sequestrati 2,6 milioni a un avvocato

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Un avvocato di Città di Castello è al centro di un’indagine della GdF che ha portato al sequestro preventivo di 2.642.880 euro. Somma che, secondo le accuse, rappresenta il provento di un sistema illecito messo in atto ai danni dei propri clienti. L’operazione, condotta dalla Guardia di Finanza della compagnia locale, è scaturita da un decreto emesso dal gip di Perugia e coinvolge anche la moglie del professionista. Quest’ultima indagata per reati connessi all’impiego di denaro di origine illecita.

L’avvocato, noto nella zona, è accusato di appropriazione indebita, autoriciclaggio e dichiarazione infedele. Reati che secondo le ricostruzioni investigative si sarebbero protratti per almeno cinque anni, dal 2017 al 2022. L’indagine è tuttora in corso e ha preso le mosse da una verifica fiscale che ha portato alla luce presunte irregolarità nella gestione di risarcimenti assicurativi.

La dinamica delle accuse: dai risarcimenti trattenuti agli investimenti illeciti

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, l’avvocato agiva come mediatore per conto dei clienti occupandosi del contenzioso stragiudiziale con le compagnie assicurative al fine di ottenere indennizzi per danni subiti. Una volta incassati i risarcimenti, però, avrebbe trattenuto una parte significativa delle somme destinate ai clienti, trasferendo solo una quota esigua rispetto al totale spettante. Questi importi, stando alle accuse, venivano trattenuti senza il consenso dei clienti e depositati sui conti personali del legale.

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Le somme così ottenute sarebbero state successivamente reinvestite in polizze assicurative e altri prodotti finanziari, spesso intestati alla moglie. Quest’ultima è ora sotto indagine per l’impiego di denaro di provenienza illecita e avrebbe avuto un ruolo attivo nella gestione di tali risorse. Contribuendo alla loro movimentazione e occultamento.

Le operazioni finanziarie sospette, unite alle querele presentate da alcuni clienti insoddisfatti per i mancati risarcimenti integrali, hanno fornito agli investigatori elementi fondamentali per confermare l’ipotesi di reato e procedere con il sequestro.

Città di Castello, la GdF sequestra 2,6 milioni all’avvocato

Le denunce presentate dai clienti sono state il vero punto di svolta nell’inchiesta. Molti di loro, dopo aver ricevuto somme inferiori rispetto a quanto stabilito negli accordi con le assicurazioni, hanno infatti deciso di rivolgersi alle autorità. Sono queste segnalazioni che hanno permesso alla Guardia di Finanza di ottenere riscontri precisi e dettagliati sulla presunta attività illecita del professionista.

La verifica fiscale, già avviata nei confronti dell’avvocato, ha poi consentito di acquisire numerosi fascicoli relativi alle pratiche di risarcimento. Dall’analisi dei documenti è emerso un quadro chiaro di come venivano gestiti i fondi: mentre ai clienti veniva versata solo una piccola parte degli indennizzi, il resto veniva dirottato su conti personali o utilizzato per operazioni finanziarie sospette.

Gli inquirenti, attraverso l’analisi dei flussi di denaro e dei movimenti bancari, hanno ricostruito il sistema utilizzato dal legale per appropriarsi delle somme e occultarne la provenienza. Il sequestro di oltre 2,6 milioni di euro rappresenta, secondo gli investigatori, il valore complessivo delle somme sottratte nel periodo oggetto di indagine.

Si può ancora avere fiducia nei professionisti?

L’operazione della Guardia di Finanza a Città di Castello scuote profondamente la comunità locale, poiché porta alla luce una vicenda che mette in discussione il rapporto di fiducia tra i professionisti e i loro assistiti. Il caso dell’avvocato coinvolto in questa complessa rete di appropriazione indebita e autoriciclaggio non è solo una questione giudiziaria, ma solleva interrogativi etici e deontologici.

Mentre l’indagine prosegue per definire con esattezza il ruolo di tutti i soggetti coinvolti – compresa la moglie del legale – la vicenda rappresenta un monito per l’intera categoria. Le istituzioni e gli organismi di controllo sono chiamati a rafforzare le misure di vigilanza per prevenire episodi simili, garantendo che i diritti dei clienti siano tutelati in ogni fase del rapporto professionale.

Nel frattempo le autorità invitano eventuali altre vittime del sistema illecito a farsi avanti per fornire ulteriori elementi utili all’inchiesta. La collaborazione dei cittadini, sottolineano le Fiamme Gialle, è fondamentale per assicurare alla giustizia chi si è reso responsabile di tali condotte.

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