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L’operazione “Quarto Passo” ha svelato agli umbri come opera la malavita organizzata per penetrare nell’economia di una regione per ripulire denaro sporco e fare investimenti puliti.

La cosca della ndrangheta disarticolata dagli investigatori aveva messo le mani su 39 imprese, 106 immobili, 129 veicoli, 28 contratti assicurativi, oltre 300 rapporti bancari e di credito, stringendo una rete di affari e conoscenze in tutta la provincia di Perugia, scegliendo il capoluogo umbro come quartier generale del clan, per la precisione a Ponte san Giovanni, in collegamento diretto con le famiglie malavitose di Cirò e Cirò Marina, anche se autonoma e formata da vari calabresi emigrati in Umbria da anni. Gli inquirenti avevano “documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive”.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

A dieci anni da arresti e sequestri, è arrivata la sentenza di primo grado che ha sancito condanne per quasi 280 anni di carcere. La pubblica accusa ne aveva chiesti 365 di anni per i 51 imputati nel processo “Quarto Passo”. Gli imputati erano Salvatore Facente, Cataldo Ceravolo, Mario Campiso, Cataldino Campiso, Antonio Lombardo, Luigi Orlando, Cataldo De Dio, Natalino Paletta, Nicodemo Blefari, Rosario Petrozza, Giovanni Cataldi, Rocco Vincenzo Cataldi, Carmine Saullo, Silvia Blefari, Soliman Abdelsamad (detto Stefano), Soliman Adbelsamad (detto Massimo), Luigi Marino, Giuseppe Gentile, Mauro Piergiovanni, Michele Liotti, Angelo Maese, Gennaro Cavallo, Salvatore Ferrazzo, Mario Ferrazzo, Nicodemo Calabretta, Letizia Gennari, Immacolata Pariota, Vincenzo Martino, Francesco Manica, Arditi Mici, Lulzim Resuli, Adelusa Ichim, Ervis Lyte, Toni Dedej, Leonart Istrefi, Simone Verducci, Francesco Pellegrino, Christina Fioretti, Saverio Caputo, Cataldo Iuele, Natale Murgi, Francesco Manfredi, Indrit Disha, Arber Stafa, Daniele Grugliano, Gennario Grugliano, Vincenzo Brunetti, Teresa Pignola, Larisa Vetrescu, Leonard Vetrescu ed Endrit Celanji. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Adorisio, Cozza, Modesti, Modena, Paccoi, Egidi, Schettini, Figoli, De Lio, Zaganelli, Nannarone, Modena, Balani, Zaganelli e Zinci. Costituite parte civile la Regione Umbria, il Comune di Perugia, la Cgil, Libera e le associazioni “Paolo Borsellino” e “Antonino Caponnetto” tramite gli avvocati Nicola Di Mario, Valeria Passeri ed Emma Contarini.

Il Collegio ha condannato Facente a 13 anni e 5 mesi e 3.650 euro di multa; Ceravolo a 28 anni e 8 mesi; Mario Campiso a 14 anni e 5 mesi e 4.350 euro di multa; Cataldino Campiso a 14 anni e 8 mesi; Lombardo a 13 anni e 10 mesi e 2.450 euro di multa; Orlando a 12 anni e 1.900 euro di multa; De Dio a 27 anni di reclusione; Paletta a 15 anni; Blefari a 10 anni e 2 mesi e 2.450 euro di multa; Petrozza a 6 anni e 8 mesi e 1.400 euro di multa; Cataldi a 11 anni e 9 mesi di reclusione e 2.350 euro di multa; Silvia Blefari a 7 anni e 6 mesi e 1.700 euro di multa; Abdelsamad (Stefano) a 6 anni e 1.500 euro di multa; Marino a 10 anni e 2.000 euro di multa; Gentile a 6 anni e 8 mesi e duemila euro di multa; Maese a 6 anni e 1 mese e 1.200 euro di multa; Cavallo a 7 anni e 6 mesi di reclusione; Pariota a 4 anni e 18.000 euro di multa; Martino a 12 anni e 4 mesi di reclusione; Manica a 4 anni e 18.000 euro di multa; Lyte a 6 anni e 6 mesi e 28.000 euro di multa; Istrefi a 7 anni e 28mila euro di multa; Verducci a 8 anni e 5 mesi e 31.250 euro di multa; Pellegrino a 8 anni di reclusione; Murgi a 5 anni; Brunetti a 3 anni e 800 euro di multa; Pignola 5 anni e mille euro di multa; Vetrescu Larisa e Leonard a 4 anni e 700 euro di multa; Celanji a 7 anni e 28.000 euro di multa. Condannati anche al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere per il tempo della pena. Per tutti i 31 condannati c’è anche l’interdizione dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante l’esecuzione della pena (per Pariota, Manica, Brunetti e i due Vetrescu l’interdizione è per 5 anni).

I giudici hanno disposto per Maese la pena accessoria dell’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione, mentre per Ceravolo, De Dio, Facente, Campiso Mario e Cataldino, Orlando, Lombardo, Cataldi, Gentile, Cavallo, Pellegrino, Murgi, Maese e Paletta è stata disposta anche la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di 3 anni dopo l’espiazione della pena. I due Vetrescu sono stati interdetti dall’esercizio delle tutela e della curatela dopo l’espiazione della pena.

Disposto il divieto di espatrio per Ceravolo, Campiso, De Dio, Paletta e Martino. Tolte a Ceravolo, De Dio, Facente, i due Campiso, Orlando, Lombardo, Cataldi, Gentile, Cavallo, Pellegrino, Murgi, Maese, Paletta, Blefari Nicodemo e Silvia, Petrozza, Abdelsamad (Stefano), Marino, Brunetti e Pignola, le indennità di disoccupazione, assegno sociale, pensione sociale e di invalidità. Paletta è stato dichiarato inabilitato all’esercizio di una impresa commerciale per la durata della pena principale e incapace di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa.

Disposti risarcimenti alle parti civili: 10mila euro in favore di una vittima del gruppo e altri 10mila ad altre due vittime; 10mila euro all’associazione Libera; 10mila all’associazione Cittadinanzattiva; 50mila ciascuno a Comune di Perugia e Regione Umbria; 10mila all’associazione Caponnetto; 10mila alla Cgil; 10mila all’associazione Verità vive. I condannati dovranno anche pagare le spese di costituzione di parte civile.

I giudici hanno anche assolto gli imputati da diversi capi d’imputazione che vanno dalla cessione di droga al sequestro di persona e fino alle lesioni. Risultano assolti Facente, Ceravolo, Campiso Mario e Cataldino, Lombardo,. Orlando, paletta, Blefari Domenico, Petrozza, Cataldi, Saullo, Abdelsamad (Massimo), Blefari Silvia, Gentile, Piergiovanni, Maese, Gennari, Pariota, Martino, Manica, Lyte, Mici, Dedej, Verducci, Pellegrino, Fioretti, Caputo, Iuele, Manfredi, Disha, Crugliano Daniele e Gennaro, Pignola, Celanji. Prescritti altri reati nei confronti di Ceravolo, Campiso, Lombardo, Orlando, De dio, Paletta, Blefari Nicodemo, Petrozza, Cataldi, Ferrazzo Salvatore e Mario, Calabretta, Gennari, Martino, Mici, Resuli, Ichim, Dedej, Istrefi, Verducci, Manfredi, Disha, Stafa, Crugliano Daniele e Gennaro.

Dichiarato il non doversi procedere per mancanza di procedibilità nei confronti di Campiso, Blefari Domenico, Orlando, Lombardo e Petrozza; reati estinti per morte del reo nel caso di Michele Liotti; non doversi procedere in quanto già giudicati Cataldino Campiso e Ferrazzo; mancanza di procedibilità nel caso di una serie di furti addossati a Pellegrino, Fioretti, Caputo e Iuele; stessa decisione per Disha e Stafa.

Disposta la confisca dei beni di De Dio, Facente, Campiso Mario e Cataldino, Cataldi, Orlando, Lombardo, Cavallo, Pellegrino, Maese e Paletta. Disposto il dissequestro e la restituzione di conti correnti, immobili e terreni di proprietà di parenti degli imputati e non attinenti al procedimento.

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Trasmessi gli atti alla Procura di Perugia per falsa testimonianza rilasciata da da 11 testimoni chiamati a deporre in Tribunale.



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