il Pronto Soccorso e la Terapia intensiva e 60 per le altre discipline (40 euro per gli specializzandi), poi portati a 100 euro per tutti. Ora siamo a fine anno, ma i gettonisti continuano a coprire circa 42.061 turni, tra cui 15.490 in accettazione e Pronto soccorso (il 70% dei quali in mano alle coop secondo un’indagine Cimo, sigla dei medici ospedalieri), 9.990 nelle sale operatorie e nelle Terapie intensive, 3.729 in Ostetricia e Ginecologia, 2.604 in Pediatria e gli altri in Medicina interna, Geriatria e Radiologia. Senza di loro molti di questi reparti chiuderebbero.
Le liste d’attesa
«Non possiamo permetterci di rinunciare all’improvviso a tutti i camici bianchi forniti dalle cooperative — spiega Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità — incorreremmo nell’interruzione di pubblico servizio. Seguiremo le linee guida del decreto Schillaci a partire dal ridimensionamento dei compensi, già comunicato ai direttori generali. E comunque nell’ultimo anno i medici gettonisti non sono aumentati, anzi sono diminuiti di qualche unità. Purtroppo però i concorsi lanciati da Azienda Zero per reclutare nuovi specialisti vanno deserti o attirano un numero di candidati insufficiente a coprire la necessità. Il nuovo obiettivo, per ora, è di sostituirli con i liberi professionisti, utili anche al recupero delle liste d’attesa».
Gli investimenti
Ricapitoliamo: nel Veneto mancano 3500 specialisti, oltre a 150 veterinari e 5 mila tra infermieri, tecnici, ostetriche, fisioterapisti e operatori sociosanitari. Sono stati assunti 209 specializzandi a tempo determinato (+84% rispetto al 2019) e, nel 2018, 300 neolaureati abilitati per i Pronto Soccorso. I liberi professionisti, anche pensionati, ingaggiati finora dalle aziende sanitarie attraverso selezioni operate da Azienda Zero sono 500 per i Pronto Soccorso e 63 per smaltire le liste d’attesa in varie specialità. Si tratta di 26 oculisti, 13 dermatologi, 9 ortopedici, 7 medici della riabilitazione, un ginecologo e 7 gastroenterologi. La Regione ha investito 6,5 milioni di euro per coprire queste prestazioni aggiuntive, in particolare al Pronto Soccorso. Ma cosa fare per rendere più attrattivi i concorsi pubblici? Giusto per avere un’idea nel 2023 Azienda Zero ha lanciato 92 bandi per camici bianchi (soprattutto specialisti dell’emergenza-urgenza, anestesisti, ginecologi, radiologi, pediatri, ortopedici e oculisti), per un totale di 1023 posti. Si sono presentati in 390, tutti assunti.
Il reclutamento
«Il 10 del mese Azienda Zero ne lancerà un altro per reclutare 110 medici di Pronto Soccorso e ci auguriamo che stavolta la risposta sarà migliore — annuncia Lanzarin —. Grazie anche a una serie di incentivi concordati tra governo e Regioni, cioè: un’indennità superiore per gli specialisti del Pronto Soccorso, pari a 8500 euro l’anno in più, e una serie di defiscalizzazioni, anche a livello previdenziale. È un altro tassello per arrivare ad azzerare il ricorso ai medici a gettone». «I gettonisti servono pure a garantire ferie e riposi al personale dipendente — ricorda Luca Barutta, segretario regionale di Anaao Assomed (ospedalieri) — è giusto però imporre dei paletti orari. Ho segnalato il caso di Belluno, dove coprono 5 notti consecutive in Pronto Soccorso, Ginecologia, Pediatria e Radiologia. Alcuni ci attaccano pure i pomeriggi, per guadagnare di più, arrivando a lavorare 18 ore al giorno per cinque giorni». A scapito della sicurezza dei pazienti.
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