Alla Messa in Vaticano con i nuovi cardinali, Francesco auspica che il modo in cui la Vergine ha vissuto figliolanza, sponsalità e maternità “ci conquisti”, perché l’Immacolata non è un mito ma un progetto bello e concreto. Ogni presunzione di autosufficienza, infatti, non genera né amore, né felicità: “A cosa servono gli alti livelli di crescita finanziaria dei Paesi privilegiati, se poi mezzo mondo muore di fame e di guerra, e gli altri restano a guardare indifferenti?”
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Nella Solennità dell’Immacolata Concenzione, che quest’anno coincide con la seconda Domenica di Avvento, Papa Francesco presiede la Santa Messa nella basilica vaticana dove ieri ha creato 21 cardinali, “portatori di un’unica Sapienza dai molti volti”, che oggi partecipano alla celebrazone di ringraziamento con il Pontefice. L’omelia è incentrata sulla bellezza di Maria, “serva” non nel senso di “asservita” ma di “stimata”. Una esistenza, la sua, da assumere come criterio di vita praticabile, nel qui ed ora, capace di fecondare di autentico amore sia l’ambito familiare che le relazioni sociali e tra le nazioni.
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La bellezza di Maria salva il mondo dall’autosufficienza
La bellezza di Maria è una bellezza “che salva il mondo” e che pertanto deve conquistarci e convertirci, auspica il Successore di Pietro. Una bellezza in cui le famiglie siano spazio di vera condivisione e in cui i genitori siano “presenti in carne e ossa vicino ai loro figli e i figli guardino i padri”. Se questo stile è interiorizzato, allora, ne possono discendere atteggiamenti di apertura, solidarietà, empatia e armonia che investono tutti gli ambiti della vita troppo spesso condizionati, invece, da pretesa di autosufficienza. È questa preoccupazione di “essere come Dio”, afferma il Papa, che continua a ferire l’umanità e non genera né amore, né felicità.
A cosa servono i soldi se mezzo mondo muore?
Quindi, l’elenco di una serie di situazioni critiche: “Chi esalta come conquista il rifiuto di ogni legame stabile e duraturo, infatti, non dona libertà. Chi toglie il rispetto al padre e alla madre, chi non vuole i figli, chi considera gli altri come un oggetto o come un fastidio, chi ritiene la condivisione una perdita e la solidarietà un impoverimento, non diffonde gioia né futuro”. Poi il Pontefice pone alcuni interrogativi, provocazioni che guardano ad alcune evidenti contraddizioni nelle società contemporanee:
A cosa servono i soldi in banca, le comodità negli appartamenti, i finti “contatti” del mondo virtuale, se poi i cuori restano freddi, vuoti, chiusi? A cosa servono gli alti livelli di crescita finanziaria dei Paesi privilegiati, se poi mezzo mondo muore di fame e di guerra, e gli altri restano a guardare indifferenti? A cosa serve viaggiare per tutto il pianeta, se poi ogni incontro si riduce all’emozione di un momento, a una fotografia che nessuno ricorderà più nel giro di qualche giorno o qualche mese?
Non c’è salvezza senza la donna, la Chiesa è donna
La contemplazione della Vergine offerta oggi dal Papa la rendono così particolarmente attuale e vicina, familiare. Maria, ricorda Francesco, ha un’infanzia che non è raccontata dai testi sacri. Eppure, proprio in questo anonimato – che nei Vangeli cede il posto all’accenno di una vita ricca di fede, umile e semplice, tutto armonia e candore – il riflesso dell’amore di Dio sboccia e irradia ben oltre lo sconosciuto villaggio di Nazareth. È “un fiore cresciuto inosservato”. Una figliolanza dal “cuore puro” con il “profumo di santità”. La vita di Maria è continuo dono di sé. In quanto sposa, viene definita “serva del Signore”; ma qui il Papa ci tiene a precisare: “Serva” non nel senso di “asservita” e “umiliata”, ma di persona “fidata”, “stimata”, a cui il Signore affida i tesori più cari e le missioni più importanti. E ancora una sottolineatura, aggiunta a braccio:
Questo lo dice il Concilio: Dio ha scelto Maria, ha scelto una donna come compagna per il suo progetto di salvezza. Non c’è salvezza senza la donna perché anche la Chiesa è donna.
L’Immacolata non è dottrina astratta o ideale impossibile
La maternità di Maria, diventata il tratto che più ha interessato gli artisti nella storia della Chiesa, suggerisce una generatività totalmente attenta ad esaltare l’altro, il Figlio. Con un cuore libero dal peccato, docile all’azione dello Spirito Santo. La fecondità dell’Immacolata, osserva il Papa, è bella proprio perché sa morire per dare la vita, “nel suo dimenticare sé stessa per prendersi cura di chi, piccolo e indifeso, si stringe a Lei”. Tuttavia, è una figura che incarna una bellezza non troppo alta, irraggiungibile.
L’Immacolata allora non è un mito, una dottrina astratta o un ideale impossibile: è la proposta di un progetto bello e concreto, il modello pienamente realizzato della nostra umanità, attraverso cui, per grazia di Dio, possiamo tutti contribuire a cambiare in meglio il nostro mondo.
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