Il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore del declassamento dello status di protezione del lupo. Questa specie viene così portata da “rigorosamente protetta” a semplicemente “protetta”.
Una decisione che va contro il parere degli esperti e della scienza, ci riporta indietro di mezzo secolo e apre una strada pericolosa per il futuro della conservazione della natura in Europa. Nonostante i numerosi appelli della società civile e di centinaia di migliaia di cittadini in tutta Europa, i 50 Stati “parti” della Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente naturale in Europa (c.d. Convenzione di Berna) hanno dato il via libera al declassamento dello status di protezione del lupo. In parole povere: l’abbattimento dei lupi sarà molto più facile. Il cambio di rotta è stato quindi determinato dalla proposta di declassamento formulata dalla Commissione, poi approvata dal Consiglio dell’Unione europea il 27 settembre scorso. Decisioni prese sulla base di considerazioni eminentemente politiche, che accolgono le istanze delle forze più retrive presenti nelle lobbies della caccia e dell’allevamento, in netto contrasto con i dati scientifici attualmente disponibili sullo stato di conservazione del lupo in Europa. Una pessima notizia per tutte le associazioni (come la Lupus in Fabula), studiosi, ricercatori che da anni si impegnano per favorire la convivenza tra questo predatore e le attività economiche tradizionali.
Quello che qui preme sottolineare è la rete di argomentazioni messe in atto dai governanti dei vari stati, che possono riassumersi in questi due concetti: il lupo disturba la pastorizia e l’agricoltura, provoca terrore ai tanti turisti che vogliono godersi i luoghi della vacanza in modo sereno, e quindi è diventato un fattore antieconomico. Il secondo aspetto, completamente antiscientifico, tende a minimizzare se non ad annullare il valore e il ruolo del lupo e della fauna selvatica all’interno dell’habitat naturale: avendo questo ormai un carattere artificiale non ci sarebbe più posto per lui. Insomma, il lupo ha posto solo nelle fiabe romantiche, porta fortuna solo se crepa, e la nostra specie, la sapiens, ha deciso che la canis lupus ha alzato troppo la cresta e va ridotta nel numero. Quando parliamo di antropocentrismo velenoso intendiamo proprio questo tipo di atteggiamento: le altre specie devono servire ai nostri interessi e non devono ostacolare le attività antropico-produttive che costituiscono il nostro mondo. La nostra ferma convinzione, come associazione ambientalista che porta nel nome proprio la figura del grande predatore, è che la selvatichezza, rappresentata dall’orso o dai lupi, continua a resistere all’era tecnologica. “La selvatichezza – dice Amitav Ghosch – è l’enigma che vivrà in ogni elemento di un futuro sostenibile”, garantirà che anche nell’epoca di Plastocene vi saranno fenomeni imprevedibili che ci interrogheranno sul senso della nostra civiltà. Il lupo è notoriamente di sinistra, e l’Europa, spostata a destra, non ha perso l’occasione per colpirlo. Ma questo nostro lupo può contare sull’intelligenza di tutti coloro che non si rassegnano, e non si rassegneranno mai, a privilegiare l’artificiale sul naturale.
Bene ha fatto il sindaco di Fano a emettere un’ordinanza il 2/12/2024 con cui vieta di alimentare e avvicinare i lupi; di lasciare all’esterno delle abitazioni qualunque fonte di cibo, ad eccezione di quello necessario per l’alimentazione delle colonie feline da parte dei referenti ufficiali; di abbandonare scarti animali o altri residui organici nelle aree esterne alle abitazioni, ad eccezione dei giorni di raccolta individuati dall’ASET; ed invita detenere costantemente i cani al guinzaglio durante la conduzione in aree esterne, fatta eccezione per le aree adibite a sgambatoio; di ricoverare all’interno delle abitazioni cani di piccola taglia e gatti nelle ore notturne.
Evitare possibili conflitti è l’unica soluzione per tutelare il lupo, che è una specie fondamentale per contenere le popolazioni di cinghiali e nutrie e garantire una pacifica convivenza con i cittadini.
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