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Il dirigente sportivo romano: «I dati da soli non bastano, esperienza visiva rimanga centrale. Ecco come seguire le attività della nostra associazione»
intervista di Gisberto Muraglia
Nuovi progetti, nuovi ambizioni. Dopo aver vinto tanto nel futsal femminile, disciplina in cui sdoganò per primo la novità delle oriunde, per Damiano Basile è tempo di cimentarsi in una nuova e a dir poco stimolante esperienza nel mondo del calcio. Regolarmente abilitato all’Elenco Speciale dei Direttori Sportivi Professionisti tra le fila dell’ADISE (Associazione Italiana Direttori Sportivi), Basile ricopre attualmente la carica di responsabile C.G.S. per la regione Lazio. Non solo futsal, perchè nonostante il fresco ingresso nel calcio, il dirigente romano vanta già delle esperienze nel settore. In bacheca ci sono, infatti, un campionato di Eccellenza e una coppa Lazio con il Montespaccato, double mai raggiunto dalla società laziale. Ma se è vero che la sua lunga carriera dirigenziale può dargli un notevole vantaggio, Basile intende calarsi in punta di piedi, ma al tempo stesso con decisione, nel suo nuovo ruolo. Scoperta di nuovi talenti, il suo ruolo nell’ADISE, modelli di riferimento, nuove idee ed esperienza al servizio del mondo “pallonaro”. Ed è con Tutto Sport Taranto che Damiano Basile condivide programmi ed aspettative nell’ADISE.
Direttore, qual è l’attuale direzione dello scouting in Italia e in Europa? Come lo intende Damiano Basile?
«Con l’avvento di tante proprietà americane nei grandi club e la nascita di tantissime aziende specializzate in data science e performance analytics, sta sempre piu assumendo un ruolo centrale l’analisi dei dati per quello che riguarda i giocatori. Ritengo che sia profondamente sbagliato valutare un profilo solo sulla base di dati. Centrale deve rimanere l’esperienza visiva dell’osservatore. In Italia abbiamo avuto nel corso dei decenni passati dei veri e propri fuoriclasse a livello nazionale e internazionale per quanto riguarda l’osservazione. Pensare che una player review conti meno dei dati per me è impensabile. Penso che i dati siano degli strumenti molto utili, ma che siano da affiancamento all’osservazione e non il contrario. Vengo da un mondo dove ci sono pochissimi database e quindi tracciare degli algoritmi affidabili era ed è quasi impossibile. Per questo motivo l’osservazione in giro per il mondo era ed è fondamentale. Ho avuto la fortuna di conoscere e ascoltare le parole e le esperienze di direttori come Leonardo Mantovani ed Enrico Paresce che prima di tutto sono grandi osservatori. Ecco, per me il segreto è questo: per essere un grande direttore bisogna essere prima un grande osservatore. Poi se si è bravi anche a costruire la trattativa o l’ingaggio del giocatore ancora meglio. Ma prima di tutto ci deve essere la capacità di osservare e prendersi le responsabilità di ciò che si è osservato dicendo se sì o se no, poi tutto il resto».
Parliamo ora del nuovo ruolo nell’ADISE. “Formazione” la parola chiave, ma anche osservazione e scoperta di giocatori, oltre che strutturare uno staff dirigenziale. Corretto?
«Sono orgoglioso di appartenere ad un’Associazione storica come quella dell’Adise che ha avuto, da sempre, al suo interno i miglior dirigenti sportivi italiani. Per me contribuire nel mio piccolo al lavoro di questa grande entità del calcio italiano è motivo di orgoglio e di grande appartenenza. Devo ringraziare il Vice Presidente Rocco Galasso che mi ha dato la possibilità di crescere fin dal primo momento in cui sono entrato a far parte di Adise. La formazione rimane al primo posto, per quello che è il mio pensiero, all’interno della futura programmazione come Responsabile CGS e va di pari passo all’aspetto dell’ associazionismo. Una sorta di sistema “in & out” che lavori “per e con” il dirigente che sia Direttore o Collaboratore. Gli allenatori e le altre figure tecniche hanno tantissimi corsi di formazione da poter frequentare e scegliere, per i dirigenti ancora c’è troppo poco. Dobbiamo fare in modo che come nel caso delle figure tecniche ci sia più scelta, strutturando i livelli e di conseguenza la formazione. Ormai tutte le società, anche quelle dilettantistiche, hanno una struttura con tutte le figure dirigenziali possibili al loro posto e proprio per questo motivo dobbiamo dargli modo di formarle e farle crescere come una pianta da annaffiare ogni giorno. D’altronde la salute e i successi di una società passa per la competenza dei propri dirigenti».
Potrebbero essere diversi i modelli di riferimento, ma se ne dovesse scegliere uno chi sceglierebbe?
«Il mio modello di riferimento è Leonardo Mantovani (con cui appare in foto, NDR), ho avuto la grande fortuna di conoscerlo e ogni tanto frequentarlo, per me rimanere il miglior scopritore di talenti in Italia. Brescia e lo scudetto a Napoli sono due perle della storia della direzione sportiva italiana. Per non parlare delle rivoluzioni a livello di osservazione in un’epoca in cui non c’era internet o sistemi tecnologici di analisi. È un dirigente che se si ha la fortuna di poterlo ascoltare si rimane letteralmente a bocca aperte per tutto ciò che ha fatto e che può insegnare nel campo dell’osservazione di un giocatore e non solo. Anche per questo motivo insisto sull’importanza della formazione e ritengo che qualsiasi dirigente che si approccia alla direzione sportiva debba formarsi frequentando corsi tenuti da professionisti del settore. A volte, soprattutto all’inizio del proprio percorso dirigenziale si pensa facilmente che si sappia già tutto dopo pochi anni, ma non è così. La formazione federale è fondamentale al giorno d’oggi soprattutto perché, rispetto al passato, in questi anni c’è la possibilità di frequentare corsi e formarsi. L’empiricità del ruolo l’abbiamo appresa tutti sul campo ed è sacrosanta, ma lo studio serve ad innalzare il livello e a valorizzare le proprie qualità o quello che si è appreso o si apprende con l’esperienza quotidiana. Incanalare nel modo migliore possibile il proprio background e le proprie skills secondo delle metodologie corrette diventa un punto di forza importante, una base o un upgrade dirigenziale fondamentale per avere successo nel proprio ruolo e nel proprio percorso».
In che modo possiamo seguire le attività, sue e dell’ADISE?
«Basta seguire i canali social dell’Adise e il sito ufficiale www.adise.eu abbiamo uno staff media di valore che fa quotidianamente un grande lavoro. Come associazione siamo fermamente convinti che l’appartenenza e l’associazionismo sia la vera anima di Adise e lavoriamo tutti quanti sia a livello territoriale, sia a livello nazionale per migliorare ogni giorno e dare sempre più servizi e qualità ai nostri associati. Colgo l’occasione per fare gli auguri di buone feste a tutti i nostri associati e un grande in bocca al lupo per il nuovo anno visto che ripartiremo fin da gennaio con l’importante appuntamento del calciomercato allo Sheraton San Siro di Milano per una sessione invernale ricca di iniziative e tavole rotonde formative per tutti gli stakeholders del calcio»
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