in arrivo la nuova stretta

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La pila di pratiche arretrate cresce e diventa una piramide sulla scrivania, i processi chiusi in tempo e le sentenze emesse si contano sulle dita di una mano? Allora niente bonus, premi, addio prebende extra. Funziona così per i dirigenti della Pubblica amministrazione. Per i magistrati no. Ci sono le sanzioni disciplinari, che raramente toccano lo stipendio. Ora però le regole potrebbero cambiare.

È questa la direzione di una proposta di legge che potrebbe depositare il centrodestra in Parlamento a inizio anno. Su input del ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio. Che intanto ha messo online una nuova piattaforma per raccogliere i dati dei tribunali civili e verificare numeri alla mano quali toghe sono efficienti, quali no. A un anno dall’introduzione delle “pagelle dei magistrati”, la riforma sulla valutazione della performance dei giudici prevista dalla legge Cartabia, il governo medita di varare una nuova stretta sui controlli.

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I RISCHI

Non sarà facile, ed è probabile che il Colle abbia da ridire. A offrire un pretesto c’è il Pnrr, il piano dei fondi europei per la ripresa entrato nel suo ultimo miglio. Ebbene all’Italia l’Europa ha chiesto di mettere mano ai tempi e all’efficienza della giustizia, specie quella civile zavorrata da un arretrato monstre. Il governo, si diceva, si è mosso un anno fa introducendo le “pagelle dei giudici”, la riforma che ha rivoluzionato il controllo del Consiglio superiore della magistratura sull’operato delle toghe.

Ora bisogna mettere a terra quei principi e per farlo servono incentivi e disincentivi. Sui primi il ministero di Nordio ha già provveduto istituendo un sistema di bonus per i giudici che smaltiscono più velocemente processi e sentenze, senza lasciare imputati e parte lesa a galleggiare in un eterno limbo. Manca però la parte delle sanzioni, a cui lavora il dicastero di via Arenula – il dossier è passato sulla scrivania del capo di gabinetto di Nordio Giusi Bartolozzi – e presto il partito di Giorgia Meloni potrebbe portare il dossier in Parlamento.

La sostanza del provvedimento, spiegano fonti a conoscenza del dossier, è prevedere una sforbiciata netta su bonus, premi e trattamenti accessori dei giudici dei tribunali che non rispettano gli obiettivi settati a inizio anno. E così facendo rallentano la tabella di marcia del Pnrr che già toglie il sonno al governo: smaltire l’arretrato civile entro giugno 2026, data ultima per incassare i fondi del Recovery Ue, è già un’impresa.

Di qui il possibile giro di vite sullo stipendio delle toghe. A cui si affianca, si diceva, una nuova piattaforma appena lanciata dal ministero della Giustizia. Sulla carta, spiegano da via Arenula, il nuovo “Portale per i tribunali civili” non sarà altro che «un cruscotto per il controllo di gestione delle ordinarie attività degli uffici giudiziari (‘court management’), dedicato in particolare ai Tribunali civili e alle singole sezioni».

Nei fatti il portale servirà a raccogliere in un unico registro i dati sulla performance dei giudici. Quanti processi aperti sono stati chiusi, quante sentenze emesse.

Sul sito del ministero, con un eccesso di cautela, si parla di «un portale per migliorare la giustizia». Tra le righe però viene fuori la stretta sui controlli: «Vengono forniti nuovi strumenti per monitorare le attività dell’ufficio, la distribuzione dei carichi di lavoro (tipologia di atti, tempi di evasione, magistrati assegnatari) e poter aver dati sempre aggiornati». Dati utili al Csm, così prevede la riforma delle pagelle e i decreti che via via stanno prendendo forma per attuarla, per decidere se un magistrato merita una promozione, un bonus, oppure l’esatto opposto.

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LA CAUTELA DI PALAZZO CHIGI

Materia delicata, dare i voti alla performance delle toghe, e per questo al governo lavorano sotto traccia, calma e gesso. Pausa natalizia, si ripartirà da gennaio. Facile che l’Associazione nazionale magistrati (Anm) e le opposizioni montino le barricate, come hanno già fatto contro la riforma della separazione delle carriere di giudici e pm che il governo vuole approvare in prima lettura a inizio anno. Da tempo il clima è teso. Sarà per questo che, almeno in pubblico, il passo si è fatto felpato. Niente blitz, serve il via libera della premier e dei suoi consiglieri. Un esempio? Da settimane la Lega prova a piazzare un emendamento che alza l’età pensionabile dei procuratori a 72 anni. Da via Arenula e da Palazzo Chigi è arrivato un sonoro stop. C’è già abbastanza carne al fuoco.

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