L’Antitrust multa Hera e A2a, ecco perché

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L’Antitrust ha sanzionato per oltre 2 milioni di euro le società energetiche Hera e ComoCalor (A2A) per aver formato un cartello in modo da alzare i prezzi del riscaldamento a Ferrara e a Como. Tutti i dettagli

Un cartello tra Hera e ComoCalor (gruppo A2A) per alzare i prezzi del teleriscaldamento a Ferrara e a Como. Lo ha scovato l’Antitrust che ha sanzionato le due società per oltre 2 milioni complessivi. Nessuna irregolarità, invece, da parte di Iren, finita anch’essa sotto istruttoria per le reti di Parma e Piacenza. Le tre istruttorie erano state avviate tra maggio e giugno 2023 e prendevano in esame i prezzi praticati tra il 2021 e il 2022.

LE SOCIETÀ SOTTO ESAME DELL’ANTITRUST

Hera S.p.A. è a capo della multiutility che opera nei settori ambientale (gestione e trattamento dei rifiuti), idrico (acquedotto, fognature e depurazione) ed energetico (distribuzione e vendita di energia elettrica, gas e servizi energia), ma anche nel settore dei servizi per l’illuminazione pubblica e telecomunicazioni. Nel 2023 Hera ha realizzato un fatturato consolidato di gruppo di circa 15 miliardi, proveniente per oltre il 75% da vendite in Italia.

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A2A S.p.A. è la holding del gruppo A2A, attivo nella produzione e vendita di energia elettrica, nella distribuzione e vendita di gas naturale, nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti e nella realizzazione e gestione di reti di teleriscaldamento. In quest’ultimo settore opera attraverso cinque: A2A Calore e Servizi S.p.A., Linea Green S.r.l. (fino al 31 dicembre 2022), Acinque Tecnologie S.p.A., ComoCalor S.p.A. e Gelsia S.p.A. Il fatturato consolidato realizzato da A2A nel 2023 è stato di circa 15 miliardi. Comocalor S.p.A. è la società cui il comune di Como ha affidato il servizio pubblico di teleriscaldamento. Lo scorso anno Comocalor S.p.A. ha realizzato un fatturato di circa 4 milioni.

Iren S.p.A. è al vertice dell’omonima multiutility che opera nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell’energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici. Nel 2023 il suo fatturato è stato di circa 6,5 miliardi.

Iren è uno dei gruppi storici del teleriscaldamento in Italia, che gestisce reti in Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna.

IL TELERISCALDAMENTO

Come spiegato nei provvedimenti dell’Autorità, il teleriscaldamento è un sistema di fornitura di calore (veicolato attraverso acqua calda/vapore) e acqua calda sanitaria per utenze domestiche e non domestiche, alternativo rispetto al tradizionale sistema di riscaldamento tramite caldaie a gas. Per generare calore possono essere adoperati vari combustibili: gas naturale, biomasse, rifiuti solidi urbani, carbone, olio combustibile. Nel 2021-2022 oltre il 70% dell’energia termica immessa in rete è stata prodotta tramite fonte fossile: in particolare, il 50% circa è stato prodotto in impianti di cogenerazione e poco più del 20% nelle caldaie di integrazione e riserva alimentate da gas naturale o altri combustibili fossili. Biomasse, biogas e bioliquidi e rifiuti urbani hanno permesso di produrre il 22,3% dell’energia termica immessa in rete nel 2021 e il 23,1% di quella immessa nel 2022. La geotermia e il solare termico, infine, hanno rappresentato la fonte del 2,8% del calore immesso in rete nel 2021-2022. Le pompe di calore e il calore da recupero di gas industriali hanno dato un contributo marginale.

Il teleriscaldamento è diffuso perlopiù nell’Italia settentrionale e centrale, e – per ragioni anche storiche – i principali operatori risultano le maggiori società ex municipalizzate del Nord, generalmente attive nei settori contigui del gas naturale e dell’energia elettrica e integrate nell’attività di distribuzione e vendita. I più importanti operatori del settore sono Iren (che gestisce la rete di Torino, la più grande d’Italia), A2A (che gestisce la seconda più grande rete italiana, quella di Brescia), Hera (che gestisce numerose reti di differenti dimensioni, tra le quali la rete più grande è quella di Ferrara), Egea, AGSM, Engie, Edison, Enel Green Power (che gestisce gran parte delle reti geotermiche toscane). Accanto a queste, operano numerose imprese che gestiscono una sola rete di teleriscaldamento.

LE ISTRUTTORIE E LA DECISIONE DELL’AUTHORITY

Come si diceva, tra maggio e giugno 2023 l’Authority guidata da Roberto Rustichelli aveva avviato tre procedimenti riguardanti le reti di Ferrara (gestita da Hera S.p.A.), di Como (gestita da ComoCalor S.p.A.) e di Parma e Piacenza (gestite da Iren Energia S.p.A.) in cui, si legge in una nota di Piazza Verdi, “buona parte del calore proviene da fonti diverse dal gas naturale (da combustione di rifiuti a Como, da combustione di rifiuti e da energia geotermica a Ferrara)”.

L’Antitrust voleva verificare se e in quale misura le tre società avessero trasferito sugli utenti delle reti di teleriscaldamento un onere eccessivo e ingiustificato, tra il 2021 e 2022, quando si era verificato un aumento dei prezzi del gas naturale. In particolare, si voleva capire se Hera, ComoCalor e Iren fossero o meno intervenute con correttivi adeguati sulle formule per determinare il prezzo del calore, basate sul “costo evitato” del riscaldamento a gas.

Al termine di “complesse istruttorie”, riferisce Piazza Verdi, l’Antitrust ha riscontrato che nel 2022 Hera e ComoCalor hanno applicato “prezzi ingiustificatamente gravosi”, in violazione dell’art. 3, comma 1, lett. a), della legge 287/90 (la legge istitutiva dell’Antitrust), nelle reti di Ferrara e di Como. Le due società, infatti, “hanno impedito ai consumatori di beneficiare dell’uso di fonti rinnovabili disponibili a costi contenuti per produrre un bene essenziale come il calore e hanno imposto prezzi iniqui ed eccessivi rispetto ai costi (comprensivi di un equo rendimento sul capitale investito)”. Per questo l’Agcm ha sanzionato Hera per 1.984.736 euro e ComoCalor per 286.600. Nessuna violazione dello stesso articolo della legge 287/90, invece, nelle reti di Parma e Piacenza, gestite da Iren.

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LA REPLICA DI HERA

Hera ritiene di avere operato “correttamente e nel pieno rispetto degli impegni contrattuali assunti adottando anche ulteriori misure in collaborazione con l’amministrazione comunale tese al contenimento della spesa energetica in un contesto di mercato emergenziale”. Lo si legge in una nota, in risposta al provvedimento dell’AGCM.

“Tra queste, i due accordi integrativi del 2022 e del 2023 e i bonus sociali che, come peraltro conferma la stessa Autorità nel provvedimento, hanno garantito la riduzione delle tariffe rispetto ai meccanismi di calcolo precedenti, con un’attenzione particolare alle categorie fragili – viene aggiunto – L’Azienda studierà le motivazioni del provvedimento che si riserva di impugnare”.

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