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Non fa eccezione la Sardegna sul fronte della microcriminalità informatica anche perché nell’Isola i reati sono cresciuti del 4,3%
Tra il 2019 e il 2023, invece la crescita è stata del +34,6%, contro una media italiana del +45,5%. Nel 2023 ben 3.508 denunce arrivate dagli imprenditori sardi.
I dati arrivano dal report realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sui “Reati denunciati nell’Isola dalle attività produttive e dai cittadini”, analizzando i dati ISTAT dal 2019 al 2023.
I delitti inerenti all’attività d’impresa comprendono furti, estorsioni, truffe e frodi informatiche, delitti informatici, contraffazione di marchi e di prodotti industriali, violazione della proprietà intellettuale, ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, usura, danneggiamenti e contrabbando. Nel dettaglio i reati in esame sono per il 91,0% composti da truffe e frodi informatiche (ad esempio il phishing e l’alterazione del regolare funzionamento di un sistema informatico o telematico) e per il restante 9,0% di delitti informatici, in particolare accessi abusivi, danneggiamento mediante apparecchiature, dispositivi o programmi informatici e detenzione e/o diffusione abusiva di codici di accesso.
Le denunce totali (aziende e cittadini) in Sardegna sono passate dalle 5.950 del 2019 per arrivare alle 8.011 del 2023, equivalenti a 67 reati ogni 10mila persone. La dinamica annuale parla di un +18,4% del 2019 rispetto al 2018, di un +21% del 2020 sul 2019, il crollo del -1,4% del 2022 sul 2021 e della crescita del 2023 sul 2022 del +4,3%, per una crescita negli ultimi 4 anni del +34,6%.
Tra le imprese le denunce sono state 2.082, il 35% del totale, nel 2019; 3.240, il 45%, nel 2020; 3.490, il 44,8%, nel 2021; 3.234, il 42,1%, nel 2022; e 3.508, il 43,8%, nel 2023, con una variazione quadriennale del +8,8%.
Tra le province, nell’ultimo anno, a Cagliari sono state presentate 4.010 denunce totali, con una crescita del +9,4% rispetto al 2022 mentre quelle provenienti dalle imprese sono state il 43,3% equivalenti a 1.736; quelle di Nuoro sono state 1.091, in aumento del 6,2% rispetto al 2022 e quelle dalle imprese sono state il 51,4%, ovvero 560. A Oristano le segnalazioni sono state 494 in aumento del 3,8% sullo scorso anno, con il 55,4% da parte delle attività produttive quindi 272; nell’area Sassari – Gallura, sul 2.404 denunce, in calo del 4% rispetto al 2022, solo 996 (il 40,2%), arriva delle imprese.
“Il trend di crescita resta costante e gli imprenditori non possono, e non devono, abbassare la guardia – afferma Fabio Mereu, vicepresidente Regionale di Confartigianato Sardegna – soprattutto in un contesto di digitalizzazione accelerata dei processi produttivi, soprattutto le piccole realtà devono affrontare nuove sfide e orientare le proprie strategie di investimento in tecnologie, capitale umano qualificato e sicurezza informatica”. “Purtroppo, la carenza di personale qualificato, e una non completa consapevolezza sui ruoli in azienda della sicurezza informatica – prosegue Mereu – richiedono investimenti in formazione e un supporto informativo istituzionale per promuovere le cyberskill, in modo che le imprese possano proteggere adeguatamente i propri sistemi e dati”.
Per Confartigianato Sardegna, la crescita dei reati informatici segnala la necessità di intensificare le misure di sicurezza dei sistemi informativi e dei dati delle imprese, affrontando la sfida del difficile reperimento di personale con competenze di cybersicurezza.
“Proteggere le piccole imprese dai reati informatici è una responsabilità condivisa di tutti – conclude il VicePresidente Regionale di Confartigianato Sardegna – dobbiamo lavorare insieme agli esperti e alle Forze di Polizia che si occupano di criminalità informatica per garantire che le aziende siano in grado di prosperare in un ambiente digitale sicuro. Solo attraverso l’investimento in cybersicurezza, la formazione del personale e la collaborazione, possiamo creare un ambiente in cui le piccole imprese possano crescere senza timore di essere minacciate da attacchi devastanti”.
Anche tra le realtà isolane, il cybercrime resta dunque un pericolo soprattutto le realtà di piccole e medie dimensioni.
Secondo il sistema Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2023 il 43,1% delle imprese che hanno investito nella transazione digitale dichiara di aver effettuato investimenti nella sicurezza informatica con un elevato livello di importanza, quota in crescita rispetto al 35,5% del quinquennio precedente 2018-2022. Però, il problema c’è. Ed è quello che richiama la carenza di figure professionali che siano in grado di gestire un apparato efficiente di sicurezza informatica: oltre un quinto (22,8%) delle imprese italiane segnala la difficoltà nel trovare ed assumere personale con le giuste competenze. Nel 2023 risulta difficile da reperire il 69,9% delle entrate di progettisti e amministratori di sistemi, categoria professionale che comprende le figure di cyber security expert, specialista e responsabile della sicurezza informatica.
Maggiore diffusione in Italia dei delitti informatici.
Nel confronto internazionale su dati Eurostat si evidenzia che nel 2022 Italia è al sesto posto tra 24 paesi UE monitorati per incidenza dei delitti informatici che è pari a 55 reati ogni 100 mila abitanti, 22 in più rispetto al 33 della media europea e superiore ai 24 delitti informatici ogni 100 mila abitanti della Francia, ai 20 della Germania e ai 15 della Spagna.
Il trend nel territorio dei reati informativi nel 2023 e negli ultimi quattro anni
In chiave regionale nel 2023, a fronte di una crescita media nazionale del +7,8%, si osserva un aumento a doppia cifra dei reati informatici per Molise (+26,7%), Trentino-Alto Adige (+14,5%), Liguria (+14,0%), Lazio (+13,0%), Toscana (+12,9%), Friuli-Venezia Giulia (+12,4%) e Piemonte (+10,8%). In controtendenza, si registra una flessione dei reati informatici in Basilicata (-4,7%) e Umbria (-1,8%). Tra le province si registrano aumenti più che doppi rispetto alla media per: Isernia (+36,3%), Livorno (+32,7%), Brindisi (+27,8%), Lodi (+25,5%), Rieti (+22,8%), Campobasso (+22,3%), La
Spezia (+21,7%), Trieste (+21,3%), Biella e Como (entrambe a +18,9%), Provincia Autonoma di Bolzano (+18,4%), Frosinone (+18,1%), Prato (+17,9%), Genova (+16,3%) e Teramo (+15,9%).
Nell’arco dell’ultimo quadriennio i reati informatici, saliti del 45,5% in media nazionale, registrano aumenti sopra la media per Toscana (+88,3%), Veneto (+63,7%), Marche (+56,0%), Puglia (+54,7%), Lazio (+53,2%), Emilia-Romagna (+53,0%) e Piemonte (+47,0%). Tra le province tali reati sono triplicati a Barletta-Andria-Trani (+209,1%) e più che raddoppiati a Livorno (+140,4%), Rieti (+129,7%), Monza e Brianza (+127,7%), Verona (+125,5%), Fermo (+117,0%), Lodi (+116,8%), Grosseto (+116,6%), Arezzo (+107,8%), Firenze (+107,5%) e Ascoli Piceno (+104,3%).
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