Nuovo Giornale Nazionale – IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE

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di Sergio Restelli

Il conflitto israelo-palestinese, lungo più di un secolo, è una delle questioni geopolitiche e umanitarie più intricate e polarizzanti della storia moderna.

Per comprenderlo,è necessario ripercorrere le sue radici,le dinamiche principali e i momenti cardine che hanno segnato la relazione tra i due popoli,fino agli eventi drammatici del 7 ottobre 2023 e alle sue conseguenze.

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LE ORIGINI DEL CONFLITTO:

IL SIONISMO E LA PALESTINA OTTOMANA (1882-1917)

Il conflitto affonda le sue radici nel XIX secolo, con la nascita del sionismo, un movimento politico fondato da Theodor Herzl, che mirava a creare una patria per il popolo ebraico, inizialmente concepita in diverse località, ma successivamente focalizzata sulla Palestina.

Nel 1882,i primi coloni sionisti arrivarono in Palestina, allora sotto il controllo dell’Impero Ottomano, con l’obiettivo di stabilirsi in quella che consideravano la terra ancestrale del popolo ebraico.

I primi insediamenti furono caratterizzati dall’acquisto di terre da parte di organizzazioni sioniste, spesso da grandi proprietari terrieri assenti.

Questo processo portò al progressivo esproprio di contadini palestinesi.

La popolazione locale, prevalentemente araba e musulmana, iniziò a percepire i coloni come una minaccia alla loro identità, terra e cultura, ponendo le basi per il conflitto.

Con la Dichiarazione Balfour del 1917,durante la Prima guerra mondiale, la Gran Bretagna, che stava assumendo il controllo della Palestina, espresse il suo sostegno alla creazione di un “focolare nazionale ebraico” in Palestina, ignorando i diritti politici della popolazione araba già presente.

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IL MANDATO BRITANNICO E LE TENSIONI (1917-1947)

Durante il periodo del Mandato britannico sulla Palestina, tra il 1920 e il 1947, l’immigrazione ebraica aumentò significativamente, soprattutto a causa delle persecuzioni antisemite in Europa e della Shoah durante la Seconda guerra mondiale.

Gli arabi palestinesi si opposero all’immigrazione ebraica di massa e alla vendita delle loro terre, scatenando una serie di rivolte, tra cui la Grande Rivolta Araba (1936-1939),repressa brutalmente dalle autorità britanniche.

Nel frattempo, le organizzazioni sioniste militarizzate, come l’Haganah e gruppi più estremisti come l’Irgun, iniziarono a prepararsi per la creazione di uno Stato ebraico.

LA NASCITA DI ISRAELE E LA “NAKBA” (1948)

Il 1948 segna un punto di svolta nel conflitto con la fine del Mandato britannico e la proclamazione dello Stato di Israele il 14 maggio.

Subito dopo,scoppiò la Prima guerra arabo-israeliana,che vide Israele confrontarsi con i paesi arabi confinanti.

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Durante e dopo la guerra, circa 750.000 palestinesi furono espulsi o fuggirono dalle loro case in quello che i palestinesi chiamano Nakba (“catastrofe”).

Molti villaggi furono distrutti, e i profughi furono relegati in campi in Cisgiordania, Gaza e nei paesi vicini.

Israele consolidò il controllo su gran parte della Palestina storica, mentre la Cisgiordania e Gerusalemme Est finirono sotto il controllo della Giordania, e Gaza sotto l’amministrazione egiziana.

L’OCCUPAZIONE DEL 1967 E LE CONSEGUENZE

La Guerra dei Sei Giorni del 1967 segnò un ulteriore cambiamento drammatico. Israele conquistò la Cisgiordania, Gerusalemme Est,la Striscia di Gaza,il Sinai e le Alture del Golan.

Da allora, la Cisgiordania e Gaza sono rimaste sotto occupazione israeliana, con la costruzione di insediamenti ebraici illegali secondo il diritto internazionale, che hanno progressivamente frammentato il territorio palestinese.

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I palestinesi intensificarono la loro lotta per l’autodeterminazione, con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Yasser Arafat,che emerse come il principale rappresentante del popolo palestinese.

IL FALLIMENTO DELLA SOLUZIONE DEI DUE STATI

Negli anni ’90, con gli Accordi di Oslo, sembrava possibile una soluzione basata sulla coesistenza di due Stati.

Tuttavia, gli accordi non portarono alla creazione di uno Stato palestinese, mentre Israele continuava a espandere gli insediamenti.

Le divisioni interne palestinesi, in particolare tra Fatah (che governa la Cisgiordania) e Hamas (che controlla Gaza),hanno ulteriormente complicato la situazione.

La repressione israeliana, il blocco di Gaza e gli attacchi palestinesi hanno mantenuto alta la tensione.

L’ATTACCO DI HAMAS DEL 7 OTTOBRE 2023

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Il 7 ottobre 2023, Hamas ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, infiltrandosi nel sud del paese, uccidendo civili e militari, e prendendo ostaggi.

Questo attacco ha sconvolto il mondo per la sua brutalità.

Israele ha risposto con una massiccia operazione militare nella Striscia di Gaza, causando migliaia di morti e sfollati tra i palestinesi.

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per le conseguenze umanitarie devastanti.

L’attacco di Hamas e la reazione israeliana hanno ulteriormente polarizzato l’opinione pubblica globale, sollevando interrogativi sul futuro della regione.

LE POLITICHE ISRAELIANE E LA QUESTIONE DEL GENOCIDIO

Ilan Pappé, nel suo libro La pulizia etnica della Palestina, sostiene che le politiche israeliane verso i palestinesi possano essere considerate una forma di pulizia etnica e accusa Israele di mantenere un sistema di apartheid.

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La situazione a Gaza, descritta spesso come una “prigione a cielo aperto”, è al centro delle accuse di violazioni dei diritti umani.

Il conflitto ha raggiunto un punto critico in cui le soluzioni tradizionali – come quella dei due Stati sembrano sempre più irrealizzabili.

In conclusione,

Il conflitto israelo-palestinese è il risultato di oltre un secolo di colonialismo, espulsioni e resistenza.

La violenza del 7 ottobre 2023 e le conseguenze che ne sono seguite sono solo l’ultimo capitolo di una tragedia che affonda le sue radici nella storia.

Una soluzione richiederà un impegno globale per garantire giustizia, pari diritti e una convivenza pacifica tra i due popoli che condividono questa terra.

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