Per la Basilicata è il tempo di sfuggire ad un orizzonte depredato e subalterno

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Giovedì 12 dicembre 2024 – Luana Franchini, segretaria Cisl Basilicata, responsabile del Centro
Studi “Pensiero Futuro” (foto di copertina) fa un’approfondita analisi sociologica della Basilicata, facendo riferimento ai problemi che impediscono ad una regione ricca di risorse naturali di utilizzare al meglio queste potenzialità.
“E’ tempo di sfuggire ad un orizzonte deprecato e subalterno” l’analisi che fa Franchini pubblicata in Congiunture, il report periodico curato dal centro studi della Cisl Basilicata.

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Franchini fa riferimento a Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson ai quali è stato conferito il Nobel 2024 per le scienze economiche che hanno svolto studi per comprendere
come le istituzioni si formano e influenzano la prosperità. Questi economisti hanno dimostrato l’importanza delle istituzioni sociali per la prosperità di un Paese giungendo alla conclusione che una buona parte della differenza nella ricchezza e nello sviluppo degli Stati dipende da come funzionano le istituzioni. Infatti, società con uno scarso Stato di diritto e istituzioni fragili non riescono a generare crescita e cambiamento.
I tre studiosi – scrive Franchini – hanno creato un modello teorico che oggi è un riferimento nel campo, e che divide le istituzioni in «inclusive» ed «estrattive»: quelle inclusive basano la loro esistenza sulla partecipazione degli abitanti stessi, incentivano la libera iniziativa economica e proteggono lo stato di diritto; in quelle estrattive lo Stato ha diversi monopoli, cioè è responsabile del funzionamento e delle decisioni di buona parte del sistema economico, che usa per mantenere il potere sugli abitanti, che vengono sostanzialmente sfruttati.

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Alcuni Paesi rimangono intrappolati in una situazione di istituzioni estrattive e bassa crescita economica. I premi Nobel hanno dimostrato la causalità del fenomeno: non solo le istituzioni sono più carenti nei paesi più poveri, ma i paesi sono più poveri proprio perché le istituzioni sono più carenti.
Secondo il loro modello è molto difficile uscire da quella che chiamano «la trappola delle istituzioni estrattive», perché queste riescono a stare in piedi grazie al fatto che la popolazione non ha fiducia nella sua classe politica e nelle sue promesse, e dunque non ha alcuna speranza che le cose potranno mai cambiare.

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Questa scoperta – afferma Luana Francini – è molto utile nel caso della Basilicata che si caratterizza per essere povera, nel senso di redditi bassi ed alta disoccupazione, e per avere una vocazione estrattiva, ossia una regione ricca in cui si estraggono materia prime preziose, ma in cui poco resta in termini economici, sociali ambientali di questa estrazione, al punto che l’emigrazione non accenna ad arrestarsi contribuendo ad una ulteriore depauperazione umana del territorio.
La Basilicata – è l’analisi che fa – è vittima della estrazione delle risorse come l’Africa per cui è stata coniato il paradigma della «maledizione delle risorse», ossia una sindrome politico-economica in cui un Paese che dispone di materie prime e ricchezze minerarie non riesce a strutturare un modello di sviluppo virtuoso ed inclusivo.

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Diventando consapevoli del rischio che corriamo ed ispirandoci alle scoperte dei premi Nobel per l’economia 2024, dobbiamo tutti evitare che alla Basilicata si assegni il ruolo esclusivo di un
serbatoio di materie prime ed agricole che alimenta catene produttive e di valore aggiunto altrove, rassegnandoci ad una economia della predazione e della subalternità.

Secondo Gilles Carbonnier, specialista di economia dei conflitti, per maledizione delle risorse, o delle materie prime, si intendono tutte le ripercussioni negative, in termini di depauperamento umano ed ambientale associate al loro sfruttamento da parte di soggetti che non investono in uno sviluppo diversificato ed inclusivo su e per il territorio in cui si estrae, ma mirano sono ad estrarre e portare fuori, riconoscendo misere compensazioni che non vengono investite in ottica di futuro.

Un antidoto a questa minaccia – sostiene Franchini – è indicato appunto dagli economisti Acemoglu, Johnson e Robinson, ossia investire in ottica inclusiva nelle istituzioni sociali e nella capacità amministrativa di coinvolgere cittadini, associazioni, università, terzo settore, settore
privato, corpi intermedi, attraverso attività partecipative che contribuiscano ad una governance condivisa dell’intero processo di sviluppo in proiezione di futuro, ossia dei prossimi vent’anni.
Attività partecipative ma anche attività educative: è infatti necessario preparare la popolazione lucana ai rischi che si intravedono per il futuro – e sono già chiari – per migliorarne i
comportamenti in ottica preventiva e proattiva.
La mancata partecipazione, il mancato coinvolgimento e la mancata formazione – conclude Franchini – concorrono ad essere cause di inefficacia delle azioni proposte che, senza il sostegno ed il coinvolgimento, faticano a divenire realtà oppure risultano inefficaci.



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