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Genova. Si è parlato anche dell’ex Ilva di Cornigliano al tavolo di confronto organizzato a Novi Ligure da Regione Piemonte con il direttore generale di Acciaierie d’Italia, il direttore generale del Gruppo Ilva, le amministrazioni comunali e le sigle sindacali, anche genovesi.
“L’ex Ilva è un presidio industriale e occupazionale irrinunciabile per la Liguria, il Nord-Ovest e l’intero Paese – spiega il consigliere delegato allo Sviluppo economico Alessio Piana – Quanto riferito dall’azienda, in linea con quanto annunciato dal ministro Urso due mesi fa a Genova, ci fa ben sperare in vista della scadenza delle offerte vincolanti, recentemente prorogata al 10 gennaio 2025 dalla struttura commissariale. La ripartenza del secondo altoforno a Taranto, come detto dal direttore generale di Acciaierie d’Italia, l’ingegner Maurizio Saitta, ha consentito di raddoppiare la produzione, raggiungendo i target prefissati a giugno scorso”.
“L’altro obiettivo, quello di dare un futuro all’azienda, viaggia di pari passo all’aumento di capacità, con un bando di vendita a cui hanno sinora risposto 18 soggetti, 15 interessati a parti del patrimonio e 3 soggetti a quello complessivo. L’obiettivo, ribadito all’unisono da istituzioni e sindacati, è quello di individuare un acquirente che presenti un piano industriale solido, volto a una graduale decarbonizzazione degli impianti ma anche alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, evitando spacchettamenti degli asset strategici“, aggiunge Piana. L’idea dello spezzatino, insomma, non piace a nessuno.
Piana ha spiegato che un appuntamento analogo potrebbe essere lanciato a Genova all’inizio dell’anno prossimo. “Per noi è positivo che ci sia l’intenzione di fare sistema secondo il modello Piemonte – commenta Armando Palombo, delegato della Fiom Cgil -. Noi abbiamo un valore aggiunto, che è l’accordo di programma. Chi verrà a fare il piano industriale potrà implementarlo, a patto che il territorio spinga nella stessa direzione”.
Il nocciolo della questione è ben definito: ridurre la dipendenza degli impianti del Nord Italia dai livelli di produzione di Taranto. “Genova, Novi e Racconigi lavorano 2,5 milioni di tonnellate. Se Taranto ne produce 3 milioni non si può andare avanti a lungo”, sottolinea Palombo. E allora ecco che torna la suggestione: riportare a Cornigliano la lavorazione a caldo, spenta dal 2005. Ovviamente non con le vecchie tecnologie.
“Iniziamo a parlare di forno elettrico – esplicita il sindacalista -. Sarebbe il non plus ultra per Genova perché permetterebbe di raggiungere l’autonomia da Taranto. In alternativa anche un laminatoio a caldo porterebbe più lavoro”. Lo stesso ministro Adolfo Urso aveva aperto a questa possibilità, tutt’altro che campata in aria. Uno dei problemi del forno elettrico sarebbe l’alimentazione: Palombo ipotizza una “mini centrale nucleare di ultima generazione“. Di certo non sarebbe facile far digerire il progetto ai residenti di Cornigliano, dopo anni di battaglie per spegnere un impianto foriero di occupazione, ma anche di morte.
Buone notizie su un altro fronte aziendale, quello di Piaggio Aerospace. “Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso ha annunciato ufficialmente che ci sono tre offerte definitive e vincolanti per l’acquisto provenienti da player industriali internazionali e che, soprattutto, siamo alla fase decisiva – riferisce Ilaria Cavo, deputata di Noi Moderati e vicepresidente della commissione Attività produttive, a seguito del question time odierno -. Una notizia formale e rilevante, riferita oggi alla mia interrogazione alla Camera che traccia una rotta chiara e finalmente positiva per Piaggio. Se siamo alla fase decisiva significa che siamo alla svolta decisiva: oggi, finalmente, abbiamo la certezza che i commissari potranno scegliere, in tempi brevi, tra tre offerte definitive e vincolanti. Questa è la garanzia che questo terzo bando di gara, dopo anni di nulla di fatto, potrà andare finalmente a buon fine”.
“La prospettiva, da parte del ministro, è stata quella di poter riferire in tempi brevi nuovamente alla Camera rendendo noto, al termine del lavoro dei tre commissari, l’esito finale del bando di gara. La risposta complessiva all’interrogazione, in cui spesso è stata ribadito l’impegno del governo, anche in questa fase, a garantire produzione (senza ricorrere alla cassa integrazione), occupazione, lavoro, il parallelismo con l’impostazione di altre crisi industriali affrontate, confermano l’approccio per la proposta che più saprà garantire continuità, sviluppo, vendita complessiva, sostenibilità del piano industriale e futuro all’azienda. Torneremo presto a interrogare il ministro nella consapevolezza che all’azienda sarà data rapidamente la prospettiva migliore”, conclude Cavo.
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