Dieci milioni di euro per ridurre (ancora di più) le liste d’attesa nel 2025. È l’annuncio fatto dal presidente della Regione Eugenio Giani, che qualche giorno fa aveva ritirato la palma di miglior sistema sanitario italiano. Milioni che serviranno a migliorare una situazione che già nei primi dieci mesi dell’anno ha fatto registrare dei passi avanti nella diagnostica, nelle visite e negli interventi chirurgici.
10 milioni, 4 direzioni
I 10 milioni verranno impiegati in quattro direzioni. Nel potenziamento della produttività aggiuntiva dei medici intramoenia, cui verrà richiesto un supplemento di impegno professionale. La coprogettazione con le associazioni di volontariato dotate di ambulatori insieme alle quali, ha spiegato Giani, «espletare un surplus di prestazioni sia specialistiche sia diagnostiche». L’utilizzo del privato convenzionato soprattutto per la diagnostica e infine quella che si dovrebbe rivelare una vera e propria svolta: l’impiego dei medici di base. «Pensiamo all’utilizzazione di una delle norme previste dal recentissimo accordo con medicina generale – spiega Giani – ovvero la possibilità che alcune analisi di base possano essere fatte dal medico di medicina generale senza dover ricorrere all’esterno. Naturalmente stiamo parlando di quelle più ordinarie, ma significherebbe comunque ridurre il numero di prenotazioni».
Medici e ambulatori
In pratica, i medici di famiglia potranno effettuare esami semplici, come un’ecografia, nel proprio ambulatorio dietro il pagamento, dove richiesto, del ticket. «Tutto questo va nella direzione della costruzione delle case di comunità e dell’aggregazione funzionale dei medici di famiglia previsti dalla nostra riforma sanitaria – aggiunge Giani – quando cinque, sei medici di base avranno l’ambulatorio nella stessa struttura pubblica, noi potremo fornire le attrezzature necessarie».
Le liste d’attesa nel 2024
Sul fronte liste d’attesa, i dati dei primi dieci mesi dell’anno dicono che la situazione migliora ma lentamente. «C’è la piena consapevolezza dell’insoddisfazione di una parte importante della popolazione – esordisce l’assessore regionale alla sanità Bezzini – tuttavia stiamo lavorando. Per non abbassare il livello di prestazioni da qui al 31 dicembre, abbiamo fatto un’autorizzazione regionale alle aziende a utilizzare cinque milioni del Fondo sanitario nazionale proprio per supplire alle risorse che il governo non ci ha assegnato». Nei primi dieci mesi del 2024 i miglioramenti si registrano soprattutto sul fronte della diagnostica: le prestazioni sono state erogate entro i tempi previsti nell’88% dei casi, che sfiora la soglia dell’obiettivo nazionale del 90%. Erano al 75, 1% nel 2022 e al 79, 7 nel 2023. Sul fronte delle visite invece la crescita si attesta nel 2024 al 75, 5%. Era il 70% nel 2023 e il 71, 4 nel 2022. I miglioramenti maggiori si registrano per visite e prestazioni da erogarsi entro 10 giorni (priorità B): il 92, 2% delle prestazioni di diagnostica (+23% rispetto al 2022) ed il 90% delle visite (+12% rispetto al 2022) sono state garantite entro i tempi previsti.
Numeri in crescita anche per quanto riguarda il rispetto dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici oncologici. Nel 2024 sono stati 5.528 i ricoveri, il 91. 6% nei tempi previsti. Passando al dettaglio del rispetto dei tempi per le visite, alcune specialità migliorano più di altre. Per esempio ortopedia. Nei primi dieci mesi le prenotazioni sono state quasi 95 mila (7 mila in più sul 2023): il 90% è stata garantita entro i tempi nazionali con una crescita del 10, 9%. Migliora anche la risposta alle richieste di visite cardiologiche (84, 3%, +3% sul 2023) ed endocrinologiche (76, 3%, +3, 3%). Le prestazioni di neurologia, chirurgia vascolare, reumatologia, chirurgia generale e oncologia sono state garantite entro gli standard previsti a livello nazionale. Male invece dermatologia e urologia, che arretrano rispetto al 2023 fermandosi al 62, 9% e al 73, 5%.
Sempre più prenotazioni
È il dato da tenere d’occhio. Nell’ultimo anno sono cresciute del 6% le prenotazioni per visite e prestazioni di diagnostica, e del 15% se si considera l’anno 2019. «Le motivazioni sono diverse – spiega Bezzini – diciamo la prima, la più grande, è che la speranza di vita sta aumentando, la popolazione invecchia. E questi elementi fanno sì che ci siano tante persone, soprattutto anziane, con patologie croniche che hanno bisogno di una relazione ricorrente con il sistema sanitario in termini di visite specialistiche e diagnostiche – conclude – questo è il fenomeno che influisce di più sull’aumento delle prescrizioni».
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