La manovra approda in commissione Bilancio il 12 dicembre e in aula il 17 e il 18 dicembre. Ma già in alcune commissioni si sono astenuti dal voto alcuni consiglieri in dissenso con l’amministrazione Emiliano
Sul Bilancio 2025 della Regione si addensano nubi scure. Il disegno di legge è stato esaminato ieri da tre commissioni: ha ricevuto il via libera nella Attività produttive, ma è stato bocciato nella Affari generali e nella Sanità.
Nulla di problematico: la vera partita in palio si gioca nella Bilancio (giovedì) e soprattutto in Aula la prossima settimana. Qui si arriverà sotto un doppio registro di minacce reciproche.
C’è chi vorrebbe far saltare il varo del documento contabile e chi fa trasparire l’intenzione delle dimissioni del presidente Michele Emiliano. Situazione, quest’ultima, che porterebbe allo scioglimento anticipato del Consiglio e il tutti a casa.
Mennea: «Nessun dramma l’esercizio provvisorio per il 2025»
«Se non vi fossero le condizioni di approvare un Bilancio condiviso – dice il capogruppo di Azione Ruggiero Mennea – e questo comportasse il ricorso all’esercizio provvisorio per i primi mesi del 2025, tutto ciò non dovrebbe essere considerato un dramma: lo si farebbe nell’interesse dei pugliesi». Mennea attacca Emiliano da settimane per la nomina in giunta di Fabiano Amati, mai condivisa: più esplicito non potrebbe essere.
Il governatore non replica. Ma negli ambienti della giunta e pure tra i consiglieri, c’è chi giura sia pronto a minacciare le dimissioni per far allineare la maggioranza, giacché nessun consigliere vorrebbe andare a casa anzitempo in caso di scioglimento anticipato. Per ora solo minacce. Reciproche.
Il ragionamento di Mennea si fonda sul fatto che vi sono diversi consiglieri in sofferenza: se si combinassero i malumori ci sarebbero i numeri per affondare il Bilancio.
Gli altri consiglieri sofferenti
Antonio Tutolo (capogruppo Con) ha già dichiarato che non voterà, come ritorsione per il mancato finanziamento nel Fsc di una strada provinciale foggiana. Non basta. Quello che è successo ieri è indicativo.
In commissione Sanità si è astenuto l’ex dem Michele Mazzarano, mandando sotto la maggioranza. Protesta per la scarsa attenzione al tema dell’autismo e parla di predilezione solo per i medici di base: l’accordo integrativo per i dottori costa 51 milioni, 39 a carico del bilancio autonomo, circostanza che restringe a 3-4 milioni il salvadanaio lasciato per le richieste dei consiglieri.
«Coltivo l’alta speranza che il bilancio si possa migliorare», smorza i toni Mazzarano.
Si è astenuta (nella Affari generali) anche Grazia Di Bari (M5S). «Avevamo posto questioni su welfare e cultura, non abbiamo avuto risposte», dice la consigliera che aspira a diventare assessora, ambizione non accolta da Emiliano.
Si lamenta per la gestione del Fsc anche Maurizio Bruno (Pd) e l’azionista Sergio Clemente è solidale con il capogruppo Mennea. Il clima, come si vede, è acceso.
Il neo presidente della commissione Bilancio, Saverio Tammacco, è preoccupato. «Le tensioni ci sono: questo è l’ultimo bilancio della legislatura e in quello dell’anno scorso furono stralciate molte norme perché fossero inserite in un provvedimento omnibus che non è mai arrivato in Aula».
Le norme in bilancio dell’assessore Amati
E mentre l’assessore Fabiano Amati difende le norme inserite in Bilancio, come quella sullo scorporo del pediatrico Giovanni XXIII dal Policlinico di Bari, l’opposizione attacca.
Giacomo Conserva (Lega) punta l’indice contro «le crepe che si sono aperte nella maggioranza». Mentre Paride Mazzotta (FI) addita «lo scollamento politico che dilania il centrosinistra». Critiche legittime, anche se il centrodestra non appare in condizione di prefigurare uno scenario alternativo. La battaglia è tutta interna alla maggioranza.
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