PARCHI EOLICI E FOTOVOLTAICI DOVE LI METTO?: LEGGE AREE IDONEE IN ABRUZZO, È GIÀ POLEMICA | Notizie di cronaca

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L’AQUILA – Potranno forse essere essere innalzate pale eoliche e apparecchiati parchi fotovoltaici in cima alle colline che disegnano il paesaggio dell’Abruzzo montano, mentre invece saranno fatti salvi i vigneti, uliveti e in generale le aree agricole intensive nelle pianure e lungo la costa, ma non ad esempio un campo dove si coltiva una eccellenza agricola dell’entroterra? Saranno sufficienti  le distanze minime da borghi, castelli e siti archeologici per far salva la bellezza integra di quei territori? Sarà possibile riempire di pannelli fotovoltaici in alcuni casi i centri storici?

Ancor prima del suo arrivo oggi in Consiglio regionale, con un punto all’ordine del giorno fuori sacco, fa già discutere e accende gli animi, con questi e altri interrogativi, il progetto di legge regionale che stabilisce i criteri per individuare le “aree idonee” e le “aree non idonee”  all’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile, illustrata ieri a grandi linee dal presidente della Regione, Marco Marsilio, e dal consigliere delegato all’Energia, Nicola Campitelli, entrambi di Fdi.

Marsilio ha ammesso che “stiamo affrontando una sfida complessa”, e che “attraverso il gruppo di lavoro, abbiamo individuato soluzioni che fanno sintesi con equilibrio, ma nello stresso tempo tutto può essere migliorato con i contributi che potranno arrivare dai consiglieri di maggioranza e opposizione, dalle audizioni e dalle indicazioni delle associazioni ambientaliste”.

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Solo una cosa è certa sin da ora, dunque: l’Abruzzo in sei anni dovrà realizzare parchi fotovoltaici ed eolici, a terra e in mare, e altri impianti a fonti di energia rinnovabile, come il biogas, per produrre 2,9 gigawatt aggiuntivi entro il 2030, rispetto agli attuali 2,1 gigawatt, e questo perché lo impongono gli obiettivi europei e anche la legge italiana, con il decreto ministeriale del 21 giugno del ministro Gilberto Pichetto Fratin. 

Non sarà però facile minimizzare l’impatto paesaggistico in una regione relativamente selvaggia e integra come l’Abruzzo, non a caso regione verde dei Parchi, considerando che una pala eolica può produrre 5 megawatt e che per produrre la stessa energia da un campo fotovoltaico sono necessari 20 ettari. Basta pertanto farsi due conto di quanti nuovi impianti ci si dovrà dotare per arrivare ai quasi 3 gigawatt. C’è da scommettere che spunteranno insomma comitati come funghi, anche da parte di chi perorava la causa dell’energia rinnovabile al posto del gas e degli idrocarburi.

La norma regionale distingue innanzitutto le “aree idonee”, dove gli impianti potranno essere realizzati per di più con iter accelerato, le “aree non idonee”, dove non potrà essere realizzato nulla e le “aree ordinarie”, dove si potrà intervenire, ma con le norme già esistenti.

Le “aree idonee”, che in nessun caso possono essere nelle aree protette e ricomprese nella Rete Natura 2000, sono, semplificando, le seguenti: i siti dove sono già installati impianti della stessa fonte, le aree dei siti oggetto di bonifica, le cave e le miniere ripristinate, le cave e le miniere cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale,  i siti e gli impianti nella disponibilità delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e dei gestori di infrastrutture ferroviarie, nonché delle società concessionarie autostradali, confinanti con la linea ferroviaria o autostradale. E ancora i siti e gli impianti nella disponibilità delle società di gestione aeroportuale all’interno dei sedimi aeroportuali,  le aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti.

E ancora: le aree classificate agricole che non rientrano in nessuna delle tipologie dove invece valgono i divieti e sono racchiuse in un perimetro i cui punti sono distanti non più di 500 metri dagli impianti industriali,  sulle coperture di fabbricati rurali, di edifici a uso produttivo e di edifici residenziali, le  aree classificate agricole, racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, nonché le cave e le miniere.

Le  “aree non idonee” sono invece le aree agricole irrigue comprese nei perimetri di contribuzione irrigua rilevabili dai piani di classifica dei Consorzi di bonifica, le aree agricole con investimenti oggetto di contribuzione regionale, nazionale e dell’Unione europea, sottoposti a vincolo di destinazione dalla normativa di riferimento prima che siano decorsi i termini previsti dagli impegni sottesi dai finanziamenti.  Le aree agricole con colture permanenti quali: vigneti ad esclusione di quelli destinati all’autoconsumo, frutteti, tartufaie e oliveti, questi ultimi con densità superiore a 100 piante per ettaro e superficie superiore a cinquemila metri quadrati”.

Ci sono poi le “aree ordinarie”, ovvero quelle  diverse da quelle indicate tra le “aree idonee” e aree non idonee”, dove mettere un parco eolico o fotovoltaico sarà possibile, ma con i  regimi autorizzativi ordinari.

Questo a differenza di quello che accade per le aree idonee dove invece  nella legge regionale, per quanto riguarda l’iter autorizzativo si fa riferimento al decreto legge  199 del 2021: “nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili su aree idonee, ivi inclusi quelli per l’adozione del provvedimento di valutazione di impatto ambientale, l’autorità competente in materia paesaggistica si esprime con parere obbligatorio non vincolante”.

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Decorso inutilmente il termine “per l’espressione del parere non vincolante, l’amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione”. Inoltre i “termini delle procedure di autorizzazione per impianti in aree idonee sono ridotti di un terzo”.

Per le associazioni ambientaliste Soa, Slo e Rewilding apennines  con questi criteri, “si tutelano i campi di mais e di erba medica ma non le colline e zone montane abitate specie protette”, non considerando che “da innumerevoli studi e relative pubblicazioni scientifiche che molte specie di uccelli come i grifoni, le aquile reali, le cicogne ed i nibbi sono vittime di collisione con le pale eoliche”.

Il Forum H2O osserva a sua volta che con questi criteri, grandi impianti eolici e rinnovabili potranno continuare a essere realizzati in aree individuate dalla legge come ‘bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo
di queste bellezze’, ovvero su un colle da cui si vede mezzo Abruzzo si potrà piazzare una torre eolica alta come la torre Eiffel”, seppure con l’iter autorizzativo non accelerati.

Ed anche “in terreni confinanti con centri e nuclei storici che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale”. Ed addirittura sostiene il Forum H2o, “un centro storico potrà essere assediato da una distesa di pannelli fotovoltaici. Questo perché i dirigenti della Regione che hanno bozzato il testo hanno inspiegabilmente escluso dalle aree non idonee due categorie di beni culturali individuati dalle lettere c) e d) dell’art.136 del testo unico dei Beni Culturali”.

Per la Regione, però il progetto di legge, pur perfettibile, come ha sottolineato Marsilio, “garantisce agli operatori un quadro di certezza per realizzare investimenti rispettosi dell’ambiente e dell’agricoltura di pregio, promuovendo una transizione ecologica che porti risultati tangibili in tempi brevi”.

Stessi concetti ribaditi nella conferenza stampa di ieri dal direttore generale Antonio Sorgi, dal direttore del Dipartimento Territorio e Ambiente Pierpaolo Pescara e il dirigente del Servizio Politica energetica, Dario Ciamponi.

“Questo progetto di legge – ha spiegato infine Campitelli – cerca di coniugare un doppio obiettivo: garantire una produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili e tutelare il nostro ambiente quindi il suo ecosistema. Due importanti caratteristiche raggiunte in brevissimo tempo, da un abile gruppo di lavoro, per un territorio come il nostro sottoposto a numerosi vincoli paesaggistici e non solo. Sono sicuro che anche in consiglio si potrà velocemente trovare la medesima sintesi ed equilibrio”.

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