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COSENZA Sarebbe pari a 3,3 miliardi di euro, il giro d’affari della criminalità organizzata italiana derivante dall’infiltrazione nell’economia legale del settore turistico del Belpaese di cui quasi 1,5 miliardi di euro, pari a poco meno della metà del totale, concentrato nelle realtà del Nord. Un’attività sempre più pervasiva di controllo del territorio che metterebbe a rischio quasi 7mila imprese attive pari al 14,2 per cento su un totale di oltre 48mila realtà a “rischio default”, maggiormente fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento e, dunque, più vulnerabili al “welfare criminale” delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie pronte per essere “ripulite”. ‘Ndrangheta e Camorra consolidano il loro rafforzamento criminale con 2,6 miliardi di euro di potenziali introiti criminali generati dal controllo del sistema turistico del Belpaese. Sono nove i sistemi regionali, infine, con il livello di rischio più elevato, secondo l’indice ideato da Demoskopika, con in testa Campania, Lombardia e Lazio. Ben 307, inoltre, gli alberghi e i ristoranti confiscati ad oggi, di cui quasi il 60 per cento nei territori tradizionalmente caratterizzati da un maggiore radicamento della criminalità organizzata. È quanto emerge da uno studio realizzato da Demoskopika che ha stimato l’attività di welfare criminale delle mafie sul comparto turistico elaborando una serie di dati rilevati da alcune fonti ufficiali o autorevoli: Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Istat, Cerved e Banca d’Italia.
Turismo sotto attacco
«Il turismo italiano è sotto attacco. Oltre 7mila aziende vulnerabili – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – rischiano di diventare ghiottosa preda dei sodalizi criminali, con la ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra, criminalità pugliese e lucana che si infiltrano nei settori dell’ospitalità, dalla ricettività alberghiera alla ristorazione passando per l’intermediazione. Debiti erariali, prestanome legati ai clan e una fragilità imprenditoriale sempre più diffusa creano le condizioni ideali per un controllo mafioso. Eventi internazionali come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il Giubileo 2025 non fanno che amplificare il rischio di infiltrazioni.»
«L’Italia – precisa Raffaele Rio – è oramai un paese a quasi assoluta dominanza ‘ndranghetista. Soltanto il sistema camorristico sembra minare il predominio delle ‘ndrine sul sistema turistico italiano. In questo scenario, le mafie stanno costruendo un welfare criminale che piega gli imprenditori in difficoltà. Promettono sopravvivenza finanziaria, coprono i debiti e garantiscono liquidità facendo pagare un prezzo altissimo, il controllo o l’acquisizione totale delle aziende. Questo sistema perverso non solo rafforza il potere delle famiglie criminali sul territorio, ma alimenta un circuito di riciclaggio, usura ed estorsioni che soffoca l’economia legale del nostro Paese. Non possiamo permetterci di sottovalutare questa emergenza. Salvaguardare il settore turistico non è solo una questione economica, ma un intervento strategico per tutelare la legalità e garantire la sostenibilità del nostro modello socio-economico. Fondamentale è rafforzare, a più livelli istituzionali e territoriali, una costante attenzione nell’attività di prevenzione dei relativi tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata». «Una risposta decisa – conclude Raffaele Rio – è indispensabile per proteggere la sicurezza delle imprese e la credibilità del Paese sul piano internazionale».
Infiltrazione turistica
Sono nove i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico: Campania, Lombardia, Lazio, Puglia, Sicilia ma anche Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Calabria. È quanto emerge dallo studio di Demoskopika che ha misurato il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata sulla base di alcuni indicatori ritenuti “sensibili” ai fini della ricerca: imprese turistiche (alberghi e ristoranti) confiscate alla criminalità organizzata, segnalazioni di operazioni finanziarie sospette comprendenti anche le SOS attinenti alla criminalità mafiosa, numero delle richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al PNRR, provvedimenti interdittivi antimafia emessi dagli uffici territoriali del governo.
In particolare, a pesare sul primato negativo della Campania, che ha totalizzato il massimo del punteggio (122,0 punti), i 67 alberghi e ristoranti confiscati, pari al 21,8% sul totale delle strutture turistiche confiscate dalle autorità competenti, le quasi 2mila richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al PNRR, i 155 provvedimenti interdittivi antimafia emessi dagli Uffici Territoriali del Governo, nell’intero anno 2023, a seguito degli approfondimenti svolti dalle articolazioni della Dia e, infine, le quasi 16mila operazioni finanziarie sospette comprendenti anche le SOS a rischio criminalità organizzata. A completare l’area caratterizzata da un livello “alto” di infiltrazione economica nel comparto turistico, in relazione a pesi diversi ottenuti sugli indicatori individuati, si collocano Lombardia (119,3 punti), Lazio (117,7 punti), Puglia (106,9 punti), Sicilia (103,5 punti), Liguria (101,7 punti), Emilia Romagna (101,3 punti), Piemonte (100,9 punti) e Calabria (100,5 punti). Sul versante opposto, sono sei i sistemi turistici a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio “basso” di infiltrazione criminale: Valle d’Aosta (90,6 punti), Molise (91,1 punti), Friuli Venezia Giulia (92,4 punti), Basilicata (92,5 punti), Umbria (92,8 punti) e Trentino-Alto Adige (93,3 punti).
Introiti criminali
Ammonta a 3.300 milioni di euro la stima dei proventi della criminalità organizzata derivante dall’infiltrazione economica nel comparto turistico italiano. L’analisi per sodalizio criminale evidenzia l’assoluto primato della ‘Ndrangheta con un giro d’affari di 1.650 milioni di euro, pari al 50 per cento degli introiti complessivi, immediatamente seguita da Camorra con 950 milioni di euro (28,8 per cento), Mafia con 400 milioni di euro (12,1 per cento) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 300 milioni di euro (9,1 per cento). Osservando il livello territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà del Mezzogiorno si concentrerebbe il 33,6 per cento degli introiti criminali, pari a 1.108 milioni di euro. A seguire il Nord Ovest con 927 milioni di euro (28,1 per cento), il Centro con 715 milioni di euro (21,7 per cento) e il Nord Est con 550 milioni di euro (16,7 per cento).
Nelle realtà territoriali caratterizzate da un maggiore rischio di infiltrazione economica della criminalità organizzata, infine, si concentra quasi ben il 75% del giro d’affari dei proventi illegali, quantificabile in 2.465 milioni di euro: Campania (380 milioni di euro), Lombardia (560 milioni di euro), Lazio (430 milioni di euro), Puglia (200 milioni di euro), Sicilia (190 milioni di euro). E, ancora, Liguria (90 milioni di euro), Emilia Romagna (230 milioni di euro), Piemonte (260 milioni di euro) e, infine, Calabria (125 milioni di euro).
Allarme criminalità
Ben 48,5mila imprese del settore turistico sarebbero a rischio default con una contrazione del fatturato pari a oltre 14,5 miliardi di euro. Un contesto di mercato fortemente competitivo e uno scenario macroeconomico incerto aggravano il rischio di infiltrazioni criminali. In particolare, la pressione sui prezzi, l’incertezza economica oltre alle tensioni geopolitiche dovute ai conflitti in corso, – si legge nello studio di Demoskopika – rendono le imprese, specialmente nel comparto turistico italiano, maggiormente vulnerabili a pratiche illecite amplificando il “fascino” del welfare criminale per l’accesso a canali di finanziamento occulti immediati e, di conseguenza, a forme di infiltrazione sempre più pervasive della criminalità organizzata sul tessuto economico. Su quest’ultimo aspetto, in particolare,dalla ricerca emerge che il 14,2 per cento delle imprese “in affanno”, pari a ben 6.870 aziende, potrebbe essere più vulnerabile ai tentativi di controllo economico da parte dei principali sodalizi criminali.
Sono nove i sistemi turistici locali a presentare un’incidenza percentuale maggiore rispetto alla media italiana: Abruzzo con 250 imprese più permeabili all’ingresso di capitali illegali su un totale di 1.400 aziende a rischio default (17,9 per cento), Basilicata con 85 realtà imprenditoriali su un totale di 500 imprese (17,0 per cento), Calabria con 300 imprese su un totale di 1.850 realtà attive in campo turistico a rischio fallimento (16,2 per cento). E, ancora: Campania con 920 aziende maggiormente vulnerabili su 6.060 imprese nel complesso (15,2 per cento), Emilia Romagna con 400 imprese su un totale di 2.750 (14,5 per cento), Lazio con 790 imprese su un totale di 5.500 (14,4 per cento), Friuli Venezia Giulia con 100 realtà aziendali su un dato complessivo di 700 imprese a rischio default (14,3 per cento), Liguria con 215 imprese su un totale di 1.500 (14,3 per cento) e, infine, Lombardia con 800 imprese su un totale di 5.600 (14,3 per cento). (redazione@corrierecal.it)
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