Matt Garman, Ceo di AWS: “Per l’IA servono nucleare e rinnovabili. I programmatori non spariranno”

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LAS VEGAS – “L’intelligenza artificiale generativa sarà una componente fondamentale di ogni applicazione”. Matt Garman, CEO di Amazon Web Services (AWS), parla di fronte all’immensa platea che si è radunata al Venetian Resort di Las Vegas per partecipare a re:Invent, la conferenza annuale di AWS che dal 2012 fa il punto sullo stato dell’arte dello sviluppo del cloud, della programmazione software e, da qualche edizione a questa parte, dell’intelligenza artificiale.

Garman snocciola dati e cifre, presenta nuovi prodotti per i clienti AWS: server, chip, nuovi modelli di IA per l’elaborazione di testi, video e foto. Il pubblico alterna applausi entusiasti per gli annunci al silenzio più religioso durante le spiegazioni del CEO.

Ci viene detto che ogni anno è così.

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Eppure, per Garman, questo è un re:Invent diverso dagli altri. È il primo da amministratore delegato della compagnia. Lo incontriamo l’ultimo giorno della conferenza in una sala riunioni del Venetian. Ci accoglie sorridendo ed è proprio dal suo tredicesimo re:Invent che partiamo.

Nel suo keynote ha detto di non aver mai perso un re:Invent ma che questo è speciale perché è il primo da CEO. Non male per una persona entrata in questa azienda con uno stage.

“Ho pensato a questa cosa venendo qui. Era il 2005. Lavoro per AWS da ormai 18 anni e ho visto molti aspetti di questa azienda. Diciamo che mi sento molto fortunato ad aver avuto questa opportunità”.

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È l’epoca dell’intelligenza artificiale. Mi dice invece quale è l’elemento più umano con cui si spiega il suo percorso?

“Mi piace lavorare con persone intelligenti. Sono curioso e adoro imparare cose nuove, capire come possiamo aiutare i clienti”.

C’è un’applicazione dell’IA di cui va più orgoglioso?

“Tra le più trasformative in assoluto c’è la ricerca per lo sviluppo di nuovi farmaci. Fino ad oggi creare nuove proteine o nuove molecole è stato un processo complesso e dispendioso. Ma con l’IA si possono fare centinaia di migliaia di proteine differenti e in maniera molto rapida. Ne va della salute di tutto il mondo”.

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A proposito di farmaci. Come si curano le allucinazioni di cui soffrono molte IA? [Qui Matt Garman scoppia a ridere perché la traduzione inglese di farmaci è “drugs”, che però si usa anche per indicare le droghe come sostanze psicotrope. E risponde con una battuta]

“Non so se le “drugs” siano proprio il modo esatto per curarsi dalle allucinazioni. Ma, seriamente, in generale stiamo migliorando. Qui a Las Vegas abbiamo annunciato Automated Reasoning, una forma di IA che, matematicamente, cerca di dimostrare quando una risposta è corretta (Microsoft e Google hanno servizi simili, ndr) o comunque quando un sistema sta funzionando nel modo in cui si pensa debba funzionare”.

Ma il capo di una delle più importanti aziende del pianeta, come si immagina il mondo da qui a dieci anni?

“La vera risposta è che non si può prevedere, ma la buona notizia è che non si deve per forza fare una previsione. L’IA avrà un impatto su molti aspetti delle nostre vite, dalla guida di un auto al nostro lavoro quotidiano. Noi stiamo sviluppando tecnologie che aiutino ad andare in quella direzione. È come dare a dei bambini un sacco di mattoncini LEGO chiedendogli di costruire qualcosa. Tu non hai idea di cosa ci faranno ma ogni bambino costruirà qualcosa di leggermente diverso e fantastico a suo modo. Questo è il nostro approccio: costruiamo semplicemente i mattoni che il resto del mondo utilizzerà”.

Noah Berger

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Tra questi mattoni c’è Q Developer che aiuta i programmatori nel loro lavoro. Come sta cambiando il coding?

“Lo sa che oggi una delle risorse umane più scarse dei nostri clienti sono proprio i programmatori? Il problema è che tra la scrittura di documentazione, l’aggiornamento di sistemi e altro, gli sviluppatori dedicano al massimo un’ora al giorno alla scrittura di codice. La nostra visione è far aumentare quell’ora a tre, facendo fare alle macchine gli altri compiti. Il che equivale ad aumentare di tre volte il numero degli sviluppatori all’interno delle aziende. Un guadagno non da poco”.

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Ma che lavoro faranno gli sviluppatori?

“Passeranno molto più tempo a pensare ai prodotti che vogliono creare, piuttosto che a procedere per errori e tentativi. Lavoreranno a stretto contatto con i loro clienti per potersi immedesimare meglio nei loro problemi e risolverli, grazie anche all’IA, molto più velocemente”.

Abbiamo appreso che Apple utilizzerà i vostri nuovi chip per l’IA, i Trainium2. Che peso specifico ha questa investitura rispetto ai vostri competitor?

“Sono nostri clienti da un po’, come ha ricordato Ben sul palco (Benoit Dupin, il capo dell’IA nell’azienda di Cupertino, è intervenuto a sorpresa durante lo speech di Garman ndr). Ed effettivamente il loro è un grande endorsement. Benoit ha detto che Apple prevede un miglioramento del 50% nell’efficienza durante il pre-addestramento dei suoi modelli di IA con i Trainium2 che, in generale, renderanno accessibile l’intelligenza artificiale a un numero maggiore di clienti.

Avete anche lanciato Nova, il vostro nuovo modello di IA che, fra le altre cose può produrre video e immagini di alta qualità. Non la preoccupa un mondo in cui sarà impossibile distinguere un’immagine reale da una creata con l’IA?

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“Noi dobbiamo pensare a questi modelli come strumenti. Ci sono video che una volta non potevano essere realizzati perché troppo costosi. E in questo sta la potenza di un modello generativo per l’imaging. Sui timori guardiamo a 100 anni fa, quando i pittori si preoccupavano dell’avvento delle macchine fotografiche. La pittura però non è morta, giusto?”

Scusi se interrompo. 100 anni fa non c’erano i social media…

“Sì. Certo. È un mondo diverso. Fake news e deep fake sono un problema molto complicato. Stiamo spingendo sulla sicurezza dell’IA, con l’uso di watermark e altri sistemi preventivi. È importante essere sempre in grado di sapere cosa è reale e cosa non lo è. È un’altra sfida, che dobbiamo tutti impegnarci a vincere”.

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Altra sfida è quella energetica. Cloud, data center e IA aumentano la domanda di potenza di calcolo e quindi di energia. Dove la prenderete?

“Abbiamo preso un impegno, quello di arrivare a zero emissioni di carbonio entro il 2040. Per noi è un tema importantissimo e come azienda siamo stati il maggiore acquirente di energia rinnovabile per ogni singolo anno negli ultimi cinque anni. Stiamo commissionando e mettendo in funzione nuovi parchi eolici e solari. Ne abbiamo già 27 in Italia ma continueremo a farne di più”.

Un’altra soluzione proposta da AWS sono le centrali nucleari.

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“Sì. Penso che il nucleare sia una parte importante di questo portafoglio. Oggi abbiamo un paio di progetti negli Stati Uniti su cui stiamo lavorando e credo che i piccoli reattori modulari siano una tecnologia nuova e interessante”.

Quando saranno pronti?

“Non siamo vicinissimi ma restiamo ottimisti. Credo che verso il 2030-2031 i reattori modulari saranno messi in funzione. In generale, penso che il nucleare sia una grande opportunità”.

Avete fatto un investimento importante in Italia sul data center di Milano. Lo sa che da noi il nucleare non si può usare?

“Sì, lo so e al momento questa opzione è in ballo solo negli Stati Uniti. Ci sono paesi, come il Giappone, che stanno investendo sul nucleare e valuteremo il futuro di questa tecnologia. Per l’Italia stiamo investendo sulle rinnovabili”.

A proposito, per il data center in Lombardia avete speso 1 miliardo e 200 milioni di dollari. Il governo ha dichiarato il progetto di interesse strategico nazionale. Ve lo aspettavate?

“Siamo entusiasti. Per noi l’Italia è un mercato in crescita e intendiamo investirci. C’è un grande potenziale perché si possono spostare più carichi di lavoro sul cloud. Siamo contenti del nostro investimento e che il governo italiano continui effettivamente a collaborare con noi. Un fattore che guida i nostri investimenti è quando vediamo governi che si impegnano davvero e ci aiutano. Un investimento riesce quando l’ambiente in cui lo si fa è predisposto”.

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Lei è mai stato in Italia?

“Sì, certamente”.

Dove?

“Recentemente sono stato in vacanza in Toscana. Magnifica, forse uno dei miei posti preferiti al mondo”.

Secondo lei arriverà il giorno in cui, all’interno di Amazon, il fatturato di AWS supererà quello dell’e-commerce?

“Probabilmente no. Per quanto ci sia un enorme potenziale di crescita di AWS, la spesa globale complessiva per la tecnologia è inferiore di quella per la vendita al dettaglio. Credo che ci vorrà ancora molto tempo prima di raggiungere i nostri amici del settore retail”.

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