Nel mondo aumentano le guerre con la loro ferocia e i conflitti tra popoli e gruppi sociali

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Il motore è costituito dagli Imperialismi economici che si contendono il dominio delle risorse. Aumentano anche le proteste, all’interno delle quali i giovani possono avere un ruolo di guida.

Lo sciopero generale del 29 Novembre

Lo sciopero generale del 29 novembre ha spaccato il Paese in due fazioni contrapposte, anche con le diverse valutazioni espresse sulle manifestazioni. Com’era facilmente prevedibile, lo sciopero generale attuato dal Sindacato il 29 novembre scorso con le relative manifestazioni di piazza ha fatto molto discutere. Due gli oggetti al centro del dibattito di questi giorni: la liceità, o almeno l’opportunità di uno sciopero totale che blocchi il Paese in tempi di crisi; lo svolgimento delle manifestazioni con episodi di violenza e gli slogan urlati.

Gli esponenti del governo e i loro sostenitori hanno duramente attaccato l’effettuazione dello sciopero, sostenendo che lo scopo di Landini fosse più politico che sindacale; cioè, che il segretario della Cgil volesse far pressione sul PD per spostarlo a sinistra. Oppure, che punti a costituire un proprio movimento politico, con la sua affermazione che sia necessaria una rivolta sociale.

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Questo schieramento di opinione politica, diciamo di destra, vedrebbe con favore l’estensione al lavoro privato delle norme di garanzia già operanti nel pubblico impiego, oltre ad un aumento del potere di intervento del governo.

Il diritto allo sciopero

Un’altra parte dell’opinione pubblica, rappresentata dall’opposizione politica (PD, M5S) e da intellettuali e giornalisti di sinistra ha invece approvato pienamente sia lo sciopero che il contenuto delle manifestazioni, stigmatizzando gli episodi violenti, che sono stati minoritari.

Gli esponenti di questa parte, ma anche singoli cittadini intervistati per strada, si sono richiamati agli articoli della Costituzione che riconoscono il diritto di sciopero e quello di manifestare la propria opinione. Se l’esercizio di questi diritti fosse limitato per legge, risulterebbe gravemente penalizzata la partecipazione dei cittadini al rinnovamento della società secondo gli interessi generali, in specie di quelli dei ceti più disagiati.

Se inoltre il governo avesse più poteri, la democrazia si trasformerebbe in un regime autoritario. Ogni persona o gruppo pretende che la sua interpretazione dei fatti sia presa come oggettiva, poiché basata su dati numerici. In realtà, nel momento in cui si analizza un fenomeno, lo si interpreta partendo dai propri punti di vista, che sono assunti ideologici.

Ha senso parlare di Destra e Sinistra?

Le due opposte correnti di pensiero pretendono di basare le loro esternazioni su dati di fatto oggettivi, sostenendo che ormai le vecchie ideologie sono morte e non ha più senso parlare di destra o sinistra.

Questo è il refrain su cui è nato e si è sviluppato il Movimento 5 Stelle, ora in crisi profonda. La motivazione è stata poi ripresa da tutti, ognuno adattandola alla propria identità di origine.

Ma tutti commettono un grave errore, pensando che l’ideologia sia soltanto quella storica, cioè un complesso di idee che ha costituito una dottrina che aveva lo scopo di spiegare la realtà e poi modificarla con l’azione. Ricordiamo che per Marx l’uomo è principalmente prassi (praxis), attività pratica produttiva, materiale e ideale.

Nella storia del secolo precedente si sono avute le manifestazioni di ideologie contrapposte (individui – collettività), che dichiaravano di voler rigenerare l’umanità.

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Invece si sono avute conseguenze catastrofiche: guerre estese al mondo intero e genocidi scientifici, molto peggio di tutto quello che si era avuto nei secoli precedenti.

Perciò sembra giusto prendere le distanze dall’ideologia

Però, ogni volta che si analizza un fenomeno o si racconta un avvenimento, lo si fa dal proprio punto di vista. E’ il pensiero stesso che procede secondo delle forme, degli assunti che riscontra nei fenomeni che analizza e spiega. Anzi, più una persona afferma di basarsi su dati oggettivi, espressi da numeri e statistiche, più mette in campo una propria ideologia.

Per esempio: affermare che la diminuzione delle tasse per tutti, alleggerendo il carico fiscale sulle imprese, aumenti i posti di lavoro e la qualità di vita per tutti, è ideologico; tra l’altro, di vecchia origine. Così pure affermare che bisogna investire più risorse dello Stato nella Scuola e nella Sanità, aggiungendo che l’incremento della spesa pubblica sarebbe poi compensato, non si sa come.

Procedendo così, non si riesce neppure ad analizzare a fondo il malessere sociale che esiste, determinato dalle condizioni materiali, e si manifesta nell’adesione spontanea a scioperi e manifestazioni proclamati da varie associazioni.

Inoltre, spesso gruppi numerosi di cittadini scendono in piazza spontaneamente; ciò accade ovunque, nella nostra disastrata Europa e in altre zone del mondo, devastate dalle guerre.

La guerra in Ucraina è vicina alle porte di casa nostra, ma sentiamo vicina anche quella in Palestina.

Entrambe stanno crescendo di intensità e ferocia, mentre altri gravi conflitti si aprono in Sudamerica ed Africa, per la corsa della Finanza Internazionale all’accaparramento delle risorse fondamentali per l’economia: petrolio, gas, metalli importanti per la tecnologia.

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Fin dai primordi della storia gruppi di uomini hanno combattuto per il predominio delle fonti di sussistenza. Con l’epoca moderna è nato l’imperialismo, che oggi si estende a livello globale.

Il ruolo dei giovani all’interno della protesta

La storia ci ha dimostrato che sin dagli inizi gli uomini si sono combattuti per il dominio delle fonti di sussistenza, che ognuno voleva tenere per sé sottraendole agli altri.

Fino ad certo periodo i conflitti avvenivano tra popoli in aree circoscritte del mondo, che ignoravano l’esistenza di altre. Poi, quando la conoscenza si è estesa a tutto il pianeta, essi sono divenuti globali e, a partire dal XVI secolo sono nati i primi imperialismi.

Perciò conviviamo ormai da molti anni con le guerre; è pure evidente l’incapacità di organismi internazionali, come l’ONU, di riportare la pace, perché non ne ha la forza.

E’ di questi giorni l’aumento degli attacchi del governo israeliano di Netanyahu in tutta la striscia di Gaza e perfino oltre il confine con la Siria, provocando morte, distruzione ed esodi di massa.

I ribelli entrano a Damasco e cacciano Assad

Per contrasto, in Siria si è insediato un forte gruppo arabo islamico, espellendo Hezbollah e dopo essere entrati a Damasco, cacciando Assad, che di fatto fugge chiedendo asilo altrove.

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Nello Yemen ha ripreso forza il gruppo sciita Houti.

In Georgia giovani studenti e insegnanti sono scesi in piazza contro la legge marziale proclamata dal governo filorusso, chiedendo di entrare nell’Europa per avere più libertà.

Come si vede dagli accadimenti che abbiamo raccontato (sono soltanto degli accenni), gli stati di equilibrio e di guerra sono in movimento dappertutto.

Cittadini di tutte le età partecipano alle contestazioni, ma spesso l’iniziativa viene dai giovani. Nel nostro Paese, scendono spesso in strada per flash mob e occupano le università per protestare contro le guerre o reclamare giustizia sociale.

Ci auguriamo che le proteste mettano da parte gli slogan più violenti e stupidi, e che i nostri giovani riflettano con maggiore profondità sulle cause del malessere di tutti, in modo da poter proporre una strada percorribile di cambiamento generale.

La rivolta sociale è un processo caotico dagli esiti incerti, spesso contrari al miglioramento delle condizioni di vita materiali e spirituali. Può anche portare all’instaurazione di regimi autoritari.

La rivoluzione è altro, necessita anche di uno slancio etico, senza il quale non è possibile costruire una società giusta.

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