Elezioni amministrative in Veneto, il voto slitta di un anno in 40 Comuni: alle urne nel 2026 Venezia e Castelfranco

Venezia e pochi altri Comuni veneti che hanno votato nell’autunno del 2020 a causa della pandemia torneranno alle urne nella primavera del 2026. L’ufficialità arriva da una circolare del ministero dell’Interno arrivata venerdì ai prefetti. Una conferma che diventa particolarmente importante soprattutto per Venezia al centro, negli ultimi mesi, di un’inchiesta deflagrata nelll’amministrazione Brugnaro ma che non sembra sufficiente a far cadere anzitempo Ca’ Farsetti. Anzi, con la decisione del Viminale, il secondo mandato di Luigi Brugnaro durerà circa sei mesi in più.
Oggetto della circolare ministeriale è «Rinnovo elettivo delle Amministrazioni comunali che hanno votato nel turno ordinario del 2020-2021 (emergenza Covid-19)». Il ministero scioglie gli ultimi dubbi alla luce del fatto che «pervengono diversi quesiti sulla data del rinnovo elettivo» per i Comuni che hanno votato «oltre la finestra temporale 15 aprile-15 giugno». La finestra individuata da una legge nazionale che le deroghe concesse dal governo non hanno, spiega la circolare, modificato per quanto concerne i successivi rinnovi. «In conclusione – termina il ministero – considerato che il mandato quinquennale dei Comuni in questione si esaurisce nel secondo semestre 2025, il rinnovo dovrà svolgersi fra il 15 aprile e il 15 giugno dell’anno successivo».

Gli altri Comuni con voto «sfasato»

Questo vale per il capoluogo ma anche per altri 39 comuni sparpagliati in tutte le province. Fra questi sono, però, molto pochi i centri sopra i quindicimila abitanti: Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, e Lonigo nel Vicentino. Si votò nel 2020 anche a Portogruaro, nel Veneto Orientale ma in primavera la giunta è caduta e si è già votato lo scorso giugno. Con una data certa sul voto «sfasato» delle Comunali si scioglie uno dei due nodi che hanno tenuto banco negli ultimi mesi.
Resta quello più significativo: la Regione. Un rinnovo diverso da tutti gli altri perché si porta appresso il delicato passaggio del dopo-Zaia. Nell’ipotizzare uno slittamento alla primavera 2026 anche per palazzo Balbi giocano un ruolo i Giochi Olimpici Invernali Milano-Cortina in programma a febbraio 2026, una «creatura» del presidente Luca Zaia che non nasconde certo la speranza di poterli vivere da presidente di Regione. Tanto che anche il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, ha detto che sarebbe opportuno ci fosse Zaia all’inaugurazione.

Il nodo della Regione

Al netto della passerella olimpica, con un potenziale allungo di mandato, c’è in gioco ben altro. Il panorama politico all’interno del centrodestra è quanto mai confuso. Zaia sta completando il terzo mandato consecutivo che, però, vale come secondo dato che il recepimento della norma che limita a due i mandati per i governatori è avvenuto nel corso del primo e quindi con valenza a partire dal 2015. A gran voce Zaia e la Lega (ma anche il dem Vincenzo De Luca in Campania) chiedono la possibilità di fare un terzo mandato. Sembra ormai un’eventualità remota dopo le bocciature in aula. Senza Zaia, però, il quadro si complica ulteriormente.
La «successione» vede in pista FdI con il vento in poppa delle ultime tornate elettorali, FI con il fronte interno aperto da Flavio Tosi e il frastagliamento dello stesso Carroccio. Quando si vota lo decide la Regione stessa e tutto fa pensare si andrà verso un Election day a primavera 2026. Salvo contrordini romani.

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