nel 2023 persi 2,3 m2 ogni secondo

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Nel 2023, l’Italia ha visto un aumento del consumo di suolo, con oltre 70 km2 di superficie trasformata. L’Ispra rileva gravi danni economici legati all’impermeabilizzazione dei terreni, stimati in 400 milioni di euro. Il fenomeno, che colpisce anche zone a rischio idrogeologico, è in crescita, nonostante la diminuzione demografica

via depositphotos.com

Prendete tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze. È un’area vasta 72,5 km2. Seppellitela con una colata di cemento. È quello che è successo l’anno scorso nella nostra penisola. Nel 2023, l’uso poco oculato del suolo e il consumo di suolo in Italia è avanzato al ritmo di 20 ettari al giorno, o 2,3 metri quadrati al secondo. Ed è ancora al di sopra della media degli ultimi 10 anni (pari a 68,7 km2/anno). Rispetto al 2022, l’aumento è dello 0,33%.

È il dato principale contenuto nel rapporto annuale sul consumo di suolo in Italia curato dall’Ispra e pubblicato il 3 dicembre. Vediamo nel dettaglio i dati principali del rapporto (scarica qui il rapporto Ispra 2024). Puoi consultare tutti i dati sul fenomeno nella banca dati curata da Ispra.

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Cosa si intende per consumo di suolo?

Il consumo di suolo è il processo che trasforma aree naturali, agricole o seminaturali in superfici artificiali, prevalentemente a causa di costruzioni, infrastrutture e urbanizzazione. Si tratta di un fenomeno indotto dalle dinamiche insediative e infrastrutturali, come l’espansione delle città, la costruzione di nuovi edifici, la densificazione urbana e la creazione di opere infrastrutturali.

Ne esistono due tipi principali:

  1. Consumo di suolo permanente, che comporta impermeabilizzazione (es. edifici, strade pavimentate) con una perdita irreversibile delle funzioni ecologiche del suolo.
  2. Consumo di suolo reversibile, dove la trasformazione è temporanea e potrebbe essere ripristinata (es. cantieri, aree di stoccaggio).

Il consumo netto di suolo è calcolato bilanciando le nuove artificializzazioni con interventi di recupero, come demolizioni e rinaturalizzazioni. Ad esempio, un campo agricolo trasformato in un parcheggio rappresenta consumo permanente, mentre un’area cantiere che torna a verde è un caso di recupero.

L’impermeabilizzazione del suolo (soil sealing) limita l’infiltrazione d’acqua, aggravando problemi idrogeologici. Questo fenomeno è monitorato a livello europeo e nazionale per mitigarne gli impatti su biodiversità, clima e servizi ecosistemici.

Consumo di suolo in Italia, i dati 2024

Il rapporto dell’Ispra chiarisce quanto l’Italia sia lontana dall’obiettivo di azzerare il consumo di suolo netto. A fronte degli oltre 70 km2 resi inservibili nel 2023, la porzione ripristinata è di appena 8 km2. In gran parte dovuta al ripristino di aree di cantiere o di aree considerate reversibili, quindi non a interventi strutturali. Oggi è “consumato” il 7,16% del suolo italiano, cioè 21.600 km2.

Consumo di suolo e demografia: campanello d’allarme

L’Italia è in una fase di profondo inverno demografico. La popolazione cala, anche considerando il dato comprensivo dell’immigrazione. Tuttavia, meno abitanti non si traducono in minor consumo di suolo. L’Ispra rileva che “il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è diretto”.

Cosa significa? Crescono le superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione o decrescita della popolazione residente.

Lo si vede dal dato sul suolo consumato pro-capite: aumenta ancora dal 2022 al 2023 di 1,3 m2 per abitante e di 17,5 m2/ab dal 2006. In valori assoluti, si parla di circa 348 m2/ab nel 2006 e di 365,7 m2/ab nel 2023.

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C’è una chiara tendenza all’accelerazione: dal 2012 al 2018 il suolo consumato per abitante è aumentato di 6,6 m2/ab, mentre nell’ultimo quinquennio di 10,9 m2/ab.

Impermeabilizzazione in crescita, addio “effetto spugna”

Cresce anche l’impermeabilizzazione complessiva, di 26,2 km2 in un anno. L’Italia è sempre meno in grado di assorbire l’acqua. E ciò ha delle ripercussioni importanti anche sul tessuto economico, specie con l’intensificarsi degli eventi estremi.

L’Ispra dà un valore economico all’impermeabilizzazione. Nel 2023, la riduzione dell’“effetto spugna” del terreno, cioè la sua capacità di assorbire e trattenere l’acqua, costa oltre 400 milioni di euro all’anno. L’istituto parla di un “caro suolo” che si aggiunge ai costi derivanti dalla perdita dei servizi ecosistemici. Tra questi, la diminuzione della qualità dell’habitat, la perdita della produzione agricola, la riduzione dello stoccaggio di carbonio e il deterioramento della regolazione del clima.

Se si allarga lo sguardo, la perdita economica conseguita dal 2006 a oggi, dovuta al venir meno dei servizi ecosistemici, è stimata dall’Ispra in 7-9 miliardi.

Cemento e rischio idrogeologico

Il consumo di suolo in Italia continua a riguardare anche quelle aree dove il rischio idrogeologico è già significativo. Rendendolo ancora più alto. Le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media nel 2023 hanno riguardato oltre 1.100 ettari. Quasi 530 ettari quelli consumati nelle zone a pericolosità da frana. Di cui quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata.

I dati a livello regionale e comunale

A livello regionale, gli incrementi maggiori di consumo di suolo in Italia per l’ultimo anno si sono verificati in:

  • Veneto (+891 ettari),
  • Emilia-Romagna (+815),
  • Lombardia (+780),
  • Campania (+643),
  • Piemonte (+553),
  • Sicilia (+521).

La tabella seguente riassume i dati sul consumo di suolo in Italia a livello regionale:

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2023 2022-2023
Regione Suolo consumato 2023 (ha) % suolo consumato 2023 Consumo di suolo (ha) % consumo di suolo Consumo di suolo netto (ha) % consumo di suolo netto Densità di Consumo di suolo (m²/ha)
Piemonte 170.769 6,72 553.533 0,33 0,31 2,18 2,10
Valle d’Aosta 7.040 2,16 17.013 0,24 0,18 0,52 0,39
Lombardia 290.979 12,19 780.728 0,27 0,25 3,27 3,05
Liguria 39.570 7,30 28.028 0,07 0,07 0,51 0,51
Nord-Ovest 508.358 8,77 1.378.533 0,27 0,26 2,38 2,25
Friuli-Venezia Giulia 63.617 8,03 164.139 0,26 0,22 2,07 1,76
Trentino-Alto Adige 41.118 3,02 135.119 0,33 0,29 0,99 0,88
Emilia-Romagna 200.547 8,91 815.735 0,41 0,37 3,62 3,26
Veneto 217.520 11,86 891.609 0,41 0,28 4,86 3,32
Nord-Est 522.802 8,38 2.005.733 0,38 0,31 3,21 2,57
Umbria 44.542 5,27 112.104 0,25 0,23 1,33 1,23
Marche 65.144 6,98 260.216 0,40 0,33 2,79 2,32
Toscana 142.320 6,19 356.337 0,25 0,24 1,55 1,47
Lazio 140.943 8,19 469.428 0,33 0,30 2,73 2,49
Centro 392.949 6,78 1.197.085 0,31 0,28 2,06 1,87
Basilicata 32.030 3,21 138.128 0,43 0,40 1,38 1,28
Molise 17.507 3,94 50.027 0,29 -0,02 1,13 -0,06
Abruzzo 54.314 5,03 179.157 0,33 0,29 1,66 1,45
Calabria 76.680 5,08 142.138 0,19 0,18 0,94 0,92
Puglia 160.004 8,27 539.469 0,34 0,29 2,78 2,42
Campania 143.858 10,57 643.616 0,45 0,43 4,73 4,53
Sud 484.393 6,61 1.690.551 0,35 0,31 2,31 2,05
Sardegna 81.261 3,37 462.460 0,57 0,57 1,91 1,91
Sicilia 168.003 6,53 521.483 0,31 0,29 2,03 1,88
Isole 249.264 5,00 983.943 0,40 0,38 1,97 1,89
Italia 2.157.766 7,16 7.254.095 0,34 0,30 2,41 2,14
Fonte: elaborazioni ISPRA su cartografia SNPA

A livello comunale si segnala la buona performance di Roma: ha quasi dimezzato il consumo di suolo rispetto al 2022, passando da 124 a 71 ettari. Ma la Capitale resta sempre sul podio dei comuni con più consumo di suolo in Italia.

Il peggiore? Uta, provincia metropolitana di Cagliari. E la responsabilità, in gran parte, è dell’installazione di fotovoltaico a terra.

“La crescita è in gran parte attribuibile all’installazione di impianti fotovoltaici a terra concentrati nella zona industriale a sud del centro abitato, ma anche a opere di espansione dell’area industriale, comprese strade di accesso e nuovo edificato”, spiega l’Ispra.

La tabella seguente riassume i dati del consumo di suolo in Italia nel 2023 a livello dei capoluoghi di regione:

Comune Capoluogo Consumo di suolo 2022-2023 (ha) % consumo di suolo 2022-2023 Densità di consumo di suolo 2022-2023 (m²/ha)
Torino 7,51 0,09 5,91
Aosta 0,26 0,04 1,23
Genova 1,14 0,02 0,48
Milano 18,91 0,18 10,48
Bolzano 2,79 0,20 5,46
Trento 10,98 0,43 7,03
Venezia 23,33 0,33 11,20
Trieste 0,83 0,03 0,98
Bologna 21,43 0,45 15,32
Ancona 4,82 0,22 3,87
Firenze 3,12 0,07 3,09
Perugia 10,35 0,20 2,32
Roma 71,33 0,23 5,59
Napoli 5,02 0,07 4,23
L’Aquila 12,15 0,47 2,58
Campobasso 3,80 0,34 6,80
Bari 16,57 0,33 14,25
Potenza 2,99 0,16 1,72
Catanzaro 4,22 0,20 3,81
Palermo 14,73 0,23 9,20
Cagliari 25,98 1,21 48,69
Fonte: elaborazioni ISPRA su cartografia SNPA



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