30 anni di rapporto Ecomafia di Legambiente, i dati nazionali e della Liguria

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Un 30° anniversario non proprio da festeggiare: è quello raggiungo dall’attività di Legambiente nell’analizzare e riportare le attività mafiose legate ai danni all’ambiente (ecomafia) sul territorio italiano, Liguria compresa. In tal senso la conferenza nazionale Ambiente e legalità: insieme per il futuro che si è tenuta a Roma in questi giorni ha restituito una fotografia allarmante, in cui emerge come nel nostro Paese negli ultimi trent’anni le ecomafie abbiano portato avanti un attacco costante e senza sosta all’ambiente.

Dal 1992 al 2023 si registra una media di 79,7 reati ogni giorno, 3,3 ogni ora e 1 appena ogni 18 minuti. Tra questi, il 45,7% del totale nazionale dei reati accertato dalle forze dell’ordine in questi tre decenni si concentra nelle regioni in cui è radicata la presenza di criminalità organizzate: triste primato dunque per la Campania, la regione che domina con un primo posto assoluto sia la classifica nazionale, sia quella delle regioni con più reati nel ciclo illegale del cemento e dei rifiuti

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La Lombardia è invece la prima regione del Nord per ecoreati. In questi tre decenni di ricerca e analisi, dal 1995 ad aprile 2024, si sono censiti 378 clan appartenenti a tutte le organizzazioni mafiose, con interessi diretti nelle diverse “filiere” dell’ecomafia. Il fatturato illegale accumulato, secondo le stime di Legambiente, è stato di 259,8 miliardi di euro. In totale si parla anche di 727.771 persone denunciate e 224.485 sequestri.  

Ecomafia, la situazione dei reati ambientali in Liguria secondo Legambiente

Anche la Liguria ha numeri preoccupanti: come spiega nel dettaglio Stefano Bigliazzi, Presidente di Legambiente Liguria e membro del Centro di Azione Giuridica di Legambiente nazionale, «negli anni dal 1997 al 2023 in Liguria risultano 36.443 reati in materia ambientale, sono 1.350 all’anno. Ogni giorno avvengono 3,7 reati di carattere ambientale. Le persone denunciate nel corso di questi anni sono 29.335, una persona ogni 51 abitanti. Se si va a un matrimonio con 100 invitati, è probabile che 2 di loro siano stati denunciati per reati ambientali».

La gravità della situazione diventa evidente nel confronto con la Lombardia, una regione che quasi 7 volte gli abitanti della Liguria, eppure c’è di fatto una situazione di parità tra i due territori in termini di reati ambientali. Prendendo invece a confronto regioni simili alla nostra per dimensioni e numero di abitanti, in Liguria si commettono il doppio dei reati ambientali di Marche e Abruzzo e il triplo di Friuli e Trentino Alto Adige. Inoltre, nella nostra regione si commettono più reati ambientali che in Veneto, Emilia Romagna e Piemonte

Focus sulle inchieste legate ai traffici illegali di rifiuti

Oltre ai reati nel ciclo illegale del cemento (la Liguria è la seconda regione del nord in questo settore), un dato da tenere sotto controllo dato la natura della regione e i suoi numerosi porti è il traffico illegale di rifiuti. Sono 608 le inchieste sull’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti registrate dal febbraio 2002 (prima applicazione dell’art. 53 bis del decreto Ronchi, attuale delitto previsto dall’art. 452 quaterdecies del Codice penale). In 22 anni, hanno portato a 3.424 arresti, 10.772 denunce, 1.691 aziende coinvolte e 51 stati esteri interessati, soprattutto europei e africani.

In 309 inchieste (pari al 50,8% del totale) è stato possibile ricostruire il totale dei rifiuti sequestrati, pari a 60,576 milioni di tonnellate: per il 40,49% si tratta di fanghi di depurazione e per il 39,64% di rifiuti industriali misti. Trasportate su un tir da 25 tonnellate, lungo 13,6 metri, le 60.576.000 tonnellate sequestrate sarebbero equivalenti a 2.432.040 tir, per una coda di 32.953 chilometri. 

«Dal 1994 ad oggi», commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente«è cresciuta la consapevolezza della minaccia delle ecomafie. Oggi chi indaga ha efficaci e importanti strumenti, primo fra tutti la legge sugli ecoreati approvata a maggio 2015, ma c’è ancora molto da fare anche a livello europeo. Per questo è fondamentale che l’Italia recepisca quanto prima la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente». 

È importante ricordare come, da diversi anni, la collaborazione tra Legambiente e l’Arma dei Carabinieri sia disciplinata anche da un protocollo d’intesa.   

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