Bonus edilizi e soprattutto lavori nell’ambito del PNRR continuano a sostenere il settore delle costruzioni nel Salento, anche se nell’ultimo periodo si registra una preoccupante flessione.
In base ai dati elaborati dall’Osservatorio edile provinciale, voluto da Confapi Lecce, analizzando l’andamento degli ultimi 5 anni, dal 30 settembre 2019 al 30 settembre 2024 le imprese salentine del comparto, che resta assolutamente strategico per l’economia del nostro territorio, sono aumentate di 532 unità: da 9.377 a 9.909. Parallelamente, nello stesso intervallo di tempo preso in considerazione, dal 2019 al 2024 è cresciuto pure il numero degli addetti di ben 4.856 unità: da 19.459 a 24.315. Nell’ultimo anno, però, si rileva una diminuzione del numero delle imprese (da 9.948 a 9.909), mentre gli addetti sono comunque cresciuti di 316 unità (da 23.999 a 24.315). Ma non c’è purtroppo da stare tranquilli.
Col nuovo anno, l’Osservatorio edile provinciale presenterà la quarta edizione del Rapporto sul comparto nel Salento coi dati aggiornati all’intero 2024.
In ogni caso, la fase discendente nel settore delle costruzioni è confermata anche a livello nazionale dal rapporto Cresme (Centro ricerche economiche sociologiche e di mercato per l’edilizia) con un meno 4,2 per cento di investimenti a chiusura dell’anno in corso (meno 19 miliardi) e una stima pari a meno 6,2 per cento per il 2025. Come previsto, a crollare sotto il peso di un mercato senza più iniezioni massicce di incentivi è stato soprattutto il settore residenziale privato: i 19 miliardi persi dal settore sono quasi tutti a carico della manutenzione straordinaria (18,2 miliardi).
In questo contesto, nel quale tutti gli indici tendenziali evidenziano un arresto della crescita, emergono alcune criticità che mettono a rischio la tenuta dell’equilibrio economico delle imprese, soprattutto di quelle di piccole e medie dimensioni, a cominciare dal mancato rifinanziamento del Decreto Aiuti.
Altri segnali di preoccupazione e di incertezza riguardano le prossime modifiche al Codice Appalti, come evidenziato anche dal recente parere del Consiglio di Stato che ha sostanzialmente bocciato lo schema di decreto approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri.
Sotto accusa, anzitutto, l’iter che non avrebbe rispettato i criteri indicati dalla legge delega e in particolare l’adeguato coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. E da qui potrebbero derivare rischi di impugnativa. Nel merito del correttivo, la modifica sulla disciplina della revisione dei prezzi comporterebbe, secondo i giudici, non un chiarimento, ma “una innovazione significativa” dal momento che “nella formulazione attualmente vigente, relativamente al quantum, la variazione delle condizioni economiche negoziali è commisurata all’80 per cento della variazione stessa, mentre, nella nuova versione, l’aumento (o il decremento) si determina nella misura dell’80 per cento della sola variazione eccedente la soglia”. In pratica, non va bene la scelta di limitare il rimborso dell’80 per cento dell’aumento dei prezzi alla sola quota superiore alla franchigia del 5 per cento.
In occasione del 30esimo anniversario di Edilcassa Puglia, celebrato recentemente a Bari, il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini ha illustrato il valore della produzione del settore delle costruzioni in Puglia riferito agli ultimi 20 anni. Sostenuto dagli incentivi fiscali, dai risparmi delle famiglie accumulatisi durante la pandemia e dalla nuova stagione degli investimenti in opere pubbliche con il Pnrr, il mercato delle costruzioni regionale ha attraversato una nuova importante fase espansiva a partire dal 2021, dopo il pesante crollo del mercato dai picchi massimi 2006-2007, quando si attestava su oltre 12 miliardi (a prezzi 2015), a un livello medio annuo di 5,5 miliardi in tutto il periodo 2014-2018, fino al picco minimo di 8 miliardi nell’anno della crisi pandemica.
Nel 2021 il settore registra una prima accelerazione e l’output delle costruzioni regionale si riporta sopra i 9 miliardi. Ma è soprattutto nel biennio 2022-2023 che segna un ulteriore rapido aumento dei livelli produttivi, sfiorando gli 11 miliardi (a prezzi 2015) ovvero 14,4 miliardi a valori correnti. Le previsioni per la chiusura dell’anno in corso e ancor di più per il prossimo, però, purtroppo non sono incoraggianti e potrebbero mettere a serio rischio imprese e lavoratori del settore edile.
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