Il supermagistrato Gratteri ad Aosta, ‘giornalisti imbavagliati, mafie attive e politica miope’ – La Prima Linea

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“Io sono stato il primo a urlare contro la riforma Cartabia (riforma della Giustizia precedente alla riforma Nordio e che ha ridotto i poteri d’indagine e introdotto importanti ‘bavagli’ all’informazione di cronaca giudiziaria ndr). Però non ho visto particolarmente arrabbiati il Consiglio dell’Ordine e il sindacato dei giornalisti, nessun loro rappresentante è andato a parlare in Commissione Giustizia. Questo mi preoccupa e mi dispiace, anche perché oggi è sempre più difficile fare il giornalista di cronaca”. Lo ha detto sabato 7 dicembre ad Aosta Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, giunto al teatro Splendor di Aosta (nell’ambito della Saison Culturelle) insieme ad Antonio Nicaso, esperto di mafie e di criminalità organizzata, per presentare il loro ultimo libro ‘Una cosa sola-come le mafie si sono integrate al potere’. 

Gratteri ha ribadito che la riforma Cartabia sembra ideata “per non informare l’opinione pubblica, per impedire alla gente di sapere accade sul proprio territorio in termini di reati”.

Sulla ‘stretta’ alle intercettazioni, per Gratteri “dalla riforma Cartabia a oggi, tutto quello che è stato cambiato non è servito a niente. Il ministro Nordio dice che le intercettazioni costano, sono troppe e si fanno a strascico. Anche questo non è vero: costano 170 milioni all’anno, sembra una cifra alta ma invece è pochissimo rispetto alla mole di fascicoli. Non sono fatte a strascico, manca così tanto personale che figurarsi se chi è di turno ha tempo di ascoltare persone che non parlano di reati. E non è vero che i mafiosi non parlano, perché altrimenti tutte le indagini portate a termie come si sarebbero fatte?”.

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E ancora: “Molti pezzi della Pubblica Amministrazione stanno con la politica che sta con le mafie. Per cui stiamo attenti a dire che nei reati corruttivi le intercettazioni non servono”. Secondo il magistrato, dunque, la Cartabia e la Nordio “sono riforme per rallentare il processo, in cui le parti offese sono sempre meno tutelate”.

Il procuratore di Napoli ha ‘sferzato’ la politica anche sui rapporti con l’opinione pubblica: ”Il potere non deve temere contestazioni. Si sta esagerando nel restringere e nel controllare le contestazioni e le proteste. Io penso che tutti hanno diritto di protestare e contestare qualsiasi cosa. L’importante è che non facciano male alle persone e non danneggino la cosa pubblica. Poi, tutti hanno diritto di protestare, ciò che lo impedisce è una involuzione democratica”.

Mai stancarsi di ricordare le ‘mafie al Nord’

Saranno anche notizie e informazioni risapute, soprattutto per gli addetti ai lavori,  ma ‘ripassare la lezione’ non fa mai male. “Dove ci sono tossicodipendenti ci sono venditori di cocaina – ha quindi ricordato Gratteri al pubblico dello Splendor -. La droga la vende la ‘ndrangheta che con quei soldi cerca di comprare tutto quello che può, anche in Valle d’Aosta e quindi ristoranti, pizzerie, alberghi. E’ questa la base del riciclaggio. E sono in grado di fare riciclaggio sofisticato. C’è una globalizzazione delle mafie e un abbraccio tra i poteri mafiosi, tra pezzi di poteri della politica, tra pezzi di poteri dell’economia”.

“Non sono esperto di Valle d’Aosta – ha precisato il magistrato – posso dire però, per quella che è la mia esperienza, che le mafie sono laddove possono gestire denaro e potere. La Valle d’Aosta rispetto ad altre aree è considerata una zona ricca, una zona dove ci si può muovere e lavorare dal punto di vista criminale. Quando le mafie si radicano sul territorio, poi, tra l’altro, votano fanno votare, creano consenso e non le cacci più. Le mafie comprano tutto e così stiamo cedendo la nostra democrazia, la nostra libertà. Ai mafiosi non interessa guadagnare, ma riciclare. L’obiettivo non è accumulare ma fare uscire i soldi alla luce del sole”.

“Troppo facile – ha detto a sua volta Nicaso – scaricare la colpa sui meridionali, sui calabresi che sono venuti al Nord. Non sono venuto qui a difendere i calabresi, non ne hanno bisogno. Ma bisogna dire le cose come stanno: le mafie non sono venute al Nord come un virus a infettare un territorio sano, bensì hanno trovato un territorio fertile e una certa miopia della politica”.

L’incontro è stato moderato dal giornalista valdostano Christian Diemoz.

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