La sentenza del Tar che ritiene illegittimo l’affidamento della concessione del Comune di Sanremo alla Rai apre a scenari inediti per il futuro. Ma cosa è accaduto esattamente? Perché il Festival di Sanremo potrebbe andare in onda anche sul Nove, Canale 5 o, perché no, su Sky?
La sentenza del Tar della Liguria su Sanremo affidato alla Rai è un tema di grande rilievo, che crea un precedente e potrebbe incidere in modo significativo sul futuro della manifestazione. Per capire cosa potrebbe cambiare in futuro dopo questa sentenza storica, è importante capire cosa sia successo sinteticamente e perché in futuro Sanremo sulle reti Rai potrebbe non essere così scontata, al punto che in queste ore si fantastica di Warner potenzialmente interessata a portare il festival sul Nove per “ridarlo” ad Amadeus, o ancora si parla di un interessamento di Mediaset e la possibilità che ci pensi anche Sky, forte della capacità di organizzare grandi eventi come successo con la finale di X Factor a Napoli.
Cosa ha deciso il Tar su Sanremo e la Rai
Bisogna partire dalla scadenza nel 2023 della concessione del Comune di Sanremo alla Rai per l’organizzazione del Festival di Sanremo nel 2024 e 2025. La JE, società di spettacolo presentava ricorso contro l’affidamento diretto da parte del comune anche per le edizioni 2024 e 2025, essendosi proposta per la concessione del marchio “Festival della Canzone Italiana”, registrato nel 2000 dal Comune di Sanremo. Il Tar ha sostanzialmente accolto il ricorso, respingendo la difesa della Rai, che si impernia sulla inscindibilità del legame tra il marchio, appunto, e il format con le precise caratteristiche di durata, periodo di messa in onda, meccanismo delle serate. Il legame tra Rai e Sanremo, d’altronde, è storico, un sostanziale dato di fatto perché l’evento è sempre stato trasmesso dal servizio pubblico. Fino al 1991 la Rai si occupava unicamente della diffusione, esercitando solo diritti di riserva sul soggetto terzo che organizzava. Dall’anno successivo il Comune affida alla Rai non solo la trasmissione, ma anche l’organizzazione, rinnovando la concessione con cadenza triennale.
Covid o serata cover e Sanremo Giovani, i cambiamenti che penalizzano la Rai
Il Tar ha tuttavia contestato questo elemento di inscindibilità tra marchio e format, contestando in un punto interessante proprio il format stesso e chiamando in causa alcune mutazioni recenti del Festival di Sanremo, che non renderebbero il format inamovibile nelle sue modalità. Si cita ad esempio l’edizione del 2021, quella in piena crisi Covid, svoltasi senza pubblico in studio, o ancora la serata Cover del venerdì, cambiata più volte negli anni sia per criteri di organizzazione che peso sul risultato della gara finale.
Quanto paga la Rai al Comune di Sanremo per la concessione
Gli introiti della Rai per il Festival di Sanremo sono notoriamente variabili, visto che dipendono dalla vendita pubblicitaria. Altissimi quelli degli ultimi anni, con l’edizione 2024 che è arrivata a portare nelle casse del servizio pubblico circa 60 milioni. I costi per l’azienda partono invece da una cifra che è nota, i 5 milioni che la Rai ha pagato al Comune di Sanremo per ottenere i diritti di sfruttamento del marchio e organizzare, dunque, il Festival di Sanremo. I vantaggi per il comune ligure, naturalmente, non si limitano a questa cifra, dato che andrebbe calcolato il peso dell’indotto enorme generato dal festival, che si riflette sui cittadini, commercianti, affittuari e strutture varie, complesso da calcolare con una singola cifra. Tuttavia è proprio in base alla cifra della concessione che le cose potrebbero cambiare in futuro.
Perché Mediaset, Nove e Sky potrebbero organizzare Sanremo
La sentenza del Tar della Liguria potrebbe rivelarsi determinante in futuro perché apre alla possibilità di un bando pubblico per aziende interessate all’organizzazione del Festival di Sanremo. Da ore commenti e meme ironici mostrano un Amadeus ringalluzzito all’idea che Warner Discovery possa essere interessata all’ipotesi di partecipare al bando, soffiando alla Rai il festival “restituendolo” al conduttore passato sul Nove proprio quest’anno. Allo stesso tempo non si esclude che il principale competitor della Rai, Mediaset, possa essere della partita e portare Sanremo su Canale 5, ma anche che Sky decida di partecipare al bando che sarà obbligatorio dal 2026. Stesso discorso vale per La7 o qualsiasi emittente rientrerà nei criteri stabiliti dal bando stesso. La logica della gara di bando porterà, quasi in automatico, a una crescita della cifra da sborsare per aggiudicarsi la possibilità di organizzare Sanremo e che quindi la cifra da 5 milioni sopra citata, sborsati dalla Rai per l’organizzazione di Sanremo, possano crescere e diventare proibitiva o problematica. Se è vero, dunque, che non si può escludere Sanremo continui ad andare in onda su Rai1 anche nel 2026, ci sono diversi motivi per pensare che questa sentenza possa rappresentare un punto di svolta importante per la storia di Sanremo.
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