In Basilicata si razionalizza l’acqua: perché una delle regioni più ricche dal punto di vista idrico è rimasta a secco

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Ai microfoni di GreenMe, Stefano Mariani, analista per ISPRA, ha raccontato le cause della crisi d’acqua, tra cui la scarsità di precipitazioni e le inefficienze del sistema idrico e sottolineato l’importanza di una gestione oculata della risorsa idrica, anche in vista degli effetti dei cambiamenti climatici

La Basilicata è alle prese con una crisi idrica che sta mettendo a dura prova la popolazione e le attività economiche. In 29 comuni della regione, Potenza inclusa, l’acqua che esce dai rubinetti è di colore marrone a causa dell’utilizzo delle acque del fiume Basento, prelevate a valle dello sbarramento di Masseria Romaniello, per compensare l’ormai quasi totale svuotamento della diga del Camastra.

Come spiegato dalla Regione Basilicata, il colore marrone-rossastro dell’acqua è dovuto a un “biofilm”, una patina che si crea all’interno delle tubature. Quando le condotte vengono svuotate e poi riempite di nuovo, parte di questo biofilm si stacca e viene trasportato dall’acqua, conferendole la colorazione anomala. Acquedotto Lucano sta cercando di limitare il fenomeno con interventi mirati, ma ammette che l’acqua potrebbe presentare questa caratteristica per un periodo iniziale.

Questa situazione, oltre a generare disagi e preoccupazioni tra i cittadini, ha fatto scattare un’indagine da parte della Procura di Potenza per accertare la regolarità delle operazioni svolte per fronteggiare l’emergenza.

Nonostante le analisi effettuate da ARPA (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Campania e ARPA PUGLIA, su disposizione della Procura, abbiano confermato la potabilità dell’acqua, resta l’allarme per una situazione che rischia di aggravarsi nei prossimi mesi. Il Presidente della Regione, Vito Bardi, ha espresso soddisfazione per l’esito delle analisi, ma la Procura ha annunciato ulteriori accertamenti e indagini per individuare eventuali responsabilità legate alla crisi idrica.

Per fare chiarezza sulle cause di questa crisi e sulle possibili soluzioni, GreenMe ha intervistato Stefano Mariani, responsabile della sezione analisi e previsioni meteo-idrologiche e risorse idriche di ISPRA.

Come si spiega questa crisi idrica in Basilicata?

La Basilicata, come gran parte del Sud Italia, sta affrontando una situazione di scarsità idrica dovuta principalmente alla mancanza di precipitazioni. Tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di quest’anno, le piogge sono state ben al di sotto delle medie stagionali, creando un deficit che si sta protraendo nel tempo. A questo si aggiungono problemi infrastrutturali e di gestione del sistema idrico. Le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua potabile sono ancora molto elevate, intorno al 40% a livello nazionale (e il dato della Basilicata è del 65,5%, ndr). E poi c’è la questione della gestione delle dighe, che in alcuni casi non sembra essere ottimale. Probabilmente non si è intervenuti in tempo per ripristinare le scorte e garantire un flusso adeguato di acqua.

Quindi la mancanza di pioggia non è l’unica causa?

No, certamente la scarsità di precipitazioni è un fattore determinante, ma non l’unico. Le inefficienze del sistema idrico e una gestione non ottimale delle risorse disponibili contribuiscono ad aggravare la situazione. In Basilicata, ad esempio, sembra che ci siano stati problemi nella gestione della diga del Camastra. È fondamentale un approccio lungimirante e una pianificazione che tenga conto delle variabilità climatiche.

Cosa si può fare per affrontare questa emergenza e prevenire situazioni simili in futuro?

Nel breve periodo, è fondamentale una gestione più oculata della risorsa idrica. I comparti che utilizzano maggiormente l’acqua, come quello agricolo, devono rivedere le pratiche colturali e i metodi di irrigazione. È necessario investire nella riparazione delle infrastrutture e nella riduzione delle perdite nella rete idrica. Bisogna intervenire su più fronti, con un approccio integrato che coinvolga le istituzioni, i cittadini e le imprese.

Quanto influiscono gli effetti dei cambiamenti climatici su emergenze come questa?

Dobbiamo prendere atto che i cambiamenti climatici stanno modificando il ciclo idrologico. Le disponibilità idriche saranno sempre minori e i periodi di siccità più frequenti. Se non agiamo sulle emissioni di gas serra, la situazione non potrà che peggiorare. È necessario un cambio di paradigma nella gestione dell’acqua, che passi da una logica di sfruttamento a una di conservazione e sostenibilità.

Quali sono le priorità nella gestione della risorsa idrica?

In caso di carenza idrica, la priorità va all’uso potabile e alla salvaguardia degli ecosistemi. Poi vengono l’agricoltura e gli altri usi. Sono scelte difficili, ma necessarie per garantire un utilizzo sostenibile della risorsa. Dobbiamo essere consapevoli che l’acqua è un bene prezioso e limitato, e che la sua gestione richiede responsabilità e lungimiranza.

Lei è fiducioso che riusciremo ad affrontare questa sfida?

La sfida è complessa. I cambiamenti climatici ci impongono di ripensare il nostro modo di utilizzare l’acqua. Dobbiamo essere consapevoli che avremo meno acqua a disposizione e che dobbiamo utilizzarla in modo più efficiente. È un cane che si morde la coda: meno acqua e più caldo, quindi maggiore richiesta di acqua. Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso. Sono fiducioso che possiamo farcela, ma richiede un impegno concreto da parte di tutti.

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