Tra Cimabue e Perugino. Il Senato rende omaggio a San Francesco – Roma

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Nicolò del Priore, Tabernacolo a sportelli, Stimmate di San Francesco tra San Francesco e Santa Chiara, 1496. Tempera su tavola. Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Roma – A 800 anni dalle Stimmate di San Francesco e dalla composizione del Cantico delle Creature, il Senato della Repubblica ricorda il santo patrono d’Italia in una mostra realizzata con la collaborazione della Galleria Nazionale dell’Umbria e di numerose istituzioni della regione. Da oggi, martedì 10 dicembre, fino al 2 marzo 2025, la Sala capitolare del Palazzo della Minerva ospiterà preziose opere giunte a Roma dalla terra di San Francesco: dipinti di maestri come Cimabue e Perugino, ma anche la Chartula, una pergamena che figura tra le più importanti reliquie del Poverello di Assisi, scritta di suo pugno dopo l’impressione delle stimmate. 

A cura di Costantino D’Orazio, direttore dei Musei Nazionali di Perugia, e di Veruska Picchiarelli, responsabile del Dipartimento di arte medievale e della prima età moderna della Galleria Nazionale dell’Umbria, San Francesco, tra Cimabue e Perugino. Nel Giubileo con il Cantico delle Creature invita i visitatori a un viaggio nell’iconografia del santo tra Medioevo e Rinascimento, con un occhio al suo ruolo nella definizione dell’identità nazionale italiana. 

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Pietro Vannucci detto il Perugino, Gonfalone della Giustizia, 1496. Olio su tela. Galleria Nazionale dell’Umbria

Lungo il percorso espositivo l’evoluzione dell’immagine e la percezione della figura di San Francesco, l’affermazione del culto francescano nel tempo, il messaggio del Cantico delle Creature si specchiano nei paesaggi, nella storia, nelle tradizioni artistiche e nelle opere dei grandi maestri dell’Umbria, da Cimabue a Benozzo Gozzoli, da Taddeo di Bartolo e Niccolò di Liberatore, noto come l’Alunno, fino a Pietro Vannucci detto il Perugino. Proprio per questo alla mostra hanno contribuito in massa, con prestiti rari e prestigiosi, musei, chiese, conventi, istituzioni laiche e religiose che custodiscono la memoria del santo nella sua terra. Arriva dal Museo della Porziuncola, per esempio, l’effigie di San Francesco dipinta da Cimabue negli anni in cui era impegnato ad affrescare la Basilica di Assisi. La tradizione vuole che il maestro abbia utilizzato come supporto la tavola che era servita da copertura per la prima, umilissima cassa di legno nella quale il corpo di Francesco fu tumulato subito dopo la morte. 


Cenni di Pepo detto Cimabue, Francesco d’Assisi, 1280-1290 circa. Tempera su tavola. Assisi, Santa Maria degli Angeli, Museo della Porziuncola © Provincia Serafica di San Francesco OFM. Foto Marco Giugliarelli

Altro pezzo forte della mostra è il Gonfalone della Giustizia del Perugino, che si misurò più volte con la figura del Poverello di Assisi. Nel dipinto Francesco è affiancato da San Bernardino nell’adorazione della Madonna col Bambino, mentre la comunità dei fedeli partecipa all’evento radunata ai piedi di un’evocativa veduta di Perugia, ancora segnata da una selva di torri. “Il meglio maestro d’Italia” – come lo definì Agostino Chigi nel 1500 – riesce nell’intento di restituire attraverso gesti ed espressioni l’ardente fede del santo, rendendo le sue visioni vive e reali. 


Benozzo Gozzoli, Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria tra i Santi Bartolomeo, Francesco d’Assisi e Lucia, 1466, firmato e datato. Tempera su tavola. Terni, Museo d’arte moderna e contemporanea Aurelio De Felice

Nel tabernacolo di Nicolò del Priore, Francesco è invece protagonista di un evento straordinario che lo accosta ad uno dei momenti più dolorosi della Passione di Cristo: il conferimento delle stimmate lo consacra come alter Christus, un uomo eccezionale che accoglie sul suo corpo le stesse ferite di Gesù. E se nella tavola centrale del Polittico di San Francesco al Prato, capolavoro di Taddeo di Bartolo, il santo di Assisi schiaccia le personificazioni dei vizi che si oppongono ai tre voti della regola francescana (la Superbia, opposta all’Obbedienza; la Lussuria, opposta alla Castità; l’Avarizia, opposta alla Povertà), nello Sposalizio mistico di Santa Caterina Benozzo Gozzoli unisce all’afflato spirituale un’eleganza sublime. 

In apertura dell’Anno Giubilare, infine, giunge a Roma la Chartula, conservata nella Cappella di San Nicola della Basilica di Assisi accanto al saio di Francesco. Nella pergamena datata 1224, vergata dal santo dopo aver ricevuto le stimmate, sono riportate una ispirata benedizione al compagno e amico frate Leone e, sul recto, la lirica Lodi di Dio altissimo, mentre è ancora ben leggibile il simbolo del Tau, con il quale Francesco si firmava. 


Chartula autografa di frate Francesco con rubriche di frate Leone, settembre 1224. Inchiostro bruno ferro-gallico e rosso cinabro su pergamena di pelle di capra. Assisi, Cappella di San Nicola, Basilica di San Francesco (chiesa inferiore) © Archivio Fotografico del Sacro Convento di San Francesco d’Assisi, Italia. Foto Marcello Fedeli

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San Francesco, tra Cimabue e Perugino. Nel Giubileo con il Cantico delle Creature è un progetto realizzato con la collaborazione dei Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria, del Ministero della Cultura, della Custodia Generale del Sacro Convento di San Francesco in Assisi, della Provincia Serafica di San Francesco dell’Umbria e del Comune di Terni, con il contributo del Comitato per le celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, della Fondazione Perugia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni e il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione della Santa Sede. 


Pietro Vannucci detto Perugino, San Giovanni Battista tra i Santi Francesco d’Assisi, Girolamo, Sebastiano e Antonio da Padova (Pala dei Cinque Santi), 1510-1512 circa. Olio su tavola. Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria



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