Non è un problema che riguarda solo Stellantis, ma tutto il mondo dell’automotive sta attraversando una grande crisi. Per questo motivo il governo ha preparato una mossa decisa per sostenere il settore automobilistico: creare un fondo che guardi al futuro delle imprese e non più agli incentivi per l’acquisto di veicoli.
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, punta a raccogliere risorse per almeno 750 milioni di euro, unendo stanziamenti residui, contributi del Pnrr e possibili aggiunte da manovre parlamentari. Una scelta che riscrive le priorità di un comparto strategico, con un focus su produttività e innovazione.
Dove trovare i soldi: incastri tra fondi e bilanci
La strategia di finanziamento parte da quello che resta del vecchio fondo automotive: circa 200 milioni. A questi si sommano i 500 milioni già previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per i contratti di sviluppo. L’obiettivo è arrivare oltre i 750 milioni, anche grazie a emendamenti in Legge di Bilancio. “Le risorse saranno rivolte tutte a supportare le imprese e i loro investimenti”, ha dichiarato Urso. Tradotto: addio agli incentivi per l’acquisto di auto.
Transizione industriale: non solo automobili
Non è solo l’auto a beneficiare di questa visione: i contratti di sviluppo coinvolgeranno settori industriali legati alla transizione energetica. In questo modo si vuole creare un effetto domino positivo su filiere produttive differenti, rafforzando il tessuto economico del Paese.
Le misure in fase di definizione puntano a supportare le oltre 2.200 aziende della filiera automotive, che spaziano dai produttori di componenti meccaniche come motori e marmitte, fino a quelli di cinture, vetri e bulloni. Tra le priorità allo studio figurano agevolazioni per la ricerca e l’innovazione tecnologica, oltre a strumenti per ridurre i costi energetici delle imprese.
I numeri del piano Urso
Dopo il drastico taglio di 4,6 miliardi al fondo automotive, il piano del ministro Urso prevede un recupero parziale attraverso una serie di risorse: 200 milioni di euro aggiuntivi per il 2025, a cui si sommano i residui del fondo attuale (altri 200 milioni), 240 milioni non utilizzati dai vecchi Ecobonus e 500 milioni destinati ai contratti di sviluppo per i settori in transizione.
Quest’ultimo importo potrebbe raddoppiare, in seguito a un confronto con la Commissione europea, portando il totale dei fondi disponibili per il biennio 2025-2026 a circa 1,64 miliardi di euro.
Stellantis e il tavolo del 17 dicembre: aria nuova?
La convocazione di Stellantis al tavolo ministeriale prevista per il prossimo 17 dicembre sarà fondamentale, anche alla luce dei recenti sviluppi nel gruppo. L’uscita anticipata di Carlos Tavares, criticato per i rapporti tesi con fornitori e istituzioni, apre la strada a nuove prospettive.
John Elkann, che ha preso in mano la situazione, non ha perso tempo: telefonata alla premier Meloni, incontro con Urso, videomessaggio ai lavoratori e tour delle fabbriche. L’Italia resta centrale nei piani di Stellantis, come sottolineato dal ministro stesso.
Maserati e l’investimento nel futuro
Le difficoltà della Maserati, marchio di lusso del gruppo, hanno spinto Elkann a recarsi nella storica sede di Modena per infondere fiducia ai lavoratori. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato, è il seguente: “Non si tratta di spendere meno per fare le stesse auto, ma di investire nei modelli del futuro”. Un concetto condiviso anche dall’ex commissario europeo Paolo Gentiloni, che parla di innovazione come unica strada per il rilancio.
Il dialogo con i sindacati: appuntamento a Torino
Il 12 dicembre, Jean-Philippe Imparato, delegato Stellantis, incontrerà i sindacati metalmeccanici a Torino. Elkann ha già mandato un messaggio ai lavoratori: “La nostra industria sta attraversando momenti duri. È necessario rimanere uniti”.
Rassicurazioni che non arrivano a caso, visto che in questi giorni continua la protesta dei 150 dipendenti delle aziende di servizi di Piedimonte San Germano, in bilico dopo la decisione di Stellantis di non rinnovare gli appalti in scadenza a fine anno. Il presidio, che si protrae ormai da giorni, punta i riflettori sulla proroga degli appalti.
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