Unical, “La Calabria che cambia”: studenti e docenti uniti contro le mafie

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Un messaggio potente e chiaro emerge dall’incontro seminariale “La Calabria che cambia – Libera e la sua Pedagogia trasformativa”, tenutosi all’Università della Calabria. Studenti e docenti uniti contro le mafie.


ARCAVACATA (COSENZA) – Un messaggio potente e chiaro emerge dall’incontro seminariale “La Calabria che cambia – Libera e la sua Pedagogia trasformativa”, tenutosi questo pomeriggio (5 dicembre 2024) nella Sala Stampa del Centro Congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria. Un evento che ha visto protagonisti studenti e docenti di Scienze dell’Educazione, impegnati in un dialogo sul ruolo cruciale dell’educazione nella lotta alle mafie.

LA CALABRIA CHE CAMBIA – LIBERA E LA SUA PEDAGOGIA TRASFORMATIVA

L’evento si è aperto con i saluti istituzionali della professoressa Adele Rossi, Coordinatrice del corso di studio in Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche. A introdurre il tema è stato il professor Walter Nocito, esperto di Diritto Pubblico, che ha contestualizzato il seminario nel quadro delle istituzioni democratiche e della loro responsabilità nella promozione della legalità. Il dibattito, coordinato dal professor Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia e promotore instancabile di iniziative culturali contro la criminalità organizzata, ha accolto l’intervento appassionato di Giuseppe Borrello (referente regionale di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti).

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L’ANTIMAFIA SOCIALE

«L’antimafia sociale è un patrimonio troppo spesso trascurato e poco valorizzato», ha esordito Borrello, sottolineando l’importanza di conoscere figure come Peppe Valarioti, assassinato per il suo impegno contro la ’ndrangheta. Rivolgendosi agli studenti, ha ribadito che il contrasto alle mafie passa attraverso l’educazione: «Gli educatori del futuro hanno una responsabilità cruciale. Le grandi sfide della società contemporanea – dalla violenza di genere al disagio giovanile, dall’accoglienza al contrasto alle mafie – richiedono un investimento educativo forte e condiviso».

LA CRISI EDUCATIVA: IL RUOLO DI SCUOLA E FAMIGLIA

Borrello ha puntato il dito contro la crisi educativa che mina le basi della società, richiamando il ruolo imprescindibile di scuola e famiglia. Il referente regionale di Libera ha richiamato l’urgenza di un «patto» le due comunità educative per eccellenza, che oggi risultano spesso frammentate e inadeguate a rispondere alle sfide contemporanee. «Troppo spesso, i genitori sono sempre più amici dei propri figli, abdicando al loro ruolo educativo. La velocità della società contemporanea ha creato una distanza fisica, psicologica e affettiva che alimenta nei giovani ansia, stress e disagio. È nostro compito, come educatori e genitori, restituire ai giovani fiducia, incoraggiarli a esplorare, a scoprire il mondo con curiosità. Dobbiamo insegnare loro il valore della ricerca della felicità, che si costruisce con determinazione e senso del dovere, non con la logica del “tutto e subito”».

L’EVOLUZIONE DELLE MAFIE SUI SOCIAL

Uno dei passaggi più incisivi del discorso di Borrello ha riguardato l’evoluzione delle mafie, che oggi utilizzano strumenti moderni come i social media per rafforzare il proprio potere. «I mafiosi sono diventati influencer trasformando la criminalità in un brand che seduce i giovani attraverso il lusso e l’ostentazione di ricchezze. Ma dietro queste illusioni c’è un mondo profondamente sporco di sangue».

Il fenomeno, ha spiegato, è legato a un «interplay» tra tradizione e innovazione. Da un lato, le mafie si radicano nei territori, esercitando un controllo totalizzante sulle comunità; dall’altro, si globalizzano, infiltrandosi nei mercati internazionali attraverso il narcotraffico e l’uso di tecnologie avanzate. Questo mix rappresenta la forza della ’ndrangheta, capace di adattarsi e prosperare sia a livello locale che globale.

COMUNI SCIOLTI PER INFILTRAZIONI MAFIOSE

Nonostante i dati allarmanti – la Calabria è la Regione con il maggior numero di Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose – emerge una comunità civile che non si rassegna. «A Vibo Valentia, epicentro di alcune delle operazioni antimafia più rilevanti (“Rinascita Scott”, “Imponimento”, “Maestrale-Carthago”), abbiamo visto una risposta concreta della società civile», ha ricordato Borrello citando la partecipazione di oltre 5.000 persone a una marcia per la legalità la Vigilia di Natale.

LA CALABRIA CHE CAMBIA E LA LOTTA ALLE MAFIE: L’APPELLO DEL REFERENTE DI LIBERA

Il referente di Libera ha lanciato un appello accorato: «Non possiamo delegare la lotta alle mafie solo alla magistratura. Serve un impegno corale che coinvolga cittadini, istituzioni, partiti politici e associazioni. Paolo Borsellino ci ha insegnato che la responsabilità è di tutti noi». Borrello ha sottolineato l’importanza di aggiornare gli strumenti di contrasto alle mafie, rendendo più incisivo lo scioglimento delle amministrazioni comunali infiltrate e colpendo in modo efficace le complicità politiche e burocratiche. «In Calabria, la ’ndrangheta è forte perché trova appoggio nella politica. Riprendiamo l’insegnamento di Paolo Borsellino, che chiedeva ai partiti di assumersi la responsabilità di fare pulizia al proprio interno, eliminando non solo gli indagati e i condannati ma anche i cosiddetti “chiacchierati”».

LA MASSONERIA DEVIATA

Tra i temi più delicati affrontati durante il seminario, Giuseppe Borrello ha posto l’accento sull’inquietante legame tra la massoneria, in particolare quella deviata, e il tessuto sociale ed economico della Calabria. Ha ricordato come, nella sola provincia di Vibo Valentia, siano state censite ben dieci logge massoniche, rivelando un fenomeno che va oltre la legalità formale. «Non è un reato affiliarsi alla massoneria- ha precisato – tranne nei casi in cui si tratti di associazioni segrete o incompatibili con specifiche funzioni pubbliche. Tuttavia, ciò che deve preoccupare è il fascino che queste organizzazioni esercitano, soprattutto sui giovani, offrendosi come scorciatoia per accedere a opportunità lavorative e sociali. Un’inchiesta del Sole 24 Ore ha rivelato che, nella città di Vibo, un giovane su 18 risulta affiliato alla massoneria, dato che si allarga a uno su 91 se si considera l’intera Provincia».

LA CALABRIA CHE CAMBIA: LEGALITÀ E GIUSTIZIA SOCIALE

Il cuore del discorso di Borrello ha riguardato il rapporto tra legalità e giustizia sociale. «Le mafie proliferano nelle sacche di povertà ed emarginazione sociale. La legalità deve essere uno strumento, non il fine. Il fine è costruire una società giusta, equa e solidale. È necessario investire nella dignità della persona, anche all’interno del sistema carcerario, per offrire percorsi di rieducazione e reinserimento».

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«Non è vero che la Calabria è dominata dalla rassegnazione», ha concluso Borrello. «Questa è una terra piena di esempi di donne e uomini che, anche a costo della vita, hanno lottato per renderla migliore. Oggi, tocca a noi camminare insieme, costruendo una rete di impegno contro la sottocultura della mafia, della massoneria deviata, dell’indifferenza e della paura». «Un’altra Calabria è possibile, e deve partire da voi giovani. Immaginate il vostro futuro qui, in una Regione che può risorgere grazie alla cittadinanza attiva, all’educazione e a una narrazione diversa, fatta di speranza e partecipazione».



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