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Un’indagine collettiva su come funziona la raccolta delle pile esauste nei supermercati delle principali città dell’Umbria, considerato che per ogni tonnellata di batterie alcaline raccolte, possono essere recuperati più di 300 chilogrammi di zinco e 250 di ferro e nichel che vengono utilizzati per rifabbricare diversi tipi di oggetti: da forchette e cucchiai da tavolo, a targhe per auto, batterie e pannelli fotovoltaici. Le pile e gli accumulatori portatili (le batterie ricaricabili), una volta esaurito il loro ciclo di vita non devono essere gettati via con i rifiuti indifferenziati, ma raccolti separatamente e conferiti presso i centri di raccolta comunali o nei contenitori messi a disposizione dagli enti locali dislocati sul territorio e in tutti i punti vendita, per il successivo invio al corretto recupero.
Partendo da questa consapevolezza è nata un’iniziativa del Circolo di Legambiente Foligno e Valli del Topino, in collaborazione con gli altri circoli e il regionale di Legambiente Umbria, per realizzare un’indagine che ha coinvolto diversi volontari di vari circoli, che per un anno hanno verificato se gli obblighi di legge siano effettivamente rispettati nel territorio umbro e se il servizio di raccolta sia attivo, presso i principali distributori della Grande Distribuzione.
Va ricordato infatti che è un obbligo di legge raccogliere in modo differenziato le pile esauste da parte dei distributori ed il Centro Di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CDCNPA) provvede ad organizzare per tutti i consorziati un sistema capillare di raccolta sul territorio italiano nonché a svolgere le campagne di informazione per i consumatori, monitorare e rendicontare i dati. Gli obiettivi europei di raccolta, in base al regolamento europeo 2023/1542, sono sfidanti, in quanto la percentuale di raccolta deve arrivare al 73% entro il 2030. In Italia però nel 2023 siamo ancora ad un misero 33,6%. Nell’Indagine sono stati coinvolti 147 punti vendita di 22 insegne della grande distribuzione suddivise in 32 città dell’Umbria. 7Assunto, quindi, che tutti i super mercati della grande distribuzione, che vendono pile, sono tenuti a mettere a disposizione del consumatore un servizio di raccolta a titolo gratuito, è stato compilato un semplice questionario che monitorava questi aspetti: presenza contenitore, visibilità e comunicazione.
Dall’indagine è emersa però una situazione piuttosto carente in quanto il servizio non è ancora presente nel 45% dei punti vendita analizzati. Mentre nel restante 55%, l’85% dei negozi espone il contenitore in aree ben visibili dall’utente. Inoltre solo nel 30% dei casi era prevista una comunicazione adeguata. Analizzando la distribuzione nelle varie città abbiamo visto che Terni è la città più virtuosa con quasi il 90% dei punti vendita che hanno il servizio raccolta pile esauste, seguita da Perugia e Assisi che superano il 70%. Con risultati sotto il 46% troviamo molti Comuni, tra cui Magione, Foligno, Città di Castello e Spoleto.
Anche le insegne commerciali non sono tutte uguali, in 2 casi (nell’indagine non riportiamo i nomi commerciali) non abbiamo mai trovato i contenitori mentre tre insegne su quelle maggiormente visitate hanno i contenitori nel 100% dei propri punti vendita. Secondo Lorenzo Parrinello che ha coordinato l’indagine “l’auspicio è che il presente report possa generare maggiore consapevolezza sul tema, sollecitando i punti vendita che non mettono in condizione il consumatore di conferire correttamente le pile, in modo da contribuire all’ obiettivo europeo del 73% entro il 2030”. “Tutti i dati dell’indagine” conclude Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria “sono a disposizione nel sito di Legambiente Umbria e rappresenta un ulteriore contributo di Legambiente ad analizzare con numeri e informazioni quell’economia circolare che deve essere supportata e valorizzata in misura sempre maggiore. Di questi dati e di altro ne riparleremo a febbraio in occasione del nostro prossimo EcoForum regionale sull’Economia Circolare dei Rifiuti”.
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