Caprarola – La Regione Lazio ignora i cittadini: la Procura di Roma apre un fascicolo sull’inchiesta geotermica ai Monti Cimini

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Nel mirino degli investigatori il ruolo di Vito Consoli responsabile delle aree di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Transizione Energetica e della Rup Paola Pelone

CAPRAROLA – Il controverso progetto per la realizzazione di quattro pozzi esplorativi a scopo geotermico nei pressi del Lago di Vico si è trasformato in un caso giudiziario. La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo dopo un esposto presentato dall’avvocatessa Vanessa Ranieri, che rappresenta tre realtà locali: il Consorzio Insediamenti Produttivi di Carbognano, l’Azienda Agricola di Ferrari Domenico e l’Azienda Agricola Baldinelli Ferri Riccardo.

Le accuse: diffide ignorate e possibili irregolarità

Al centro delle contestazioni c’è la regione Lazio, accusata di aver ignorato le diffide presentate dai cittadini e dalle imprese locali. In particolare, nel mirino degli esponenti e del presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, figura il dirigente regionale Vito Consoli, responsabile delle aree di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Transizione Energetica. Consoli, prossimo alla pensione, avrebbe ignorato le segnalazioni inviate anche al Responsabile del Procedimento, Paola Pelone, e a lui stesso.

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Secondo i denuncianti, sarebbero coinvolte nel progetto due società operative “in modo illegittimo e/o illecito”. A complicare ulteriormente la vicenda, il burrascoso rapporto tra l’azienda Geothermics Italy Srl e il Comune di Caprarola, accusato di ritardi nella consegna dei documenti sui proprietari degli immobili coinvolti negli espropri.

Il progetto geotermico e le preoccupazioni locali

Il piano di Geothermics Italy prevede la perforazione di quattro pozzi in due postazioni (denominate LV-1 e LV-2) nel territorio di Caprarola, al confine con Carbognano e Ronciglione. L’obiettivo dichiarato è di individuare un serbatoio geotermico profondo, contenente fluidi a una temperatura superiore ai 180°C, idonei per la generazione di energia geotermoelettrica. L’investimento previsto ammonta a circa 22 milioni di euro e i lavori, una volta autorizzati, dovrebbero durare 19 mesi.

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Nonostante le ambizioni energetiche, il progetto ha sollevato un’ondata di opposizione. I comuni e le comunità locali temono impatti devastanti sull’ambiente e sull’economia agricola. Il presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, è fermo nella sua opposizione:

“Questa è una follia che rischia di distruggere un territorio unico e bellissimo, devastando l’habitat di specie protette e compromettendo le eccellenze agricole locali. Il monte Cimino non è in vendita. Da Roma non possono prendere decisioni che riguardano il nostro territorio senza interpellare le comunità locali”.

Un territorio sotto assedio: rischi ambientali e sociali

Il monte Cimino, cuore dell’agricoltura e della biodiversità della Tuscia, è al centro di un acceso dibattito. La produzione di nocciole e castagne, pilastri dell’economia locale, potrebbe essere compromessa da un progetto che molti considerano invasivo. Inoltre, l’habitat di specie rare e protette rischia di essere alterato, così come le risorse naturali, tra cui acqua e aria.

Il grido d’allarme arriva anche dai comitati locali di Forza Italia di Caprarola, Carbognano, Ronciglione e altri comuni, che chiedono una sospensione del progetto per avviare un confronto con cittadini e amministratori locali:

“Il Cimino non è solo un luogo, è il cuore delle nostre comunità. Non possiamo accettare che decisioni così importanti vengano prese senza consultare chi vive e lavora qui. Difendere il Cimino è una battaglia comune per il nostro territorio, la nostra economia agricola e il nostro ambiente”.

Una storia geotermica lunga decenni

Tavole

L’area dei Monti Cimini non è nuova a tentativi di esplorazione geotermica. Già negli anni ’70 furono realizzati i pozzi Vico 1 e Vico 2, che tuttavia non raggiunsero i risultati sperati. Lo stesso avvenne con il pozzo Vetralla 1, che disattese le aspettative di scoprire serbatoi più profondi e caldi.

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La nuova proposta di Geothermics Italy si basa su tecnologie avanzate, ma le tecniche di perforazione richiedono grandi quantità di acqua, alimentando ulteriori preoccupazioni per l’approvvigionamento idrico. Il progetto prevede infatti la creazione di “pozzetti” temporanei per captare acque di falda o, in alternativa, l’utilizzo di pozzi privati esistenti.

La battaglia continua

Con la Procura di Roma che indaga e una crescente opposizione locale, il futuro del progetto appare incerto. Le comunità della Tuscia, unite nella difesa del loro territorio, promettono di combattere fino alla fine per proteggere il Cimino da quello che definiscono “un progetto che non fa il bene della Tuscia”.

La vicenda solleva interrogativi sul rapporto tra sviluppo energetico e tutela ambientale: può una regione come il Lazio permettersi di ignorare le voci dei suoi cittadini e delle sue imprese in nome del progresso? La risposta a questa domanda potrebbe definire il destino del Monte Cimino.

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