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Firenze, 4-12-2024 – “Crescita clamorosa della Cassa integrazione da marzo di quest’anno, con il picco a luglio, portato del diffondersi di crisi aziendali (tra gennaio e settembre 2024, in media sono stati 16mila i toscani in Cassa integrazione; furono 10.500 nello stesso periodo dell’anno scorso); calano sia la produzione industriale sia il numero degli addetti dell’industria; il Pil è praticamente fermo; gli occupati crescono ma perlopiù si tratta di contratti stagionali o a termine, mentre calano gli indeterminati; aumentano gli investimenti, grazie ai fondi Pnrr, ma in misura minore rispetto al dato nazionale perché latitano quelli privati, specialmente nella costa; i consumi sono stabili, i redditi in lieve aumento ma sotto la crescita dell’inflazione. Quanto alle province, rallenta la crescita del capoluogo Firenze; la costa resta a crescita zero-zero virgola e vede aggiungersi alla propria situazione Lucca, mentre migliora leggermente Pistoia”.

Sono i principali dati dello studio Ires “La Toscana e le sue Province” (a cura del ricercatore Roberto Errico e del presidente Maurizio Brotini) che analizza la situazione economica della regione con approfondimenti provincia per provincia. “E fa anche il conto – sottolinea Cgil – degli effetti negativi della Manovra sulla regione: sulla sanità tra 2024 e 2030 verranno a mancare risorse per 1,5 miliardi di euro, si rileva una riduzione della dotazione di spesa corrente pari ad 85 milioni di euro tra 2024 e 2029 per i comuni toscani (per i quali c’è una riduzione del turn over del 25%), arriva l’obbligo di accantonamento di parte delle risorse per coprire i disavanzi (impatto in 5 anni di almeno 250 milioni di euro di investimenti in meno per i comuni toscani)”. 

LE DICHIARAZIONI

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Rossano Rossi (segretario generale Cgil Toscana): “Il lavoro che c’era è sfregiato, quello che arriva è precario. Questi dati economici ci lasciano molto preoccupati e rafforzano le ragioni per cui abbiamo fatto uno sciopero generale venerdì scorso. Dati che si sommano a un quadro che ci racconta di crisi aziendali paurose, crisi della moda, crisi dell’automotive. Rischiamo seriamente di perdere il tessuto industriale toscano, che è sempre stato motore di sviluppo e lavoro per la nostra regione, e conseguentemente di avere una bomba sociale. Il Governo anziché dare aiuti a pioggia alle imprese dovrebbe mettere in campo politiche industriali serie e pensare a interventi pubblici in economia. E’ inaccettabile che ad esempio sul settore moda gli ammortizzatori siano insufficienti rispetto alla gravità del momento”. 

Maurizio Brotini (presidente Ires Toscana): “I dati confermano purtroppo che si riduce l’occupazione nei settori industriali (così è a rischio la vocazione manifatturiera della Toscana), cresce in maniera insostenibile il terziario povero, arretra il lavoro pubblico, si mantengono i profitti anche nei settori industriali e non vengono redistribuiti né in occupazione, né in salari né in investimenti. Dovrebbe preoccupare tutti che il 71% delle ore lavorate totali sono nei servizi, solo il 19% nell’industria e anche il 6% nelle costruzioni vede un arretramento. Per il 2025 stimiamo il consolidamento di queste tendenze negative”.

GLI EFFETTI DELLA MANOVRA

Ires Toscana ha realizzato “una analisi sui costi per la Toscana della legge di Bilancio:

– Una manovra contro salute e sanità: 1) decremento della dotazione in % al PIL. Dal 6,2% del 2023 si passa al 6,1% nel 2024 fino ad arrivare al 5,7% nel 2029; 2) tra 2024 e 2030 verranno a mancare risorse per 1,5 miliardi alla Toscana; 3) aumenta la spesa sanitaria per le famiglie: in Toscana nel 2023 ogni famiglia ha speso di tasca propria in media 1.470 euro in prestazioni e servizi sanitari (+25% rispetto al 2021); si tratta di un dato superiore alla media nazionale (1.380 euro).

– Una manovra che taglia fondi agli enti locali: 1) riduzione della dotazione di spesa corrente pari ad 85 milioni di euro tra 2024 e 2029 per i comuni toscani; riduzione del turn over del 25% (ogni 4 uscite si potranno operare soltanto 3 assunzioni negli enti locali); obbligo di accantonamento di parte delle risorse per coprire i disavanzi (impatto in 5 anni di almeno 250 milioni di euro di investimenti in meno per i comuni toscani).

– I salari nel settore privato ristagnano: nel 2023/24 i salari del settore privato in Toscana continuano a crescere (1,2%) in misura inferiore rispetto al tasso d’inflazione (1,3%); rimane molto basso il dato medio dei giorni lavorati (249, come l’anno scorso), indicatore di bassa qualità del lavoro e largo uso di part time.

– I salari nel settore pubblico continuano ad essere fermi: nel 2023/24 i salari del settore pubblico in regione crescono del 2,6% contro un tasso d’inflazione cumulato del 7,4%; il rinnovo con accordo separato del contratto del pubblico impiego non consente il recupero pieno dell’inflazione tra 2022 e 2024″. 

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