Avvocati, psicologi ed esperti di minori contro Gerosa per il Protocollo di “segnalazione” dei ragazzi alla Giustizia – Cronaca

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TRENTO. Sta creando una vera sollevazione, il nuovo protocollo sulle «Linee guida sulle modalità di segnalazione/denuncia all’Autorità Giudiziaria Ordinaria e Minorile» sottoscritto dalla vicepresidente della giunta, assessora Francesca Gerosa. Un protocollo siglato senza aver prima sentito gli addetti ai lavori, tanto che gli ordini degli psicologi, degli avvocati e la camera penale del Tribunale di Trento hanno chiesto di sospendere l’applicazione del protocollo sottoscritto invitando «caldamente l’Assessora Gerosa a procedere in modo maggiormente collegiale, investendo in questa materia sulle leve dell’educazione, non su quelle della repressione».

Sul tema interviene la consigliera provinciale di minoranza Francesca Parolari, che parla di «ennesima azione di prevaricazione da parte dell’Assessora Gerosa». La recente sottoscrizione delle nuove linee guida sulle modalità di segnalazione/denuncia all’Autorità Giudiziaria Ordinaria e Minorile fra Assessorato all’Istruzione e Procure «rappresenta – dice Parolari – l’ennesima azione prevaricatrice dell’Assessora Gerosa che gestisce l’Istruzione come se, da illuminata pedagogista, si fosse trovata di tutto punto a coordinare un gruppo di incapaci e di incompetenti. Dalle dritte sui compiti a casa alle indicazioni su come gestire il tempo libero dei minori, dagli interventi sull’uso della tecnologia all’appoggio alle azioni “educative” dei cani antidroga e, da ultimo, il protocollo sulle modalità di denuncia all’autorità giudiziaria e minorile. Il tutto, sempre, senza audire, coinvolgere e dare vita ad alcun confronto con chi di educazione se ne intende e nella scuola ci vive, senza comprendere che non si possono affrontare le questioni delicate dell’educazione avendo di mira solamente la ricerca del consenso».

Per Parolari «Non è strizzando l’occhio prima agli uni e poi agli altri che si governa la scuola e soprattutto non si risponde in modo semplificato, unilaterale e securitario a questioni complesse, quali quelle che riguardano le fragilità di giovani e famiglie. Nella scuola gli arnesi che si devono usare sono in primo luogo quelli dell’educazione, non la segnalazione all’autorità giudiziaria (anche se purtroppo a volte occorre arrivare anche a questa), ma prima di occuparsi della correttezza formale della denuncia occorrerebbe chiedersi cosa può fare il mondo scolastico per evitare che un giovane o un familiare incorrano nella denuncia perchè l’educazione è innanzitutto prevenzione, non punizione.

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Ci associamo, quindi, alla richiesta degli ordini degli psicologi, degli avvocati e della camera penale di sospendere l’applicazione del protocollo sottoscritto e invitiamo caldamente l’Assessora Gerosa a procedere in modo maggiormente collegiale, investendo in questa materia sulle leve dell’educazione, non su quelle della repressione» dice Francesca Parolari.

Critiche alle linee guida anche da Campobase, con il consigliere Michele Malfer: “La scuola non può diventare un Tribunale dell’Inquisizione”, commenta. Se davvero l’obiettivo è tutelare i ragazzi, dobbiamo rendere la scuola un luogo di dialogo, non di repressione. Agire in fretta, dall’alto, e senza un progetto condiviso produce insicurezza tra gli operatori scolastici e distorce la loro missione”. 

La contrarietà della Camera Penale

“premesso che in data 22.11.2024 è stato trasmesso agli Ordini Forensi di Trento e Rovereto il “Protocollo di intesa Linee Guida sulle modalità di segnalazione/denuncia alla Autorità Giudiziaria Ordinaria e Minorile”, siglato dalla Provincia Autonoma di Trento e dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali Ordinari di Trento e Rovereto e Minorile di Trento, nato, come si legge nella “premessa”, dalla affermata “…avvertita esigenza di dettare linee guida uniformi rivolte a tutte le scuole dell’infanzia e istituzioni scolastiche e formative provinciali e paritarie che insistono sul territorio della Provincia autonoma di Trento, concernenti le modalità di denuncia e/o segnalazione all’Autorità giudiziaria ordinaria e minorile nei casi in cui gli operatori scolastici, nell’esercizio delle proprie funzioni, vengano a conoscenza di possibili situazioni riconducibili a reati perseguibili d’ufficio, commessi da o in danno di studenti, oppure, di situazioni di pregiudizio, relative ad alunni minorenni che, pur non integrando in astratto fattispecie penalmente rilevanti, evidenziano segnali indicatori di un disagio dell’alunno, verosimilmente ricollegabili ad un contesto familiare carente, problematico o scarsamente accudente, tale da rendere necessario un intervento dell’Autorità giudiziaria al fine di valutare l’adozione di provvedimenti a tutela del minore.”; che tale protocollo appare destinato ad essere applicato a tutte le scuole di ogni ordine e grado della Provincia Autonoma di Trento, a partire dalle scuole dell’infanzia fino alle scuole secondarie di secondo grado, sia pubbliche che paritarie, e che, pertanto, è evidente l’interesse pubblico del medesimo, la sua rilevanza sociale, nonché l’attinenza all’ambito tecnico professionale proprio di tutti gli operatori del diritto e della giurisdizione;

che non risulta tuttavia che nell’elaborazione del documento vi sia stato alcun coinvolgimento del Garante per i Minori della Provincia Autonoma di Trento e nemmeno di altre categorie professionali (quali psicologi o neuropsichiatri) che pure sono esplicitamente individuate dallo stesso Codice processuale penale quali ausiliari del Giudice nelle delicatissime attività di ascolto del soggetto minore, e che non vi è stata alcuna richiesta di parere o interlocuzione alle rappresentanze istituzionali o associative dell’Avvocatura dei due Circondari interessati all’applicazione del protocollo in questione.

che la diffusione di tale Protocollo ha destato profonde perplessità negli appartenenti alla Camera Penale e del Foro, suscitando preoccupazione, sia per il metodo seguito nella sua predisposizione, sia per l’approccio di stampo inquisitorio adottato nella sua formulazione, che fa scorgere rischi di indagini esplorative, estranee alla disciplina del Codice di procedura penale e che comunque potrebbero sortire l’effetto negativo di una moltiplicazione di segnalazioni “prudenziali” da parte degli insegnanti, più preoccupati di non incorrere in accuse di omissioni di denuncia, che non di valutare obiettivamente le circostanze e le persone ad essi affidate precipuamente per fini didattici;

che l’Avvocatura, istituzionale e/o associata, ed in particolare quella penalista, che a pieno titolo è interlocutore necessario ed ineludibile di ogni questione che abbia attinenza e riflesso sulla corretta gestione della giurisdizione penale, è stata incomprensibilmente esclusa da qualsiasi forma di informazione ed interlocuzione nella discussione e predisposizione del protocollo in parola; che tale documento anche per le difficoltà interpretative che esso pone ai destinatari, nonostante lo sforzo esegetico e didascalico- rischia di instaurare prassi errate che potrebbero ingenerare disagi e diffidenze nel personale insegnante, nelle direzioni scolastiche e nelle stesse famiglie degli alunni; in particolare, in caso di situazioni effettivamente segnalabili, tali problematiche rischiano di ripercuotersi negativamente sulla genuinità di materiale probatorio la cui assunzione, soprattutto quando si tratti di soggetti minorenni, è riservata a norma di codice a figure professionali esperte e a ciò adeguatamente formate, nel contraddittorio delle parti, sotto la direzione di un Giudice terzo e nel rispetto delle linee guida della materia (Carta di Noto);

che tale situazione comporta gravi ed evidenti rischi nei confronti del diritto di difesa delle persone indagabili ed indagate e delle stesse vittime degli eventuali reati;

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che devono essere richiamati i compiti che gravano sugli avvocati, in ragione del rilievo sociale della difesa di cui all’art. 3 L. 247/2012, tra i quali rientrano anche quelli della vigilanza sulla conformità delle leggi ai principi della Costituzione e dell’Ordinamento dell’Unione Europea e sul rispetto dei medesimi principi, nonché di quelli della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, a tutela e nell’interesse delle parti assistite;

ritenuto che il protocollo in questione stabilisce prassi operative rivolte al personale docente che, in termini legalitari, rischiano di sostituirsi a metodi e procedure che pur nel rigoroso rispetto degli obblighi di legge – valorizzano forme di collaborazione tra insegnanti, studenti, famiglie, Servizi sociali e operatori della Giustizia, nella risoluzione preventiva di problematiche sociali, spesso alla base di condotte trasgressive dei minorenni;

che sia opportuno affermare la necessità di affrontare simili tematiche con coinvolgimento di tutti gli interessati attori offrendo in tale prospettiva la disponibilità della Camera Penale di Trento a dare il proprio contributo di idee e di esperienza per una più informata risoluzione delle problematiche e dei fenomeni che il protocollo si proponeva di affrontare, salvaguardando in ogni caso la genuinità delle prove penali ed i diritti di difesa;

Tanto premesso, considerato e ritenuto,

delibera di esprimere la presa di distanza delle Avvocate e degli Avvocati della Camera Penale di Trento dal metodo utilizzato e dai risultati riversati nel protocollo e nelle linee guida in questione, chiedendone l’immediata sospensione.

Di cosa stiamo parlando

Il protocollo è stato firmato lo scorso 14 novembre  presso la sala Livatino della Procura generale di Trento alla presenza della Vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e assessore all’istruzione Francesca Gerosa, del Procuratore generale di Trento Corrado Mistri, dei Procuratori della Repubblica di Trento Sandro Raimondi e di Rovereto Orietta Canova, del Procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale per i Minorenni di Trento Nadia La Femina, nonché della dirigente generale del Dipartimento Istruzione Francesca Mussino.

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L’accordo tra la Provincia, le Procure ordinarie e la Procura dei minorenni fornisce in maniera organica il quadro di riferimento per le segnalazioni da parte delle scuole dell’infanzia e delle istituzioni scolastiche e formative del sistema educativo provinciale, garantendo omogeneità di procedure e definendo le interazioni tra le istituzioni coinvolte.

Cosa prevedono le Linee guida per le segnalazioni e denunce degli operatori scolastici

Con l’intesa si stabiliscono linee guida uniformi per tutte le scuole dell’infanzia e le istituzioni scolastiche e formative provinciali e paritarie, relative alle modalità di denuncia e/o segnalazione all’autorità giudiziaria ordinaria e minorile nei casi in cui gli operatori scolastici, nell’esercizio delle proprie funzioni, vengano a conoscenza di situazioni che potrebbero configurare reati o situazioni di pregiudizio per gli studenti minorenni. Questo include sia i reati commessi da o a danno di studenti, sia situazioni che, pur non integrando fattispecie penalmente rilevanti, possano indicare un disagio dell’alunno, probabilmente riconducibile a un contesto familiare problematico, tale da rendere necessario un intervento dell’autorità giudiziaria per valutare l’adozione di provvedimenti a tutela del minore.

Nel protocollo oltre ad essere descritti i reati procedibili d’ufficio di cui l’operatore scolastico potrebbe venire a conoscenza e rispetto ai quali ha l’obbligo di riferire, senza ritardo, all’autorità giudiziaria ed i reati commessi da minori e tra minori attuati attraverso le nuove tecnologie – internet, social network, smartphone e chat – quali diffamazione, molestie, minacce, diffusione illecita di materiale a contenuto sessualmente esplicito, che si inseriscono nei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, trovano anche collocazione gli indicatori di una serie di situazioni derivanti da condotte che non necessariamente costituiscono reato ma che comunque comportano pregiudizio al benessere del minore.

 

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